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 2013  marzo 25 Lunedì calendario

PERCHE’ ME NE VADO DA QUESTA CHIESA DEBOLE CON L’ISLAM

Credo nel Gesù che ho ama­to sin da bambino, leggendolo nei Vangeli e vivificato da autentici testimoni - religiosi e laici cristiani - attraverso le loro opere buone, ma non credo più nella Chiesa. La mia conversione al cattolicesimo, avvenuta per ma­no di Benedetto XVI nella notte del­la Veglia Pasquale il 22 marzo 2008, la considero conclusa ora in concomitanza con la fine del suo papato. Sono stati 5 anni di passio­ne in cui h­o toccato con mano la vicissitudine del vi­vere da cattolico salvaguardando nella verità e in li­bertà ciò che so­stanzia l’essen­za del mio essere persona come depositario di va­lori non negoziabili, di un’identità certa, di una civiltà di cui inorgo­glirsi, di una missione che dà un senso alla vita.
La mia è una scelta estremamen­te sofferta, mentre guardo negli oc­chi Gesù e i tanti amici cattolici che proveranno amarezza e reagi­ranno con disapprovazione. C’è stata un’improvvisa accelerazio­ne nel far maturare questa decisio­ne di fronte alla realtà di due Papi, che per la prima volta nella Storia s’incontrano e si abbracciano, en­trambi depositari di investitura di­vina, dal momento che il grande elettore è lo Spirito Santo che si ma­nifesta attraverso i cardinali, en­trambi successori di Pietro e vicari di Cristo an­che­a prescindere dalla decisio­ne umana di dimettersi.
La Papalatria che ha infiam­mato l’euforia per Francesco I e ha rapidamente archiviato Benedetto XVI, è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso di un quadro complessi­vo di incertezze e dubbi sulla Chiesa che ho descritto corret­tamente e schiettamente già nel mio «Grazie Gesù» del 2008 e in «Europa Cristiana Libera» del 2009. Se proprio Benedetto XVI denunciando la «dittatura del re­lativismo» mi aveva attratto e affascinato, la verità è che la Chiesa è fisiologicamente rela­tivista. Il suo essere contemporaneamente Magistero univer­sale e Stato secolare, ha fatto sì che la Chiesa da sempre acco­glie nel suo seno un’infinità di comunità, congregazioni, ideo­logie, interessi materiali che si traducono nel mettere insie­me tutto e il contrario di tutto. Così come la Chiesa è fisiologi­camente globalista fondando­si sulla comunione dei cattolici in tutto il mondo, come emer­ge chiaramente dal Conclave. Ciò fa sì che la Chiesa assume posizioni ideologicamente contrarie alla Nazione come identità e civiltà da preservare, predicando di fatto il supera­mento delle frontiere naziona­li. Come conseguenza la Chie­sa è fisiologicamente buonista, mettendo sullo stesso piano, se non addirittura anteponendo, il bene altrui rispetto al bene proprio, compromettendo dal­la radice il concetto di bene co­mune. Infine prendo atto che la Chiesa è fisiologicamente tentata dal male, inteso come violazione della morale pubbli­ca, dal momento che impone dei comportamenti che sono in conflitto con la natura uma­na, quali il celibato sacerdota­le, l’astensione dai rapporti ses­suali al di fuori del matrimo­nio, l’indissolubilità del matri­monio, in aggiunta alla tenta­zione del denaro.
Ciò che più di ogni altro fatto­re mi ha allontanato dalla Chie­sa è il relativismo religioso e in particolare la legittimazione dell’islam come vera religione, di Allah come vero Dio, di Mao­metto come vero profeta, del Corano come testo sacro, delle moschee come luogo di culto. È una autentica follia suicida il fatto che Giovanni Paolo II si spinse fino a baciare il Corano il 14 maggio 1999, che Benedet­to XVI pose la mano sul Corano pregando in direzione della Mecca all’interno della Mo­schea Blu di Istanbul il 30 no­vembre 2006, mentre France­sco I ha esordito esaltando i musulmani «che adorano Dio uni­co, vivente e misericordioso». Sono invece convinto che, pur nel rispetto dei musulmani de­positari al pari di tutte le perso­ne dei diritti inalienabili alla vi­ta, alla dignità e alla libertà, l’islam sia un’ideologia intrin­secamente violenta così come è stata storicamente conflittua­le al suo interno e bellicosa al suo esterno. Ancor di più sono sempre più convinto che l’Eu­ropa finirà per essere sottomes­sa all’islam, così come è già ac­caduto a partire dal Settimo se­colo alle altre due sponde del Mediterraneo, se non avrà la lu­cidità e il coraggio di denuncia­re l’incompatibilità dell’islam con la nostra civiltà e i diritti fondamentali della persona, se non metterà al bando il Corano per apologia dell’odio, della violenza e della morte nei con­fronti dei non musulmani, se non condannerà la sharia qua­le crimine contro l’umanità in quanto predica e pratica la vio­lazione della sacralità della vi­ta di tutti, la pari dignità tra uo­mo e donna, la libertà religiosa, infine se non bloccherà la diffu­sione delle moschee.
Sono contrario al globalismo che porta all’apertura incondi­zionata delle frontiere naziona­li sulla base del principio che l’insieme dell’umanità deve concepirsi come fratelli e sorel­le, che il mondo intero deve es­sere concepito come un’unica terra a disposizione di tutta l’umanità.Sono invece convin­to che la popolazione autocto­na debba ­legittimamente gode­re del diritto e del dovere di sal­vaguardare la propria civiltà e il proprio patrimonio.
Sono contrario al buonismo che porta la Chiesa a ergersi a massimo protettore degli im­migrati, compresi e soprattut­to - i clandestini. Io sono per l’accoglienza con regole e la pri­ma regola è che in Italia dobbia­mo innanzitutto garantire il be­ne degli italiani, applicando correttamente l’esortazione di Gesù «ama il prossimo tuo così come ami te stesso».
Sono stati dei testimoni - co­loro che fanno sì che la verità che affermano corrisponde al­la fede in cui credono e si tradu­ca nelle opere buone che com­piono - a persuadermi della bontà, del fascino, della bellez­za e della forza del cristianesi­mo come dimora naturale dei valori non negoziabili, dei bino­mi indissolubili di verità e liber­tà, fede e ragione, valori e rego­le. Ed è proprio nel momento in cui attorno a me viene sem­pre meno la presenza di testi­moni autentici e credibili, in pa­rallelo alla conoscenza appro­fondita del contesto cattolico di riferimento, che è vacillata la mia fede nella Chiesa.
Faccio questa scelta, nella sofferenza interiore e nella con­sapevolezza della disapprova­zione che genererà nella patria del cattolicesimo, perché sen­to come imperativo il dovere morale di continuare ad essere coerente con me stesso e con gli altri nel nome del primato della verità e della libertà. Non mi sono mai rassegnato alla menzogna e non mi sono mai sottomesso alla paura. Conti­nuerò a credere nel Gesù che ho sempre amato e a identifi­carmi orgogliosamente nel cri­stianesimo come la civiltà che più di altre avvicina l’uomo al Dio che ha scelto di diventare uomo e che più di altre sostan­zia l’essenza della nostra comu­ne umanità. Continuerò a di­fendere laicamente i valori non negoziabili della sacralità della vita, della centralità della famiglia naturale, della dignità della persona, della libertà reli­giosa. Continuerò ad andare avanti con la schiena dritta e a testa alta per dare il mio contri­buto alla rinascita valoriale e identitaria degli italiani. Lo fa­rò da uomo integro nell’inte­gralità della mia umanità.