Francesco Grignetti, La Stampa 28/3/2013, 28 marzo 2013
IL GIALLO DELL’ ELICOTTERO CHE NON PRELEVO’ I MILITARI NELLE ACQUE INTERNAZIONALI
«Il ministro della Difesa, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, è stato bravissimo nel cancellare le tracce. Ma a me risulta, l’ho detto in Aula due giorni fa, e il governo non mi ha smentito, che la decisione di far entrare la nave dei marò nelle acque territoriali indiane è stata condivisa tra l’armatore civile e il cosiddetto Com, il Centro operativo della Marina». Così sostiene Fabrizio Cicchitto, l’ex capogruppo del Pdl, in predicato di divenire presidente del Copasir, il comitato di controllo sui servizi segreti.
«Si è sempre lasciato nel vago - insiste Cicchitto - di chi sia stata la responsabilità di quella inversione di rotta. Da quanto mi risulta la Marina, cioè la Difesa, ha la sua parte di responsabilità».
Denuncia clamorosa, quella di Cicchitto. In effetti il governo ha sempre rimarcato che la Enrica Lexie è stata attirata in porto con l’inganno. Di nuovo ieri, Monti ha ricordato il tranello.
Un tranello c’è stato di sicuro: la Guardia costiera dell’India chiese alla petroliera di entrare in porto per collaborare al riconoscimento di alcuni presunti pirati. Invece arrestarono i nostri militari. E da quel momento la vicenda è precipitata sempre più su un piano inclinato. Ma c’è stata corresponsabilità nella decisione fatale? Il Centro operativo della Marina a cui accenna Cicchitto si trova nei bunker di Santa Rosa, alle porte di Roma. Da lì segue i movimenti della nostra flotta fin dai tempi della Seconda guerra mondiale. Nella sua nuova veste, supertecnologica, stato inaugurato il 19 gennaio 2012, circa un mese prima del giorno tragico in cui furono uccisi i due pescatori indiani.
Quel giorno, il ministro Di Paola ebbe proprio a ricordare «l’importanza del ruolo svolto dalle Forze Armate per la sicurezza nazionale e internazionale» riferendosi, nel dettaglio, «alla lotta alla pirateria con gli importanti risultati messi a segno nell’Oceano Indiano da Nave Grecale e alle operazioni in Libia».
Fu dunque la Marina militare a mandare i due marò tra le fauci agli indiani? Una fonte militare che chiede l’anonimato rivela un particolare che potrebbe essere rivelatore: «Quel giorno, come ormai sappiamo tutti, la petroliera si trovava fuori dalle acque territoriali indiane. Fu invitata a invertire la rotta, come fece, e impiegò oltre due ore per arrivare in porto. In area c’era una nostra nave, la Grecale, in servizio di antipirateria. Sarebbe bastata mezz’ora di elicottero per raggiungere la Enrica Lexie e prelevare i due marò. Così, a scopo precauzionale, per non rischiare quel che poi puntualmente è accaduto... Invece non è stato fatto nulla. Il nostro elicottero non è mai partito. Anzi, la petroliera con i due marò a bordo e con tutte le armi è stata tranquillamente spedita in India. E ora stiamo qui, da oltre un anno, a piangerci addosso per quella ingenuità».