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 2013  marzo 29 Venerdì calendario

PERISCOPIO

Ai nostri ministri per perdere la faccia basta mostrarla. Roberto Gervaso. Il Messaggero.



Internet è una somma di moltitudini che seppellisce definitivamente l’idea di una massa monolitica e si fa beffe del linguaggio della vecchia politica Roberto D’Agostino. Il Fatto quotidiano.



Il consumo di massa risponde alla necessità dell’industria, non al bisogno del popolo. Franco M. Scaldaferro, Aritmie del sentimento. Supernova.



A prescindere dai meriti e dai demeriti individuali, sia la Boldrini che Grasso sono parlamentari esclusivamente grazie a quel porcellum che i loro rispettivi partiti, Sel e Pd, contestano a parole e sfruttano nei fatti. Nessun elettore li ha scelti: sono stati cooptati nelle liste del centrosinistra dagli apparati all’insaputa degli elettori, non avendo partecipato neppure alle primarie per i candidati. Vendola e Bersani li hanno estratti dal cilindro all’ultimo momento, senz’alcuna consultazione dei rispettivi gruppi, per dare una verniciata di nuovo alle vecchie logiche spartitorie che sarebbero subito saltate agli occhi se a incarnarle fossero stati i Franceschini e le Finocchiaro. Marco Travaglio. Il Fatto quotidiano.



Monti si loda per aver ottenuto il fondo salva-stati. È grazie a quello, purtroppo, che noi paghiamo il conto delle banche tedesche e francesi. L’Italia è esposta al rischio greco per il 5% e paga per il 18. Monti si vanta di aver inventato lo strumento. Ma non tiene conto che tale strumento serve alla Germania e lo paga l’Italia. I tedeschi non farebbero lo stesso per l’Italia. Ecco perché Monti è molto apprezzato a Berlino: è un vero Gauleiter, agisce infatti come un podestà straniero. Giulio Tremonti. Panorama.



La più importante compagnia assicurativa italiana (le Generali) ha partecipato a un’«operazione di sistema» (tenere in mani italiane la Telecom) ma l’ha fatta pagare ai suoi assicurati. D’altronde, con più di 400 miliardi di masse gestite, un miliardo di Telco-Telecom si possono annacquare. È una piccola dose di carne di cavallo. Ma resta la cattiva pratica. Liberi ovviamente i gestori di Generali di mettere nelle polizze anche investimenti un po’ a rischio. Ma ci si chiede per quale dannato motivo gli assicurati debbano pagare i giochetti della finanza italiana. Nicola Porro. Il Giornale.



Oscar è sempre dolcissimo. Mi chiama Topolì e io lo chiamo Topolù. Margherita Brindisi, moglie di Oscar Giannino. Vanity Fair.



Il 24 maggio 1915, Guareschi aveva sette anni e sedici giorni, abbastanza per capire e patire un inizio di guerra. Certo, i boati erano molto lontani da quel lembo di Bassa che era Fontanelle, ma a parlare di guerra erano i cascinali che si svuotavano degli uomini richiamati alle armi, era il sapore del pane che ammuffiva subito nelle credenze perché non era più di farina e il latte era fatto di acqua e di sale, il lardo rancido, l’olio torbido. Poi si vedevano molte donne, mese per mese, vestire il nero e i bambini giungere a scuola con occhi gonfi di pianto e smettere di parlare del babbo. Beppe Gualazzini, Guareschi. Editoriale Nuova.



In primavera e in estate andava a caccia di nidi di merli, marinando la scuola. Aveva un sesto senso nell’indovinare dov’era il nido, quando sentiva cantare un merlo. Perché il merlo canta per fare compagnia alla moglie, che sta covando da qualche parte lì vicino, e il merlo si piazza sempre controvento, in maniera che il vento porti il suo canto alla moglie. Quando eravamo noi, suoi figli, ad andare a caccia di nidi, lui ci accompagnava per i campi, saltava i fossi a gambe giunte, al primo fischio di merlo si metteva l’indice in bocca e lo estraeva umido di saliva e lo alzava in aria: se c’era un refolo di vento la saliva lo indicava, e capìta la direzione del vento, lui girava gli occhi e scopriva il nido. Infallibile. Ferdinando Camon, La mia stirpe. Garzanti.



Fuori, la pioggia ha cessato, lasciando delle tracce appiccicose sui marciapiedi. Franck Maubert. Ville close.