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 2013  marzo 29 Venerdì calendario

PIAZZA ARMERINA, 12 IMPIEGATI PER UN MUSEO CHE NON C’È

Sulla carta si chiama «Museo del territorio e della città», nelle intenzioni dovrebbe essere «la porta d’accesso al parco archeologico della Villa romana del Casale» di Piazza Armerina. Ma per adesso Palazzo Trigona è un enorme edificio vuoto; bellissimo, dopo lunghi e laboriosi restauri del suo prezioso barocco ma desolatamente vuoto, in attesa che venga riempito di tutti quei reperti archeologici che arrivano anzitutto dalla spettacolare Villa dei mosaici ma anche dai numerosi siti della zona, la più ricca di ritrovamenti greci e romani di tutta la Sicilia.

Per ora, i reperti sono conservati nei sotterranei e nelle ex scuderie, dentro casse che un’archeologa della soprintendenza di Enna e un dipendente del Parco archeologico della Villa del Casale stanno catalogando da un anno. Ma ci vorrà ancora tempo prima che il museo diventi un museo e che il pubblico possa cominciare a girare per le stanze di questo antico palazzo, proprietà di una dinastia nobiliare tra le più importanti dell’isola e che la Regione Siciliana ha acquisito al proprio patrimonio nel 1960. Affaccia sulla piazza del Duomo, il cuore di Piazza Armerina, e in qualche modo rappresenta da sempre uno dei simboli della città. Per questo, quando due anni fa venne inaugurato, fu considerato un segno di quella rinascita che doveva viaggiare di pari passo con la riapertura, dopo il lungo restauro delle coperture e dei mosaici, della Villa del Casale, poco fuori il paese. La Villa è stata riaperta l’estate scorsa, la «porta d’ingresso» resta invece ancora chiusa: «Il palazzo ci è stato consegnato un anno fa dice il direttore del Parco Villa del Casale, Meli - vi abbiamo sistemato gli uffici amministrativi e abbiamo avviato l’allestimento del museo che, però, non è una cosa che si fa dall’oggi al domani».

Meli assicura che a breve, forse già entro una settimana, verrà completata l’opera di catalogazione dei reperti: «Abbiamo dovuto per prima cosa tracciare un percorso logico della visita, poi scegliere tra tanti i pezzi quelli giusti e quindi decidere come esporli». Ora ci vogliono gli espositori, i monitor touch screen, i faretti: «Li acquisteremo con i fondi europei, circa 4-500mila euro già finanziati». Ma di mezzo ci sono, o almeno ci sono state, pastoie burocratiche, ricorsi al Tar, carte che hanno viaggiato per mesi tra Piazza Armerina, Enna e Palermo.

Poi ci sono i dodici impiegati, e i mugugni di chi ritiene che siano troppi per quel palazzone vuoto. «Ma non chiamateli custodi - dice Meli sono gli amministrativi del Parco archeologico». Certo, i dodici chiusi al piano ammezzato di Palazzo Trigona alle prese con pratiche, fatture e gare d’appalto, fanno un certo effetto se rapportati agli appena quattordici custodi della Villa del Casale che, «spalmati» su tre turni di lavoro e al netto dei giorni di riposo, significano tre custodi in servizio a turno per controllare un’area vatissima e preziosa come quella dei mosaici romani. «Ce ne vorrebbero almeno altrettanti per ogni turno - lamenta il direttore Meli - ma non ce ne mandano altri».

L’anno scorso la Villa ha avuto 311 mila presenze, per un incasso di circa un milione di euro. «Ma non ci sono soldi per fare nulla - dice Meli - per il funzionamento del Parco l’anno scorso avevamo diecimila euro, quest’anno ancora niente, forse alla fine ce ne daranno quattromila; non abbiamo nemmeno come fare le fotocopie». E Palazzo Trigona? «Il museo aprirà, abbiamo già formato le guide, le gare per gli espositori sono già partite, è solo questione di tempo - promette il direttore del Parco peraltro non è nemmeno vero che lo teniamo chiuso perchè ci abbiamo fatto una serie di mostre temporanee».

In futuro dovrebbe essere anche sede della BiAM, la Biennale d’arte del Mediterraneo. Per ora restano le volte affrescate, i pavimenti di ceramiche policrome, le testimonianze del fasto di una antica casa nobiliare, uno dei Gattopardi siciliani, i cui eredi il giorno in cui consegnarono le chiavi del palazzo alla Regione portarono via pure arredi e quadri, lasciandolo ancora più spoglio e abbandonato.