Alessandra Bianchi, L’Espresso 29/3/2013, 29 marzo 2013
SARKO NEL BENE E NEL MALE
Nel bene e nel male Sarkozy. L’ex presidente della Repubblica e campione della destra, 58 anni, si è stancato di fare il baby pensionato. Ha assaporato per meno di un anno i piaceri della vita familiare con Carlà e la piccola Giulia (17 mesi), giurando che era quanto di meglio desiderasse. Ma ha finito per prevalere quel richiamo della foresta, impossibile da ignorare per un animale politico quale è sempre stato. Carlà non vuole (almeno dice) ma la primavera ha risvegliato l’istinto di Nicolas. Una conferenza di qua, un viaggio in Libia di là, la popolarità che cresce a causa degli incerti passi del suo successore, le riunioni con i fedelissimi, fino all’ammissione che potrebbe tornare «se sarà necessario per il bene del Paese», formula abusata da tutti coloro che avevano giurato: «Mai più». A causa dell’indole guerriera, potrebbe essere un ulteriore incentivo il guaio giudiziario che gli è appena capitato: è accusato di «circonvenzione di incapace» della novantenne miliardaria erede dell’impero "L’Oréal", Liliane Bettencourt, che dietro raggiro avrebbe illecitamente finanziato la sua campagna elettorale vincente del 2007 contro Ségolène Royal. Tanto più se, secondo un sondaggio effettuato dopo l’avviso di garanzia, il 63 per cento dei francesi crede che lo scandalo non avrà nessun impatto sul suo avvenire politico. E se nella destra anche i pochi che erano contrari al suo rientro in scena si sono subito allineati e fanno quadrato contro il «complotto della magistratura» e in particolare di un giudice nemico. Neanche fossimo in Italia e neanche si trattasse di Berlusconi, il politico a cui, del resto, è stato spesso accomunato (pure lui tornato dopo un «mai più»). Sul punto Sarkozy per ora, si è solo espresso attraverso la sua pagina Facebook, lo strumento più moderno di comunicazione: «Dedicherò tutte le mie energie per dimostrare la mia innocenza. La verità finirà per trionfare». E sperando che i tempi della giustizia, lunghi anche in Francia, non siano d’intralcio al suo grande sogno peraltro in là nel tempo: tornare da trionfatore all’Eliseo nel 2017, prossima tornata presidenziale.
Le premesse, al momento, sono incoraggianti e per lui lusinghiere. Un sondaggio "Ifop-Le Point" gli accredita il 53 per cento dei consensi dei francesi quando François Hollande si ferma al 44 (ma altre rilevazioni lo danno al 30, mai successo che un presidente in carica perdesse così rapidamente popolarità). Il sorpasso arriva dopo sette sondaggi che avevano visto in testa l’attuale inquilino dell’Eliseo e dopo che Sarkozy, uscito da un silenzio durato dieci mesi, ha ricominciato a dare segni di sé e a mostrarsi con più regolarità in pubblico. Con grande gioia, tra l’altro, dei simpatizzanti della destra, il 70 per cento dei quali vuole lui e solo lui come leader in vista della tradizionale grande sfida ai nemici socialisti (un adagio vuole che la politica in Francia altro non sia se non un intervallo tra un’elezione presidenziale e un’altra). Soprattutto tra i suoi sostenitori l’avviso di garanzia non cambia nulla. Sul sito degli amici (www.amisdenicolassarkozy.fr) si moltiplicano le accuse al giudice Jean-Michel Gentil, considerato il nemico di sempre, unite agli incitamenti a non mollare proprio adesso che li aveva illusi circa il suo grande ritorno.
La tappa più recente del rinnovato interesse di Sarkozy per la cosa pubblica risale al 19 marzo. In occasione del secondo anniversario dell’inizio della guerra di Libia, da lui fortemente voluta, l’ex presidente è volato a Tripoli su invito di Sadat al-Badri, il sindaco. C’è rimasto poche ore, il tempo sufficiente per un bagno di folla e per constatare che anche nel Paese africano gode di vasti consensi perché fu decisivo nella cacciata di Muammar Gheddafi. Solo l’ultimo episodio. Dopo un periodo sabbatico che durava da maggio 2012, la sua prima uscita ufficiale risale all’ottobre scorso. Luogo: New York. Motivo: una conferenza privata per 400 invitati dove la stampa non era né presente né gradita, il tutto organizzato e monetizzato dalla banca di investimenti brasiliana BTG Pactual. Compenso: 115.000 euro per quarantacinque minuti del suo verbo sul tema della crisi economica. Quindi, a seguire, altre conferenze lautamente pagate a Londra, in Russia, a Doha, ad Abu Dhabi nell’ambito del Forum mondiale dei mercati finanziari. Tutte accuratamente scelte tra le settanta proposte che gli sono piovute sulla scrivania.Sulla stessa scrivania è arrivata anche l’offerta da parte del Qatar (Paese con cui ha sempre avuto ottimi rapporti e che ora si sta comprando mezza Parigi) di guidare un fondo d’investimento dotato inizialmente di 500 milioni. Destino da ex presidenti di nazioni importanti insomma: perdono semmai il potere ma non l’opportunità del portafogli gonfio.
Così ultimamente è spesso all’estero ma con la testa, naturalmente, ben ancorata in Francia. Dove, anche dopo la sua dipartita, si è aggravata la crisi economica. Senza contare i travagli del suo partito, l’Ump, dilaniato dalla lotta di successione a suon di colpi bassi tra i candidati eredi François Fillon, il suo ex primo ministro, e Jean-Francois Copé, presidente del gruppo in Parlamento. Due personaggi che sinora hanno dimostrato di non avere «il bastone da maresciallo nello zaino», per dirla con Napoleone. Tanto da far aumentare la nostalgia verso il leader vero rifugiato nel suo buen retiro. Così l’assenza di Sarko è diventata più ingombrante della sua presenza. Ha riassunto Rachida Dati, una delle sue alleate più fedeli: «I militanti sentono la mancanza di un capo. Per questo vogliono Sarkozy. E Hollande sa che può temerne il ritorno nel 2017».
Seppur nell’ombra e all’apparenza lontano dalle umane cose della politica, in realtà Sarkozy non ha mai smesso di tenersi pronto a un eventuale richiamo. Nei suoi uffici di rue Miromesnil ha ricevuto e riceve vecchi amici non alieni dal potere o molto ricchi come Henri de Castries, Martin Bouygues, Vincent Bolloré, Jean-Charles Naouri. Il suo cerchio magico, a cui vanno aggiunti gli stretti colaboratori dei tempi dell’Eliseo. Per il grande pubblico sì, ma per loro non è stata dunque una sorpresa il lungo articolo pubblicato all’inizio di marzo dal settimanale di destra"Valeurs Actuelles". Una conversazione a ruota libera con l’ex presidente, il cui virgolettato più significativo è il seguente: «Se torno non è perché ne ho voglia ma perché è un dovere verso la Francia». Se questo è il piatto forte, il contorno sono giudizi al vetriolo contro Hollande, i rapporti con la Germania e la Merkel, i matrimoni gay, la crisi economica, la guerra in Mali.
Certo in questo primo anno scarso Sarkozy ha potuto dedicarsi ad altre sue passioni trascurate quando aveva la responsabilità della nazione. Non ha mai nascosto, per esempio, di essere un appassionato di calcio, in particolare un tifoso del Paris Saint-Germain. Andava in tribuna al Parc des Princes quando era presidente. Figurarsi adesso. In occasione del recente derby di Francia Paris Saint-Germain-Marsiglia, ha voluto conoscere David Beckham, l’ultima star arrivata nel firmamento parigino, e lo ha invitato a una cena con le rispettive mogli.
A proposito di mogli. Carlà, libera dagli impegni di protocollo, ha inciso un nuovo disco "Little French Songs" che sarà in vendita da lunedì primo aprile e che prevede una promozione massiccia, oltre che una serie di concerti dal vivo. Lui, da sempre fan della sua carriera musicale, ha espresso il suo dispiacere per il fatto che Carlà, in quanto "première dame", per cinque anni sia stata«costretta all’esilio» dal mondo della musica. Nei testi dei brani, anche dichiarazioni di amore per il suo uomo e una canzone dove si cita un "pinguino" che ha scatenato polemiche: in molti hanno immaginato un riferimento a Hollande. L’autrice ha però smentito. Agli amici madame Sarkozy ha fatto sapere di preferire che il consorte non si rituffi nella vita politica, perché lei è molto felice della loro vita attuale. Vita che rischia di essere sconvolta ora dal possibile ritorno in scena oltre che dalla preparazione della difesa per l’affaire Bettencourt. Vita che era in parte quella di una coppia qualsiasi. A Nicolas piace far sapere di passare molto tempo con la piccola, la accompagna anche all’asilo. Senza trascurare gli obblighi verso l’altro figlio Louis, 15 anni, nato dal suo secondo matrimonio, quello con Cécilia, e che è andato a trovare a febbraio a New York dove adesso abita. Nonostante le temperature glaciali della capitale americana , è stato visto fare jogging a Central Park, la sua grande passione insieme alla bicicletta. Due sport che lo tengono in forma. Del resto si è sempre preoccupato del fisico e ora, nel look post-presidenza, sfodera una studiata "barba di tre giorni" che fa bel tenebroso.
Spesso è segnalato nei ristoranti in vista della capitale francese, di preferenza italiani (come "Giulio Rebellato") nel residenzialissimo XVI arrondissement dove vive. Nel giorno del suo compleanno, il 28 gennaio, la coppia Nicolas e Carlà ha invitato a pranzo Florence Cassez, la francese liberata dopo sette anni trascorsi nelle prigioni messicane in seguito a un controverso caso di sequestri di persona. Per i suoi 58 anni Sarko, a conferma di una popolarità che non scema, ha ricevuto 8500 biglietti d’auguri e innumerevoli mail. Due giorni prima, in gran segreto, era riuscito a organizzare il battesimo di Giulia alla presenza solo dei familiari e degli amici intimi. E del resto è nota fin dalla gravidanza l’ossessione della coppia ex presidenziale nella tutela della privacy della piccola.
Ad alcuni di questi piaceri dovrà rinunciare, visto che "la patria chiama". Il politologo Pascal Perrineau, uno fra i massimi esperti in Francia e profondo conoscitore dell’ex inquilino dell’Eliseo, traccia un quadro preciso: «Sarkozy ha perduto le elezioni ma non la popolarità che è rimasta intatta mentre la sinistra ha perso rapidamente la fiducia della Francia. Significativo uno degli ultimi sondaggi.Tra le personalità politiche preferite dai cittadini, nelle prime sei posizioni ci sono cinque persone di destra, Sarkozy, Fillon, Juppé, Borloo, Lagarde. L’unico di sinistra è il ministro dell’Interno Manuel Valls». E quanto alla possibile ridiscesa in campo di Sarkozy: «La vera domanda è: ha davvero voglia di tornare? Per il momento ha mandato dei segnali contraddittori. È vero che lui è un animale politico e il richiamo è forte. Ma eventualmente prima di tornare, dovrebbe trovare le ragioni della sua sconfitta per uscire dall’ambiguità e ripresentarsi in modo diverso. Perché se è vero che l’Ump senza di lui barcolla, è anche vero che comunque ha perduto con lui». Secondo Perrineau «ci sono due date chiavi che possono indirizzare la scelta di Nicolas Sarkozy, a settembre l’elezione del presidente Ump e nel 2014 le elezioni municipali». Poi tirerà le somme dello stato di salute della destra e valuterà se ne vale la pena, altrimenti «si potrebbe convertire come consigliere di qualche potentato economico o seguire le orme di Bill Clinton e diventare un conferenziere. Nulla è impossibile». E del resto, sempre per usare Napoleone, classico punto di riferimento della storia d’Oltralpe «impossibile non è una parola francese». Nemmeno se si ha un giudice alle calcagna che ti vuole portare a processo per un reato odioso come quello di circonvenzione d’incapace.