Sergio Bocconi, Corriere della Sera 28/03/2013, 28 marzo 2013
RCS, SI’ ALL’AUMENTO FINO A 600 MILIONI —
Aumento di capitale fino a 600 milioni, di cui 400 entro luglio e altri 200 entro fine 2015. È questa l’operazione esaminata dal consiglio di Rcs MediaGroup presieduto da Angelo Provasoli che ieri si è riunito per oltre cinque ore e aveva sul tavolo i conti preliminari 2012 e l’approvazione del piano di sviluppo 2013-2015, comprensivo della componente finanziaria e patrimoniale. Nel corso della riunione il consigliere non esecutivo indipendente Giuseppe Vita, presidente di Unicredit, ha comunicato le dimissioni con decorrenza dalla prossima assemblea.
Per quanto riguarda i dati preliminari, i ricavi sono pari a 1,59 miliardi, in calo rispetto al fatturato 2011 di 1,86 miliardi principalmente per la riduzione dei ricavi pubblicitari e diffusionali. Il margine operativo lordo prima di oneri e proventi non ricorrenti scende da 163 milioni a 61, mentre post si riduce da 142 a 1,3 milioni, anche per la presenza di oneri netti per 59,7 milioni nel 2012. L’indebitamento finanziario netto si attesta a 846 milioni, in calo di 92 grazie al contributo dalla cessione di Flammarion.
Il consiglio ieri ha approvato a maggioranza il piano che «prevede la trasformazione del gruppo Rcs da editoriale a multimedia company» (Paolo Merloni ha votato contro e Carlo Pesenti è uscito prima del termine dei lavori). Rispetto a quanto già definito a metà dicembre i contenuti sono stati aggiornati in riferimento a un’accelerazione del progetto di sviluppo digitale, alla definizione di ulteriori misure di recupero di efficienza, al deconsolidamento di Dada, di cui è stata ipotizzata la cessione con l’apertura della data room.
I ricavi al 2015 sono previsti in linea con quelli del 2012, escludendo le attività oggetto di cessione. Obiettivo da ottenere con un forte sviluppo dei ricavi digitali, che nel 2012 rappresentano il 9% del fatturato del gruppo: nel 2015 il contributo è previsto salire a oltre il 21%, con una crescita complessiva pari a circa 170 milioni. Grazie alle azioni di recupero di efficienza, il margine operativo è atteso in aumento al 10% del fatturato, a circa 150 milioni, nel 2015. All’aumento della redditività contribuiranno in modo fondamentale i risparmi di costi per 145 milioni nel triennio, metà dei quali previsti nel corso del 2013. Soprattutto quest’anno i risultati recepiranno gli investimenti per lo sviluppo e gli oneri di ristrutturazione: questi ultimi incideranno in modo particolare sul primo trimestre per il quale è dunque previsto un risultato netto in significativa perdita. E sempre nel primo trimestre 2013 sono state messe in atto azioni per fronteggiare l’aggravarsi dello scenario economico e soprattutto pubblicitario: nel corso dell’anno si prevedono azioni di efficienza per benefici complessivi di circa 80 milioni.
Il consiglio del gruppo guidato da Pietro Scott Jovane ha poi esaminato ieri i termini della ricapitalizzazione, che verrà portata in approvazione nel prossimo board, previsto fra il 10 e il 15 aprile. La proposta riguarda un’operazione articolata in due tranche. Un aumento in opzione a pagamento di almeno 400 milioni entro luglio 2013, previa eliminazione del valore nominale delle azioni e la riduzione del capitale per perdite, mediante il raggruppamento delle sole azioni ordinarie. Il prezzo verrà fissato applicando uno sconto sul prezzo teorico dopo lo stacco dei diritti (il cosiddetto terp) in prossimità dell’avvio dell’offerta. Nella nota viene sottolineata la previsione che l’aumento «possa avere un effetto diluitivo assai significativo per gli azionisti che non dovessero aderire all’offerta». Verrà poi attribuita al consiglio la facoltà di aumentare il capitale di altri 200 milioni entro fine 2015.
Il board ha inoltre esaminato lo stato del negoziato con le banche sul debito in scadenza. Si prevede un rifinanziamento a medio termine per 575 milioni, comunque subordinato «all’esecuzione e liberazione dell’aumento di capitale per almeno 400 milioni», composto da tre linee di credito, una delle quali a tre anni che verrà rimborsata utilizzando parte dei flussi di cassa provenienti dalle cessioni di attività non core. Rispetto all’operazione Unicredit, il maggior creditore del gruppo, parteciperebbe parzialmente con 70 milioni circa. Un eventuale impegno aggiuntivo sarebbe legato all’ulteriore rafforzamento patrimoniale.
Sergio Bocconi