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 2013  marzo 29 Venerdì calendario

IL PORNO FATTO IN CASA DÀ LAVORO A 10MILA ITALIANI

Adam e Mary lavorano in coppia, vivono in Brianza e sono sposati. Stanno sul mercato da «quasi dieci anni» e fanno tutto, ma solo in mascherina. Il compenso è secondario: quando va bene prendono 200 euro, altrimenti si accontentano di un rimborso spese. A muoverli, dicono, «non è il denaro, ma l’esibizionismo e la ricerca di emozioni forti».
Adam e Mary sono l’avanguardia di un esercito che ogni anno ingrossa le sue fila, sono i militanti del porno low cost: diecimila italiani alle prese con telecamere, reggicalze, mascherine e frustini. Dimenticate le grandi produzioni internazionali, le star alla Moana o Selen, i mega- compensi a cinque zeri. Qui siamo nel regno di internet e dell’amatoriale, dei 2mila euro a film, delle pornostar che fanno le escort, degli annunci on-line di aspiranti attori hard. Perché oggi l’industria del porno si reinventa su web. Chi sono i nuovi padroni di questo mercato? Qual è il giro d’affari?
CERCASI ATTORI HARD
A sfogliare i portali di annunci on line, gli italiani sembrano un popolo di aspiranti porno-attori. Su Annunci.net, una «coppia milanese di giovani ragazzi si propone come attori per film hard e soft hard a volto coperto, ma non intendiamo condividere il nostro partner con altri». Su Bakeca.it, la casa produttrice Film Hard XXX ricerca «attrice professionista, ma anche donna o ragazza maggiorenne senza esperienza, che voglia intraprendere una carriera lavorativa in questo mercato. Il nostro staff è molto pulito
igienicamente e con analisi del sangue molto frequenti ». Qual è l’offerta? « Contratto come figurante speciale, ore lavorative dalle 10 alle 22, retribuzione 40 euro netti l’ora, cioè 400 euro puliti al giorno». Va detto che Bakeca.it è una gigantesca vetrina on line gratuita. Dentro c’è di tutto, «abbiamo un traffico di 13 milioni di visite mensili e 2 milioni di annunci attivi – spiega Simone Cornelio, marketing manager del sito – e attualmente nella sezione “offerte di lavoro” ci sono 90mila annunci.
Ebbene, tra questi 1.500 sono ricerche nel settore pornografico e i profili più cercati sono di attori o attrici per film amatoriali». Non è tutto: «Nel corso dell’ultimo anno – aggiunge Cornelio – il numero di questi annunci è cresciuto del 30 per cento». Ce n’è per tutti: la Film Millenium per esempio seleziona «attrici per scene hard con mascherina dai 18 ai 50 anni e garantisce elevatissimi compensi». Del resto, lavorare nel porno viene sempre più visto come un impiego “normale”: in un sondaggio on line del portale Studenti.it emerge come solo il 33 per cento dei ragazzi la definisce un’attività degradante, mentre per il 59 per cento è un’occasione come un’altra e il 5 per cento afferma addirittura di aver già risposto a un annuncio a luci rosse.
IL PORNO FAI-DA-TE
Marzio Tangeri viene considerato l’inventore dell’amatoriale italiano, il “talent scout delle casalinghe”: «Ho cominciato trenta anni fa – ricorda – perché
nei film porno super8 che andavo a comprare all’estero tutto mi sembrava finto, di plastica. Nel 1982 ho messo un annuncio per attori e attrici hard non professionisti e ho ricevuto centinaia di lettere. Così mi sono messo a viaggiare per l’Italia, a riprendere coppie che facevano sesso. Quasi nessuno chiedeva denaro o regali, lo facevano per esibizionismo. Ora tutto è cambiato, c’è un boom di annunci su internet, il web ha ucciso la qualità, migliaia di persone fanno il porno, ma il livello si è molto abbassato. E io ho mollato tutto». Anche il mercato è un altro, tutto oggi è on line. «Negli anni ’90 – conferma Tangeri – si vendevano dalle duemila alle tremila videocassette amatoriali a 68mila lire l’una. Oggi va bene se vendi 300 dvd a venti euro, più qualche dvd in nero nelle edicole». È un “porno per tutti”: secondo gli esperti del settore, oggi in Italia ci sarebbero oltre diecimila persone coinvolte nel porno professionale e faida-
te, tra registi improvvisati, attori, tecnici, produttori. Un porno diffuso e low budget. Uno dei re del mercato è stato a lungo il regista Silvio Bandinelli, fondatore del gruppo Showtime, che oggi produce in Spagna: «Fino a qualche tempo fa – racconta – il budget medio di una pellicola hard professionale andava dai 20mila ai 50mila euro. Oggi l’amatoriale si fa a un massimo di duemila euro a film. Le coppie lavorano gratis o costano al più 200 euro. Questo ha allargato la platea dei soggetti coinvolti, anche tra i giovanissimi». La “colpa” è del «porno gratuito su internet, tanto che il crollo del mercato hard professionale si può far risalire al 2008 2009 in concomitanza con la vera esplosione del web in Italia ». E così chi fa soldi oggi è solo chi si è prontamente buttato sul porno 2.0. «Io invece non faccio amatoriale, anche se sono passato alla presa diretta e sono rimasto fedele ai dvd – spiega Bandinelli – ma se prima vendevo facilmente duemila pezzi, oggi mi fermo a 200. Campo grazie alla vendita dei diritti tv ai canali satellitari a pagamento. E non mi ritiro. Il mio prossimo film? Ad aprile esco con “Giochi pericolosi di un senatore della Repubblica”, con espliciti richiami all’attualità ». Insomma internet batte tutti e l’amatoriale surclassa le produzioni tradizionali. Ma come funziona il mercato virtuale? E qual è la fetta
per l’Italia?
Da più di cinque anni i padroni del porno sono tutti su internet. Non è un caso che oltre un quarto degli utenti italiani sbircia con frequenza siti hard. «Il mercato homevideo è finito – conferma Mario Salieri, nome d’arte di un celebre regista e produttore nel mercato dell’hard dal 1984 – solo se ti butti sul web guadagni». Per Salieri il problema non è internet, che «semmai ha ingigantito il mercato. Io stesso sono oggi sul web con siti a pagamento, come salierixxx. com, che vanno molto bene. Il nemico
è il porno gratuito dei torrent (cioè i siti di condivisione dei filmati tra privati,
ndr)
e dei vari tube e lì i padroni sono quasi tutti americani». Per capire di che giganti parliamo, basta pensare che Youporn nel 2012 ha ricevuto oltre 4,85 miliardi di visite, con gli italiani al quarto posto tra gli ospiti più assidui (dopo Usa, Germania e Francia), ma con ben due città del Belpaese piazzate in testa alla classifica: Milano e Roma. E a inizio marzo è bastato che circolasse l’idea che il Parlamento europeo volesse vietare il porno on line, per scatenare una valanga di 600mila mail di protesta. Ma se sui tube i filmati sono gratis, come si guadagna? «Questi siti – risponde Salieri – mettono sul web i film porno gratis, spesso in barba al diritto d’autore, solo come esche per attirare traffico on line. I video hard infatti sono la vetrina, il vero business sono le video chat a pagamento che si aprono mentre il visitatore guarda i filmati. E tra le chat line una delle più potenti è oggi livejasmine.com». Lo conferma anche Bandinelli: «Il vero boom oggi è delle webcam a pagamento che uniscono il gusto voyeuristico all’amatoriale. I re del mercato porno sono tutti negli Usa, con l’eccezione di Dorcel in Francia. In Italia, invece, per colpa di leggi poco chiare che non marcano il confine tra lecito e illecito non sono nati giganti del settore». Se il mercato è in mano agli Usa, da dove viene quel miliardo di euro (fonte Eurispes) prodotto in Italia dal mercato del porno? Dai diritti delle tv a pagamento, dagli spettacoli live, dal merchandising erotico, dai pochi dvd in circolazione e dai siti internet a pagamento. Ma se le grandi produzioni sono ricordo del passato, che ne è dei compensi degli attori? E quali truffe si celano dietro l’esplosione delle pellicole amatoriali?
I CACHET E LE TRUFFE
«Ai tempi d’oro di Selen e Moana – racconta Bandinelli – i compensi a film variavano dai 25 ai 50 milioni di lire ad attrice.
Ma il ritorno era garantito: il film “Cuore di pietra” con Selen l’ho venduto a 40mila marchi alla tv tedesca. Ora un’attrice hard prende dai 400 ai 500 euro a scena. Non di più». Un po’ diversa la posizione di Salieri: «A Moana Pozzi nel 1988 ho dato 100 milioni di lire per un film, un ottimo investimento. Ma va detto che Moana era l’eccezione, la star del porno italiano più pagata della storia. I cachet di una star media oggi come ieri stanno tra i 300 e i mille euro. Insomma le produzioni importanti resistono, non sono scomparse, ma certo i budget sono rivisti al ribasso». Lo conferma anche Sofia Gucci (che recentemente ha cambiato il
d’arte in Sofia Cucci), passata dal professionale all’amatoriale: «Oggi per sopravvivere nel mercato del porno bisogna reinventarsi. Io stessa mi sono buttata nell’hard on line con un mio sito internet, livesofia. com, dove faccio chat dal vivo». Sul web Sofia cerca anche aspiranti attori hard: «Ora a tirare è l’amatoriale e allora mi sono messa a fare anch’io la talent scout». Non è tutto. Il porno diffuso e accessibile a tutti ha moltiplicato i furbi: sedicenti produzioni hard che chiedono soldi per girare le scene. L’ultimo caso a Roma, dove in un locale vicino Campo de’ Fiori due agenti penitenziari gestivano set a luci rosse, chiedendo agli aspiranti attori un tributo di 120 euro.
Il crollo dei compensi ha spinto poi molte attrici a ripiegare sulla prostituzione. «Con la crisi – conferma Bandinelli – quasi tutte le attrici hard fanno oggi anche le escort. Con un vantaggio: l’aver girato film porno consente di chiedere compensi più elevati della media, puntando al mercato dei fan». Basta un viaggio su internet per trovare conferma: molte le star a luci rosse nei siti di escort. Come Milly D’Abbraccio, celebre protagonista di oltre 30 pellicole hard, che oggi chiede dagli 800 ai mille euro per un’ora: «Sono una star – scrive – e quindi sono molto pretenziosa e costosa».