Mario Ajello, Il Messaggero 28/3/2013, 28 marzo 2013
SCELTA CIVICA, VOCI SULL’ABBANDONO DI MONTI
«Ora che cosa si fa? Il Pdl rientra in gioco, fallito il forno di Bersani con Grillo, e noi restiamo esclusi, relegati all’irrilevanza?». Si compone di angosce così - nelle riunioni tenutesi ieri al Senato e poi in serata nel direttivo del parito montiano per preparare le mosse parlamentari - lo psicodramma dentro Scelta Civica. O Sciolta Civica, come la chiamano auto-ironicamente alcuni di loro, in queste ore in cui è incerto tutto, anche il futuro della compagine del Professore e lo stesso destino di Monti. Ieri, tra Camera e Senato, imperversavano le voci di un suo possibile abbandono della partita politica. Nella quale, già dalla campagna elettorale, ha inanellato - anche secondo suoi attuali parlamentari - una serie di errori che poi hanno portato alla situazione attuale. Quella dell’indecisione e del possibile passo indietro. Se tutto sembrava andare e continua ad andare per il verso storto - al punto che si è sparsa la notizia della smobilitazione di Italia Futura, la costola montezemoliana del partito - il ritorno dell’ipotesi larghe intese, più o meno mascherate, ha ridato un lieve soffio di vita a Scelta Civica. La quale si sentiva senza identità (problema irrisolto) e senza prospettiva (ora sembra essercene un po’ di più) e viene pesantemente bombardata da fuori. Con Le Monde che titola: «Monti è politicamente morto per l’Europa».
LA RIAPPARIZIONE
Montezemolo ieri è riapparso in campo. Così: «Non c’è alternativa al governo di scopo, sostenuto da tutte le principali forze politiche». Al di là del contenuto, la riapparizione di LCDM ha questo doppio sottotesto. Uno: non è vero che lascio, raddoppio. Due: Monti è sulla via del tramonto, adesso arrivo io come supplente. O sostituto? Come dicono alcuni di loro, chi temendo, chi sperando, il Professore «disgustato» (aggettivo suo) anche dal proprio agglomerato partitico vorrebbe ritirarsi e fare il senatore a vita. Intanto, quelli di Scelta civica fanno i calcoli: mancano 37 voti a Bersani, e i loro ventuno in Senato più i dieci dei Gal (gruppo autonomo di berlusconiani e leghisti, mosso da Berlusconi) più i 16 della Lega consentirebbero la nascita del governo largo. Che poi è quello - ragiona la senatrice Linda Lanzillotta - «che fin dall’inizio noi avevamo indicato come unica soluzione seria».
INCUBO ELEZIONI
Il problema di Scelta Civica, come si sa, è l’eterogeneità della compagine sempre più sul punto di esplodere. Monti non è in grado di assicurare la compatezza dei suoi uomini in Parlamento. I quali cercano un senso e una via: «Dobbiamo essere limpidi - è il succo della riunione del direttivo di ieri sera - e sostenere apertamente il governo, se si arriva è un governo serio». Ma se poi, all’ultimo momento o anche prima, il centro-destra chiude gli spiragli che sta aprendo e tutto torna in alto mare? A quel punto, Scelta Civica rischia di restare senza sponda e, quel che è peggio, può venire risucchiata nei propri problemi interni di leadership e di tutto il resto. Il capogruppo Mario Mauro, politico raffinato, ex Pdl, uno dei pochi con Monti ha contatti: «La gente ci chiede, come a Schettino, andate a bordo. Dobbiamo governare la nave, per farle riprendere il suo percorso». Sennò, si va alle elezioni. Ovvero al rischio mortale per questo partito non partito.