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 2013  marzo 28 Giovedì calendario

UNA DOMENICA DA RICORDARE: IL TRAMONTO DEL MADE IN ITALY

Campionato 2007/2008, giornata numero 31. Empoli-Sampdoria produce uno 0-2 certamente non memorabile. Se va bene, se lo ricordano i tifosi blucerchiati più sfegatati e Alberto Malesani, l’allora tecnico toscano, esonerato subito dopo il ko che avvicinava la retrocessione. Senza nemmeno accorgersene, quella partita è invece entrata di diritto nella storia della serie A. Addirittura, rischia di diventare un reperto archeologico: è l’ultima giocata dal 1’ da due squadre formate esclusivamente da italiani. Un evento che, nel calcio d’élite globalizzato ed esterofilo, potrebbe non verificarsi mai più.

Parliamo adesso di Empoli-Samp perché andò in scena il 30 marzo 2008. Dopodomani saranno cinque anni giusti da quel tabellino tutto da incorniciare. Zero stranieri titolari, squadre italianissime fino al 74’, con l’ingresso deciso dal doriano Mazzarri di Kalu per Bonazzoli. Un’anomalia resa possibile dall’incrocio tra i club più autarchici del campionato. Da una parte Corsi e Vitale, dall’altra Garrone e Marotta: strategie dirigenziali all’insegna del «made in Italy», per scelta e pure per calcolo economico. Pensate: in quella stagione, l’Empoli schierò 27 volte su 38 un «undici» tutto nostrano, la Samp lo fece in 14 occasioni. In totale, in quel 2007/2008, furono 52 le formazioni «all italians». Poche in assoluto, un’esagerazione in confronto a quel che sarebbe capitato in seguito: sette squadre prive di stranieri nel 2008/2009, tre nel 2009/2010, una sola nel 2010/2011 e undici nella scorsa stagione. Una «ripresina», questa, dovuta quasi esclusivamente al Siena di Sannino, salvatosi giocando dieci volte con un team tricolore. Un puro caso, perché dopo 29 giornate in questo campionato siamo ancora fermi a zero.

Duecentottantanove partite in archivio e 578 formazioni: il massimo di italiani titolari è stato dieci. Due volte la Juventus (contro Genoa e Samp), una ciascuno Milan e Siena. Inevitabile, se si tiene presente che, dopo essere diventati per la prima volta maggioranza nello scorso torneo, gli stranieri ora sono arrivati addirittura al 55% dei giocatori utilizzati.

C’era una volta il campionato italiano, insomma. Il mondo va avanti e, ci mancherebbe, nessuno invoca più misure protezionistiche. Resta, però, un imbarazzo di fondo, non solo da parte di Prandelli e Mangia, ct azzurri che hanno sempre meno selezionabili tra i titolari delle big di serie A. Con due sole eccezioni, come ha testimoniato l’ultima partita di una Nazionale fatta solo con uomini di Juventus e Milan. La svolta rossonera è freschissima, dovuta a mere ragioni di bilancio. Allegri parte ormai da qualche mese con non più di 4-5 stranieri dal 1’, la metà di quelli schierati da Inter, Napoli, Fiorentina, Lazio e Roma. La Juve, invece, fa ancora meglio con i titolarissimi Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini, Marchisio, Pirlo e Giovinco e le prime alternative Peluso, Giaccherini e Matri o Quagliarella. Non è un caso. Perché l’ad bianconero si chiama Beppe Marotta. Lo stesso che 5 anni fa plasmò la Samp dell’ultima sfida senza stranieri della A. Uno che nell’estate 2010 ha cominciato a rifare il trucco alla Signora in crisi partendo proprio da uno zoccolo duro italianissimo. «Perché continuo a ritenere il nostro calcio uno dei migliori - disse -. Il mio auspicio è che, senza nulla togliere ai giocatori stranieri, la Juve possa essere un prodotto quasi in esclusiva italiano». Lo è, in effetti. E i risultati gli stanno dando ragione.