Mauro Anelli, Il Messaggero 29/3/2013, 29 marzo 2013
1973, RIVOLUZIONE CELLULARE
Segnatevi la data del 3 aprile e ricordate di mandare un tweet di ringraziamento dal vostro smartphone a @martymobile. È stato grazie a lui, Martin Cooper, oggi un simpatico ultraottantenne, se riuscite a tenere il mondo in palmo di mano. Il papà del telefonino fece la prima chiamata senza fili nella primavera del 1973 a passeggio lungo la Sesta Strada di New York, di fronte all’hotel Hilton. Imbracciò il prototipo, compose il numero del suo principale concorrente, Joel Engel, ricercatore di AT&T impegnato anch’egli nella corsa allo sviluppo della telefonia mobile e con un filo di cattiveria disse: «Hey Joe, indovina?, sono sotto il tuo ufficio e ti sto chiamando con un cellulare».
Cooper centrò il bersaglio con una operazione mediatica che ebbe grande eco, consentendo ai giornalisti di testare il funzionamento del progenitore degli smartphone tra lo stupore dei passanti. In realtà non fu la prima telefonata wireline della storia. Da tempo esistevano in commercio apparecchi portatili utilizzati in automobile, ma non avevano inquadrato quel bisogno ben chiaro nella testa di Cooper: «La gente vuole parlare con altre persone, non con una casa, o un ufficio, o una macchina. Una volta che sarà data loro la possibilità di scegliere chiederà di comunicare ovunque si trovi, libera dalla dittatura del filo di rame». Questa visione era condivisa con il vice presidente di Motorola, John Mitchell, insieme alla passione per la serie fantascientifica Star Trek, che lo spinse ad affidare a Cooper il compito di progettare un sistema di comunicazione simile a quello della fiction. Il cammino del cellulare però si arrestò per dieci anni. Problemi di concessione di frequenze più che di evoluzione tecnologica.
IL PRIMO MATTONE
Il 6 marzo 1983 fu messo in vendita il DynaTAC 8000X, soprannominato the brick, il mattone: pesava 790 grammi, aveva ventuno tasti giganti, una antenna di gomma lunga come la coda di un bassotto, trenta minuti di autonomia e dieci ore di tempo di ricarica. Nonostante il prezzo elitario, quasi 4.000 dollari, ebbe un successo siderale, dando inizio ad una rivoluzione che avrebbe investito a largo raggio le nostre vite. A differenza della televisione o dell’automobile, per come ha cambiato le leggi che regolano le relazioni sociali ed economiche, il cellulare è più simile alla mela di Newton, caduto sulla terra per innescare mutazioni che solo in piccola parte riguardano la funzione iniziale.
TECNOLOGIA AMICA
Se non ci soffermiamo ai fenomeni social estremi, come twittare con un astronauta o controllare con una webcam se il pasto di un orso bianco è stato pesante, la comunicazione mobile ha permesso anche di modificare la condizione sociale di molte persone, come i kenioti, che utilizzano un sistema che permette di inviare e ricevere soldi tramite cellulare. Oggi i due terzi delle operazioni money-transfer si affidano ad esso. Nei primi sei mesi del 2012, sono stati trasferiti 8,6 miliardi di dollari e si sono ridotte drasticamente le rapine. In India cooperative di contadini possono trattare con uno smartphone la vendita dei cereali con prezzi di riferimento e senza spostarsi da casa, sfuggendo a intermediari e strozzini e facendo decollare l’economia. Oppure, la facilità con cui si può inviare una risonanza magnetica in 3D sullo smartphone di un medico per una diagnosi urgente. Migliaia di utilizzi diversi, funzioni multimediali e quantità di dati sempre più grandi che viaggiano in tempo reale. Una crescita verticale che ha preso il largo soprattutto con la possibilità di connettersi a internet con apparati sempre più sofisticati.
INTERNET IN TASCA
Se l’introduzione dell’idea dell’ufficio in tasca va ascritta soprattutto ai primi palmari Nokia e Blackberry, il balzo evolutivo più considerevole lo ha innescato l’iPhone, in grado di combinare l’uso del touchscreen ad una interfaccia estremamente intuitiva, veloce e - conta anche questo - con un design impeccabile come un abito di Armani. Il fenomeno non serve spiegarlo: basta che vi guardiate intorno in metropolitana e contiate quante persone di età, razza e ceto diversi hanno lo sguardo fisso sullo smartphone e le cuffiette nelle orecchie. Cosa aspettarci nel prossimo futuro? Cooper ipotizzò nel ’73 un mondo in cui si nascerà con un chip installato sottopelle che piloterà device differenti e la nostra carta d’identità sarà un numero telefonico. Per il 2013 ci dobbiamo accontentare dei Google Glass, occhiali in grado di collegarsi alla rete, scattare foto, registrare filmati utilizzando comandi vocali. E tra le tante funzioni, pensate, potrete anche telefonare alla nonna per gli auguri di Pasqua.