Maurizio Caprara, Corriere della Sera 28/03/2013, 28 marzo 2013
IL GIALLO DELL’INCONTRO RISERVATO CON BRUNETTA —
IL GIALLO DELL’INCONTRO RISERVATO CON BRUNETTA — Giorgio Napolitano e Mario Monti non se la sono sentita di lasciare senza suture di emergenza lo strappo che si è creato alla Farnesina con le dimissioni di Giulio Terzi da ministro degli Esteri, esito pirotecnico di una crisi tra India e Italia nata dalla morte di due pescatori e diventata, 13 mesi dopo, materiale infiammabile al contatto con le manovre in corso a Roma sulla formazione del nuovo governo e l’elezione del prossimo capo dello Stato.
Considerato che la sua squadra ministeriale è in carica soltanto per gli affari correnti, per tappare il buco aperto in un ministero capace di valere da sé un «rimpasto» il presidente del Consiglio uscente non poteva affrontare lunghe trattative fra i partiti. Non erano né il momento né la stagione adatti. Così, essendo la Farnesina è uno di quei rami dello Stato nei quali la routine può essere sempre interrotta da emergenze ineludibili, Monti si è preso martedì ad interim la responsabilità del ministero e ha concordato con Napolitano di promuovere a viceministri i due sottosegretari già in carica.
Marta Dassù, direttore della rivista dell’Aspen Institute Aspenia, esperta di questioni internazionali con origini di sinistra che non le hanno impedito di avere ottimi rapporti con gli Stati Uniti anche prima di Barack Obama presidente e di far parte del Comitato scientifico di Confindustria, era fino a ieri la sottosegretaria con deleghe sulle Americhe. Con lei è diventato viceministro degli Esteri, per sorvegliare i versanti esterni dell’Italia in questa fase di tramonto del governo dei tecnici, Staffan De Mistura, ex funzionario dell’Onu che, nel corso di decenni, si è spostato con i suoi modi di parlare e vestire da gentiluomo di film del secolo scorso su alcuni dei posti più tormentati della Terra: Sud Sudan, Etiopia, Afghanistan, Kurdistan, Iraq, Somalia e Libano del Sud in tempi di guerre o carestie.
Le due nomine si sono aggiunte nei corridoi della Farnesina tra gli argomenti del giorno oltre a quello che continua a far parlare di sé: le dimissioni con le quali Terzi ha dato modo al Pdl di concentrare il tiro su Monti, uno dei potenziali soci della maggioranza di un prossimo governo, economista dotato di uno dei curriculum adatti per aspirare al Quirinale. Stando a una fonte, domenica Terzi si sarebbe incontrato a Roma con Renato Brunetta, capogruppo dei deputati del partito di Silvio Berlusconi. Al Corriere che a Montecitorio gli ha domandato se fosse vero, Brunetta ieri ha risposto: «Assolutamente no. Io la domenica dormo».
La risposta negativa non elimina la convergenza di fatto tra la mossa del ministro che si è dimesso senza informare né Monti né Napolitano e l’offensiva del Pdl sul presidente del Consiglio uscente, chiamato al centrodestra a riferire sui marò alla Camera da venerdì scorso.
Ieri Monti è andato alla Farnesina da ministro degli Esteri ad interim. Nessuna cerimonia di saluto, niente a che vedere con quando Berlusconi con la stessa carica, ma non soltanto per gli affari correnti, nel 2002 prese in giro il segretario generale del tempo davanti ai giovani diplomatici perché indossava un gilet. Monti si è incontrato con Michele Valensise, il segretario generale attuale. Avrà come capo di gabinetto Pasquale Terracciano, già suo consigliere diplomatico.
Dal febbraio 2012, quando morirono i pescatori indiani Ajeesh Binki e Valentine Jelastine e l’India cominciò ad accusare i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone di averli uccisi in mare scambiandoli per pirati, Marta Dassù non se ne è mai occupata. Le deleghe non lo prevedevano, Terzi non le ha dilatate. De Mistura, colui che in Kerala ottenne di non far mettere i due fucilieri italiani in cella mentre erano agli arresti, sarebbe stato tenuto alla larga da Terzi dalla gestione del caso tra Natale e quattro o cinque giorni prima del 20 marzo scorso. Fino al periodo, insomma, in cui Nuova Delhi rispose ordinando di non far partire dall’India l’ambasciatore Daniele Mancini all’annuncio della Farnesina sulla scelta iniziale, caldeggiata da Terzi e dal titolare della Difesa Giampaolo Di Paola, di non far rientrare i marò dal permesso temporaneo di soggiorno in Italia.
Maurizio Caprara