Tommaso Cerno, L’Espresso 29/3/2013, 29 marzo 2013
ORE 10, ENTRO NEL PALAZZO
Prima di Roma c’era solo Twitter. Tutto on line. Invettive, commenti, polemiche, slogan targati Beppe Grillo. Poi
da quando è sbarcato in Parlamento, catapultato da
un anonimo ufficio vendite di un’anonima fabbrichetta del Nord dritto nel Palazzo, ha deciso di tenere un diario. «Per me, per mio figlio e forse, un giorno, chissà, per farci un libro». Forse è un sogno che non realizzerà mai. Ma intanto ecco la prima settimata, la più densa, la più difficile, quella che l’ha cambiato di più, dice. Da Montecitorio a Bersani. Un mondo grillino diverso dalla Rete.
LUNEDÌ 11 MARZO
21.00 Valigia. Tre cravatte. Mai messe così tante. Domani vado a Roma. Apre il Parlamento. Mi chiedo: "Sono davvero un grillino?". 22.30 Vado a letto e saluto mio figlio come se non lo dovessi rivedere più. Mi rigiro nel letto. 3.50 Guardo la sveglia sul cellulare. Non so se dormo: "Ho fatto la cosa giusta?".
MARTEDÌ 12 MARZO
5.30 La sveglia. L’ho spenta prima che suonasse. 6.11 Apro Twitter. Nessuna menzione. Meno male. I grillini dormono. Sta diventando ossessionante. Da quando sono stato eletto in Parlamento non posso parlare d’altro che di politica. Se non rispondo in cinque minuti scrivono "sei come loro". 7.20 Strana questa sensazione di partire per la guerra. Anche se la nostra è una guerra. Io l’ho vista così, da quando ho aderito al Movimento di Beppe. Che poi lo chiamo Beppe, ma non lo conosco. L’ho visto alla riunione dell’hotel Saint John, il 4 marzo, con i parlamentari del M5S a Roma. Ma è stato come vederlo sul palcoscenico, solo che parlava a voce bassa. 7.45 Vedo tre parlamentari della vecchia legislatura sull’aereo. Mi chiedo: "Ma non è che questi a Roma ci vengono comunque, eletti o no?". 8.50 Molti "onorevoli" stanno al Nazionale di fronte a Montecitorio. La mia amica Cinzia mi gira il numero di un bed & breakfast. Una buona soluzione. Ho appuntamento al bed & breakfast. C’è anche un mio collega del M5S. Zona: via del Corso. Stanza più bagno. Il tizio è gentilissimo. Dice che ha votato Grillo. Gli piace che siamo parlamentari. Così è sicuro che paghiamo, e tutte le settimane. Poi il week end affitta ai turisti. Mi chiama "onorevole" e io mi imbarazzo. Mi chiama per nome e contrattiamo il prezzo. Prima 80, poi scende a 60 euro al giorno. Mica poco. Colazione compresa, però. Felice dello sconto, penso che 60 sia il prezzo normale che fa a tutti. Mi resterà sempre il dubbio. 10.10 A piedi fino a Montecitorio. A Roma sembra tutto vicino. Mica vero. Eccolo. Ci ero stato in gita con la scuola, figuriamoci. Dico al mio amico: "Cazzo, guarda dove siamo". Lui mi guarda e gli scappa da ridere: "Ma ti rendi conto?".
10.15 Entro a Montecitorio. Dura pochi secondi, ma sono lunghi. I commessi arrivano a sciami. Sembrano telecomandati. Tutti con le divise. Penso: "Ma quanti soldi spendiamo per questa gente?" Mi sento nel partito giusto. Cioè nel M5S. Tengono in mano dei book fotografici. Ci scrutano. Cercano le nostre facce nelle foto. La mia è di tre anni fa, avevo la barba. Figurati. 12.30 Esisto. Ho tesserini, nomi, password. C’è un mondo lì dentro. Per il resto giornata strana. Tra far nulla e super-riunioni. 18 Mia moglie mi chiama tre volte per il papa. A San Pietro c’è il Conclave. Con mio figlio vado a messa. Ma non mi esalta. Però avercelo lì a due passi è un’altra cosa. Penso a dove sta San Pietro. Poi accendo il tablet. Mi sintonizzo sulla Sistina mentre qualche cittadino M5S parla di organizzazione. Un po’ palloso. I giornali dicevano che facciamo i corsi. Ma figurati. Giuro che se esce fumata bianca mollo tutto e vado a vedere il papa. Poi però è nera. 20.30 Ho fatto amicizia con quel collega del M5S. Cenetta romana. Cerchiamo un ristorante. Sono le cose belle di Roma. I vicoletti. Andiamo da "Giggetto". Cucina tipica. Ordino carciofo, cacio e pepe e puntarelle. Pesantissime le puntarelle e lo sapevo. Mi rendo conto che a Roma tutti parlano di politica. E del papa. Chiedo il conto: 18 euro a testa. A Roma ci sono posti che costano 18 euro. Da noi non più.
MERCOLEDÌ 13
7.10 Sveglia solita. Non dormivo. 8.30 Arrivo a Montecitorio. Mi fa meno effetto di ieri. Entro e mi scappa la pipì. Chiedo del bagno e il commesso mi ci vuole accompagnare fino dentro. "Ohi, ma sei matto?". Niente. Mi ci vuole portare. Penso che quando ero molto piccolo mia mamma mi accompagnava al bagno, ma adesso sono grande e grosso, per cui ci vado da solo. Il corridoio è lunghissimo e i soffitti alti. Legni e quadri. Non è lusso vero e proprio, non saprei come chiamarlo: sfarzo. Ecco forse "sfarzo" . Perché il Palazzo puzza un po’ di vecchio. Trovo il bagno. È grande come la mia stanza del bed & breakfast. Saranno quindici metri. Piastrelle, water, lavandino, bidè. In realtà lo vedo lo spreco di cui parliamo, eppure dà anche l’idea di una sala macchine che manda avanti una grande nave. Ha un che del rifugio. 11 Penso che da oggi a venerdì ci sono mille riunioni. Organizzazione, capigruppo, presidenti delle Camere. Al lavoro, e in Rete, si decideva tutto in cinque minuti. Qui è ansiogeno. 13.30 Fame. Ci siamo dati un budget di 10-15 euro a pasto. E abbiamo fatto un gran casino sulla Buvette di Montecitorio. Spreco spreco spreco. Io dico solo una cosa. Non so a Roma, ma da noi tramezzini a 2 euro e 50 e piadina a 3 euro è normale. Costa come il bar sotto casa mia. Onestamente non ci trovo tutta questa grande vergogna. 15 Grandi decisioni in arrivo. In realtà con la scusa di Twitter mi faccio tutta la riunione con il tablet sul Conclave. Guardo il camino. Se fa fumo bianco vado a piazza San Pietro. 17 Segherei un po’ di mani alzate che parlano per parlare. Alla fine faremo due nomi per le Camere. Che ci vuole? Per quel che ne so Roberto Fico, mai sentito, e Luis Alberto Orellana, tanto meno. Ore e ore di riunioni per due che non vengono votati. Ma non siamo qui per smetterla con queste cerimonie? Boh. 18.45 Qualcuno già lo twitta prima della conferenza stampa: "Abbiamo scelto il nostro cittadino da proporre come presidente della Camera: Roberto Fico attivista since 2005". Per quanto ne so io da noi "uno vale uno". Il problema è un altro: cosa siamo venuti a fare? A seconda dell’interlocutore cambio idea sulla risposta. A mio padre, che votava Di Pietro, dico che siamo qui per provare a governare, al mio collega-amico, duro e puro, che è meglio fare casino, che se facciamo un governo diventiamo come i partiti e arriverà un altro Grillo che farà il Grillo al posto di Grillo. La verità è che sono partito per la guerra ma mi rendo anche conto che da qualche parte si dovrà pur cominciare. 19.06 Fermi tutti, fumata bianca. E io ancora in riunione. Da quando sono nato sono cambiati cinque papi. Questo lo sento più mio. Devo andare a piazza San Pietro. Che, fra l’altro, non so bene dov’è. 20.11 Esco e vado verso San Pietro.Mi dicono che non è vicinissima. 20.23 Jorge Mario Bergoglio. Mai sentito. Suona come il candidato al Senato. Buon segno. Fuori c’è un gran casino. 20.49 No, niente San Pietro. 21.35 Tardissimo. Mio figlio ha già stramangiato. Chiamo a casa. 22 Trastevere, pizzeria da Ivo. Prima cosa: ci prendono per leghisti. Chissà perché? L’accento. Mi guardo la giacca. Il cameriere è un tipo strano. Tipo Sordi. Penso che è strano. Con le giacche un po’ arrangiate in Parlamento ci guardano come ufo, fuori ci prendono per onorevoli. Boh. Mi dichiaro grillino e tutti diventano grillini. Dicono di andare avanti così. Dicono che è ora di mandarli tutti a casa. In pratica dicono quello che diciamo noi, con la sola differenza che ci chiamano onorevoli.
GIOVEDÌ 14 MARZO
8.40 La cosa più strana è che Montecitorio ormai è come casa mia. Mi piace sapere dove sono le cose. I bagni, le sale. 10 Riunione. Mi irrita tutta la gente che parla. Mi sembra che ci siamo già trasformati in un partito. Altra cosa orrenda è che durano troppo, sono assemblee permanenti. 13.40 Ristorante della Camera? No, vietato. Buvette (pagato come ieri, normale prezzo da bar). Poi roba da casta: agenzia di viaggi della Camera per i famosi biglietti aerei gratis. Fra l’altro su Twitter tutti quelli che mi scrivono mi chiedono solo del papa. Come se io fossi un cardinale e non un deputato. Meglio. Oggi sono esausto. Voteremo Fico e Orellana. Punto. 16.15 Ecco l’agenzia. Quella che grida allo spreco. Un bancone. Gente che lavora. Ci chiamano "onorevoli" e ci guardiamo. "Ci serve biglietto, di seconda classe". Stavolta ci guardano loro. Non esiste. La classe dei voli è quella e quello è il biglietto. 18.45 Ho deciso che, per sicurezza, terrò tutte le ricevute dei biglietti. Io prendo l’aereo per tornare a casa, ma con i nostri non si sa mai. Se qualcuno del M5S decide di metterli on line? Io voglio avere le ricevute. Poi penso: il biglietto costa 180 euro sola andata. Privilegio? Mah. Se ce li paghiamo da soli, otto al mese, non ci resta un euro.
VENERDÌ 15 MARZO
7 Sveglio la sveglia. Non ne posso più di non dormire. 8.15 È il gran giorno. Apre la Camera. Metto la cravatta numero tre, quella azzurra. Io l’ho sempre messa per lavoro, la cravatta. Sempre no, spesso. Da un paio di giorni, poi, visto che leggo i giornali come se parlassero di me, come se c’entrassi io nelle cose che scrivono, ho letto che Emilio Colombo pensa che viviamo sugli alberi e dice che senza cravatta al Senato non fa entrare i grillini. Ma che pensano? Che scendiamo dalle montagne? 9.30 Mi viene da twittare "cravatta come sempre" poi non lo faccio. 9.40 Mi guardo intorno. Oggi Montecitorio è diverso. Si entra davvero. Un commesso saluta, certo che qui ti fanno sentire subito a casa. Quel che cerco di mettere a fuoco è: da quando sono qui, vale a dire quattro giorni scarsi, questo palazzo mi ha già tirato un po’ dentro. Ecco che fa. Ti senti su una specie di cuscino. Ti dà l’idea che devi avere quintali di zavorra mentale per tenerti bello con i piedi per terra e non farti risucchiare da quel posto. 9.55 Miraggio. Vedo Rocco Buttiglione. A livello teorico trattasi del prototipo di politico che noi vogliamo cacciare. Oddio, viene verso di me. 10 Ho appena conosciuto Buttiglione ed è stato strano. Mi ha trattato come una persona normale. Credo sia il primo da quando sono a Roma. Mi sembrava di parlare con il mio vicino di casa. Fra l’altro non si era fatto bene la barba. Ero stranito, ma poi mi sono messo a dirgli quel che cerchiamo di fare nel palazzo. Anche per darmi un tono. E lui, anziche incazzarsi, mi ha detto: "In bocca al lupo". La cosa strana è che lo diceva davvero, come se lui non c’entrasse niente con quelle cose. 10.15 Dopo Buttiglione ho visto quella che per me è il simbolo di ciò che detesto: Laura Ravetto. Non l’ho salutata. Epifani? Se penso che sono stato iscritto alla Cgil mi darei il portacenere in testa. 10.20 Non resisto e chiamo a casa per raccontare di Buttiglione. Sussurro per non farmi sentire. 10.30 Entro in aula. È enorme, altissima. In tv diventa più piccola. Mi viene un groppo alla gola. La prima cosa che penso è quanti politici abbiano messo il culo su quelle sedie. Alcuni per rubare, ma altri per fare la storia d’Italia. Ne vado un po’ fiero. Penso a mio figlio. Quelle cose che si fanno in certi momenti. 11 I miei colleghi hanno quasi tutti la cravatta. C’è un tizio che ha quella dei no-Tav. Esagerato. Poi penso che forse ha solo quella davvero. 13.45 Buvette gremita. Tutti con tutti. Pd e Pdl che si odiano fuori e bevono il caffè insieme. A me ’ste cose fanno schifo. Non le farò mai. 15 Il Pd sta votando scheda bianca. Mi spiegano che è normale. Fra l’altro il Pd vuole Franceschini alla Camera e Finocchiaro al Senato. 18 La giornata è buttata. Venire qui e non combinare niente. Cena al "Parione", vicino a piazza Navona. Un certo Mario fa: "E che sarà mai? Domani farete tutto".
SABATO 1 6 MARZ O
8.15 Dormo un po’ meglio. Arrivo a Montecitorio e penso: possibile che dopo pochi giorni non mi faccia già più effetto? 9 Si parla dei candidati Pd. Dev’essere successo qualcosa di notte. Niente più Franceschini e Finocchiaro ma altri due: Laura Boldrini, mai sentita, e Pietro Grasso che è un giudice antimafia. 10.15 Oddio, arriva Bossi. Lo tengono in due. Intorno c’è un sacco di gente. È come una tromba d’aria. Passa e sposta metà delle persone. Ha la faccia di Bossi, ma sembra più vecchio. Fa impressione. Da un lato sembra una roccia, dall’altra se lo mollano casca a terra. 11.30 Il voto è un po’ noioso. Appaiono i nomi e tu scendi nella cabina. Quando vedo il mio cognome sul tabellone, però, mi emoziono. Penso di aspettare la "seconda chiama". Poi non ho il coraggio e scendo a votare. Chissà perchè dicono "chiama" e non "chiamata". 12.58 Gente in piedi. Applausi. Eletta Laura Boldrini. Io pure un po’. Fa un certo effetto. Pure lei sembra emozionata. Segno che è normale. Fa un bel discorso. Applaudo varie volte. Mi fa effetto quando si parla di Aldo Moro. Io nella mia vita non ho mai pensato a Moro. Ci penso adesso. Penso che la Boldrini è presidente grazie al M5S. Aria nuova. 17 Al Senato c’è caos. Qualcuno ha votato Grasso e non bianca. Che poi ieri la bianca faceva schifo, se la votava il Pd, oggi se la votiamo noi fa figo. Boh. Pare che Grillo parli di espulsioni. Che ne penso? Che non hanno mica votato Riina. 19.45 Divido il taxi per l’aeroporto con un amico senatore. Venticinque euro a testa. Al telefono con mia moglie, parlo di politica. Io. Il tassista si inserisce in modo violento. Non ho pratica della Roma-Fiumicino. Comunque dura 40 minuti. E questo parla per 40 minuti di Roma e del governo Bersani. Che tanto Grillo ha detto "no". Sarà il tormentone della settimana. E finirà con il "no". 22.30 Torno da mio figlio, che è meglio. Scrivo su Facebook. "Famiglia e amici". Non l’avessi mai fatto. Fila infinita di improperi, discussioni sul Senato, su Grasso. E che palle! Io avevo un mio stile nei social network. È la mia pagina, scrivo quello che voglio.