VARIE 26/3/2013, 26 marzo 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - BISOGNA RIFARE IL PROCESSO PER L’ASSASSINIO DI MEREDITH
REPUBBLICA.IT
ROMA - La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di appello sull’omicidio di Meredith Kercher, cancellando le assoluzioni di Amanda Knox e Raffaele Sollecito. I giudici hanno deciso che il processo d’appello è da rifare: è stato accolto il ricorso del procuratore generale che aveva chiesto l’annullamento della sentenza di secondo grado con cui erano stati assolti i due ex fidanzati Il nuovo processo si celebrerà a Firenze.
La Cassazione ha respinto il ricorso di Amanda Knox contro la condanna a tre anni di reclusione per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, da lei accusato del delitto di Meredith. Condanna che diventa così definitiva, anche se la Knox ha già interamente scontato la pena.
Sui siti e le principali tv americane la notizia, arrivata per loro in piena notte, è "breaking news".
Le reazioni. Il nuovo processo che si celebrerà a Firenze - perché a Perugia c’è solo una sezione del collegio di secondo grado - sarà "su tutto", ha spiegato il procuratore generale della Cassazione Luigi Riello: il ricorso della procura di Perugia è stato accolto totalmente, ha spiegato. Riello si è detto soddisfatto della sentenza perché la corte "ha accolto le nostre tesi".
Per il legale della famiglia Kercher si tratta di una "vittoria processuale e morale": lo ha detto l’avvocato Francesco Maresca, difensore di parte civile dei familiari di Meredith, che non erano presenti oggi. "Questa decisione - ha aggiunto - serve anche a ridare la definitiva e finale verità sull’omicidio di Meredith. C’erano più persone assieme a Guede. I giudici ci diranno chi".
La sorella di Mez, Stephanie, ha accolto la notizia in lacrime: "Sono felice", ha detto all’avvocato Maresca.
Delusa invece Amanda Knox, che da Seattle ha atteso il verdetto passando una notte insonne. "Continuano a non credermi", aveva detto ieri sera al telefono ad uno dei suoi legali. Questa mattina ha comunicato al suo legale Carlo Dalla Vedova di sentirsi "delusa". Al Seattle Times, che riporta le sue prime dichiarazioni, dice di essere addolorata e definisce "completamente infondata e ingiusta" la teoria dei procuratori di Perugia. "Non importa ciò che accadrà: io e la mia famiglia continueremo la nostra battaglia legale, fiduciosi nella verità contro accuse errate".
Luciano Ghirga, l’altro difensore di Amanda, ha commentato così la sentenza: "siamo molto delusi, ma pronti a combattere".
Deluso anche Raffaele Sollecito, "ma io sono innocente e posso continuare ad andare avanti a testa alta", ha detto il ragazzo, che proprio oggi compie 29 anni, a uno dei suoi legali Luca Maori. Giulia Bongiorno, che difende Raffaele, ha parlato di una "via crucis che deve continuare". "Chiederemo - ha annunciato - che si faccia al più presto questo processo d’appello". "Le sentenze comunque - ha puntualizzato - vanno sempre rispettate, sia quando ti danno ragione che quando ti danno torto, per cui non mi sentirete sbraitare".
Per Raffaele, ha aggiunto l’avvocato Maori, "è un triste compleanno, ma lui non deve essere demotivato, può andare avanti a testa alta. Noi continueremo a dimostrare la sua totale e assoluta estraneità ai fatti".
La sentenza di assoluzione a Perugia. La Corte d’assise d’appello di Perugia il 3 ottobre 2011 aveva assolto per non aver commesso il fatto i due imputati, i quali, in primo grado, avevano invece subito una pesante condanna, 26 anni per Amanda, 25 per Sollecito. Per l’omicidio di Meredith, avvenuto nella notte tra il primo e il 2 novembre 2007, è stato condannato in via definitiva l’ivoriano Rudy Guede a 16 anni di reclusione, dopo il giudizio con rito abbreviato.
(26 marzo 2013)
PEZZO SUL CORRIERE DI OGGI
ALESSANDERO CAPPONI
ROMA — La Corte di Cassazione non ha ancora deciso. E così l’attesa dei Kercher, la famiglia della vittima, di Amanda Knox e di Raffaele Sollecito, condannati in primo grado e poi assolti in secondo dall’accusa di aver ucciso la studentessa inglese, è destinata a protrarsi ancora. Il papà e la mamma di Meredith in Inghilterra, Amanda Knox in America, Raffaele Sollecito a Verona: ognuno rimane con il proprio timore, quello di «non avere ancora risposte alle tante domande», come disse la sorella di Mez, Stefanie Kercher, e quello dei due ex fidanzati, di ritrovarsi nuovamente accusati di un crimine atroce. Ma non c’è altro da fare, solo aspettare: ai giudici della suprema corte, evidentemente, non bastano tre ore e un quarto di camera di consiglio. Il legale di Sollecito, Giulia Bongiorno, non nasconde la sorpresa: «Frequento la Cassazione da qualche anno e devo dire che una cosa simile non mi era mai capitata».
Del resto, in linea con quanto accadde in primo e in secondo grado, anche l’udienza davanti ai giudici della Cassazione è colma di polemiche, veleni, accuse. Il procuratore generale Luigi Riello chiede l’annullamento della sentenza d’assoluzione, vuole un nuovo processo: «Il giudice di merito ha smarrito la bussola, ha frantumato gli elementi indiziari e banalizzato la sentenza di primo grado. Ci sono tutti i presupposti perché non cali il sipario su un delitto sconvolgente, che vede Rudy Guede lombrosianamente colpevole, condannato come se avesse compiuto l’assassinio in concorso con ectoplasmi». E ancora: «La sentenza di secondo grado è un raro concentrato di violazioni di legge e illogicità. Nella parte finale c’è una buona dose di snobismo, finisce con il riconoscere una sorta di immunità antropologica e sociale degli imputati rispetto a un delitto così orribile». Commesso a Perugia nel novembre 2007: Meredith Kercher, studentessa inglese poco più che ventenne, viene trovata seminuda, ferita a morte da una coltellata alla gola. Vengono arrestati in tre: la coinquilina Amanda Knox, il suo fidanzato Raffaele Sollecito e Patrick Lumumba, coinvolto da alcune dichiarazioni di Amanda e poi scagionato. In Germania, dov’era fuggito, viene catturato Rudy Guede: l’unico condannato in via definitiva, 16 anni. Subito dopo ha inizio la lunga battaglia processuale dei due fidanzatini: la condanna in primo grado arriva il 5 dicembre 2009, 26 anni a lei e 25 a lui. Il 3 ottobre 2011 la corte d’Appello li assolve. Ma le polemiche, da lì in poi, sono destinate ad aumentare, se possibile.
Davanti ai giudici della Cassazione la difesa di Sollecito, con Giulia Bongiorno, attacca: «Dev’essere stato certamente un errore ma nel ricorso, a pagina 19, avete virgolettato cose mai dette da Amanda. Avete lasciato "sangue" ma avete tolto le parole successivamente pronunciate dalla ragazza, "di pesce", in modo da lasciare intendere che fosse sangue della vittima, dispiace che abbiate tolto parole...». Uno degli avvocati di Amanda, Luciano Ghirga, sorride ironico e fa notare di aver «apprezzato che nella relazione sia stato concesso lo stesso tempo alla ricostruzione del primo grado e a quella del secondo...». L’altro legale dell’americana, Carlo Dalla Vedova, parla di un tentativo di riapertura del processo in Cassazione «in una sorta di terzo grado di giudizio», evidentemente, per lui, di merito. Ancora Giulia Bongiorno: «Amanda quando fu interrogata non aveva un’interprete perché la donna si definì una mediatrice, aiutava a ricordare, come fosse una medium». Il presidente della corte Severo Chieffi sorride, ma è l’unica volta in tutta la giornata. La decisione arriverà oggi, 26 marzo, compleanno di Sollecito. A lui e a tutti, adesso, non rimane che aspettare.
Alessandro Capponi
ALESSANDRA FARKAS SUL CORRIERE DI STAMATTINA
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
NEW YORK — Ha atteso incollata al computer, aggiornando i siti che potevano annunciare da un momento all’altro la conferma o l’annullamento dell’assoluzione. E non ha smesso di mandare sms ai suoi avvocati, per sapere gli umori dei giudici della Cassazione che dovevano pronunciarsi su di lei. Era «ansiosissima», come aveva già scritto. E senza chiudere occhio oggi a Seattle, nella sua città natale dove è rientrata con la famiglia subito dopo l’assoluzione del 4 ottobre 2011, ha aspettato il verdetto annunciato per le 10, notte fonda da lei.
A 17 mesi da quando cartelloni giganti con su scritto «Welcome home Amanda» invasero West Seattle e i paparazzi di tutto il mondo presero d’assalto il villino del padre Curt circondato dalle acque del Puget Sound, la 25enne è tornata a vivere come una qualsiasi ragazza americana. Accantonata la fugace love story con Raffaele Sollecito con cui però è sempre in contatto via Skype, il cuore di Amanda è tornato a battere per James Terrano, 25enne chitarrista newyorchese studente di musica classica alla University of Washington definito «seducente» e «affascinante» dai media americani.
«Amanda e mio fratello si conoscevano già prima che lei partisse per l’Italia — racconta William Terrano, 27enne fisico nucleare — erano già stati insieme prima del suo semestre perugino e sono rimasti in contatto per tutta la durata del processo». La rinascita di Amanda passa anche per l’International District, la fatiscente China Town di Seattle occupata in prevalenza da mercati e trattorie asiatiche, dove la Knox condivide un appartamento dell’Hong Kong building con la sua migliore amica Madison Paxton, 25 anni, che le è rimasta vicina nei momenti più duri della prigionia.
«Amanda ama questo quartiere», rivelano al «Seattle Post Intelligencer» alcuni vicini di casa desiderosi di mantenere l’anonimato, «perché può camminare per strada perdendosi tra la folla, senza mai essere riconosciuta». «Ha scelto questo palazzo anche perché il portiere non si fa alcuno scrupolo a cacciare via reporter e paparazzi», aggiunge un altro vicino, «Vuole essere lasciata in pace e ricominciare a vivere». L’ultimo scontro con la stampa risale al 31 ottobre 2011 quando fu aspramente criticata per essere andata a festeggiare la festa di Halloween proprio nell’anniversario della morte di Meredith Kercher.
Grazie al riscoperto anonimato, Amanda ha anche ripreso a frequentare la facoltà di Linguistica all’University of Washington, la stessa del fidanzato James, cui si era iscritta nel 2005, due anni prima del brutale assassinio di Meredith. Un evento che, a dar retta del suo entourage, l’ha profondamente cambiata. «Un tempo era una ragazza molto aperta e solare», spiegano gli amici al «Daily Mail». «Dopo il trauma italiano è diventata più guardinga e solitaria».
Intanto l’America è già in fermento per la prima intervista televisiva concessa da Amanda dal suo rientro in America. Dopo una serrata competizione a suon di milioni di dollari tra le emittenti Usa e straniere, la veterana della ABC Diane Sawyer si è aggiudicata l’esclusiva che sarà trasmessa in prima serata il prossimo 30 aprile. Ma l’efficace campagna di riabilitazione e di marketing pro-Knox portata avanti in questi anni dalla Gogerty Marriott, ditta di Seattle specializzata in crisis management, ha anche un altro asso nella manica.
Lo stesso giorno dell’apparizione televisiva uscirà nelle librerie americane la sua autobiografia «Waiting to be heard» per il quale Amanda ha firmato un contratto di quattro milioni di dollari con la HarperCollins. Un bel colpaccio che gli osservatori attribuiscono al suo famoso agente letterario, l’avvocato Robert Barnett, già curatore degli interessi letterari di presidenti Usa quali Bill Clinton, George W. Bush e Barack Obama.
Alessandra Farkas
SCHEDA APPARSA SULLA STAMPA DI STAMATTINA
Qui Verona Qui Seattle Dopo la sentenza d’appello che ha assolto Raffaele Sollecito e Amanda Knox, il ragazzo Sollecito ha ripreso gli studi e si è iscritto al corso di laurea specialistica in realtà virtuale all’Università di Verona, città in cui attualmente vive.Raffaele ha scritto un libro per ora uscito solo negli Stati Uniti e dal titolo «Honor Bound». nel volume lo studente racconta di una trattativa nel corso della quale la magistratura gli avrebbe chiesto di incastrare Amanda con uan falsa testimonianza. Una tesi che ha suscitato non poche polemiche e raffiche di smentire. Uscirà il 30 aprile negli Stati Uniti il libro di Amanda Knox «Waiting to be heard» che frutterà quattro milioni di dollari alla ragazza. E lo stesso giorno andrà in onda sull’Abc la prima intervista televisiva che lei ha rilasciato dal giorno del suo rientro negli States. A condurre l’intervista, che sarà trasmessa in prima serata, sarà la giornalista di punta del network Diane Sawyer. Secondo l’emittente non sono stati pagati compensi alla Knox per l’intervista che coinciderà con l’uscita del volume. Per mesi le principali emittenti televisive americane si sono contese l’intervista in esclusiva della ragazza.
PEZZO DI GUIDO RUOTOLO APPARSO SULLA STAMPA DI STAMATTINA
La beffa arriva alle nove di sera. I giudici della prima sezione penale della Cassazione hanno chiesto altro tempo, dopo tre ore e passa di discussione. Vogliono una notte ancora per decidere. Evidentemente decisione non scontata. Sapremo così solo stamani alle dieci se Amanda Knox e Raffaele Sollecito usciranno definitivamente di scena, insomma assolti per non aver ucciso Mez, Meredith Kercher. Oppure se si dovrà celebrare un nuovo processo d’appello che li vedrà ancora una volta sul banco degli imputati.
Sembrava scontata la decisione. Anche se, scaramanticamente, i legali presenti nell’aula della prima sezione penale erano rimasti perplessi e dubbiosi che l’esito potesse essere a loro favorevole non tanto per l’asprezza dell’intervento del procuratore generale della Cassazione, Luigi Riello, quanto per l’esposizione del relatore del processo, Piera Caprioglio, che molto si è soffermata sulle motivazioni (di condanna) del primo grado.
Amanda «luciferina» fino a una certa ora della sera sembrava destinata a uscire di scena da quella tragica notte tra l’1 e il 2 novembre di sei anni fa, quando in quella casa di via della Pergola di Perugia una delle coinquiline della studentessa di Seattle, l’inglese Meredith Kercher, fu ammazzata a coltellate.
L’unico assassino della povera Mez sembrava che dovesse rimanere Rudy «il baro», Rudy Guede l’ivoriano, che sta scontando una pena di sedici anni. Un ladruncolo che ha tentato di violentare la studentessa inglese e poi in uno scatto d’impeto l’ha sgozzata.
Rudy ha agito dunque senza complici, senza Amanda Knox e Raffaele Sollecito? Dirà il procuratore generale della Cassazione, Luigi Riello, nella sua feroce requisitoria contro l’assoluzione degli imputati: «Pare che Rudy Guede abbia commesso il delitto con degli ectoplasmi».
Nell’aula del secondo piano del «Palazzaccio», il presidente della Prima sezione penale della Cassazione, Severo Chieffi, stamani chiuderà definitivamente il noir di Perugia, l’inchiesta e il processo per la morte di Meredith Kercher, oppure accoglierà il ricorso della Procura generale di Perugia, che si era opposta al ribaltone tra il primo e il secondo grado?
I due fidanzatini erano stati condannati a 26 e 25 anni in primo grado, assolti in secondo dopo una «perizia» quanto mai contestata sul gancetto del reggiseno strappato (con un coltello) alla povera Mez, la vittima di questa storia perugina.
Forse la decisione di spostare tutto a questa mattina è dipesa anche dal fatto che le cause da affrontare erano oltre una quindicina. O forse, e più probabilmente, la decisione sulla causa Meredith Kercher si è rivelata più controversa?
Ha colpito tutti la durissima requisitoria del procuratore generale Luigi Riello che ha tentato di riaprire i giochi: «Il giudice di merito ha perso la bussola dice citando Calamandrei - ha smarrito l’orientamento. I colleghi di secondo grado hanno frantumato gli elementi indiziari, hanno rivelato una buona dose di snobismo. Hanno travisato la prova. Hanno sposato una non logica valutazione dei plurimi indizi. La sentenza è un raro concentrato di violazioni di leggi e di illogicità e credo che debba essere annullata».
Il procuratore generale Riello era entrato nel merito del processo mettendo in difficoltà i difensori di Amanda e Raffaele, costretti a inseguirlo nei loro interventi. E a stigmatizzare quello che rischiava di trasformarsi in un «terzo grado di giudizio».
Il rito perugino che tanto ha fatto discutere, decantato con il passare del tempo e lontano dai luoghi dove è andato in scena, ha consentito al procuratore generale di riproporre tutto l’impianto accusatorio che l’Appello ha «banalizzato e parcellizzato». Ecco allora, per esempio, la vicenda del «memoriale» di Amanda, scritto a poche ore dal fermo in questura, che «la colloca necessariamente nella scena del crimine laddove sente l’urlo di Meredith». E perchè chiama in causa Patrik Lumumba (Amanda è stata condannata per calunnia)? Per le motivazioni opposte a quelle dell’Appello, ha sostenuto il procuratore generale della Cassazione: «Trovandosi nella scena del crimine ha cercato di accusare un innocente per coprire il colpevole».
Sempre Riello sostiene che i giudici dell’Appello non hanno voluto considerare le prove genetiche trovate nel bagno: «Le tracce miste di sangue di Meredith e di Amanda nel bidet e nel lavandino». E poi le singolari telefonate alla madre, nel cuore della notte a Seattle, prima che fosse scoperto il corpo senza vita di Mez. È il racconto «visionario» che fa Amanda alle amiche sulla posizione del corpo della studentessa inglese quando lei nella stanza della morte non è potuta entrare.
Sembra di essere in un’aula dove si celebra un processo, nel merito. Invece è la Cassazione dove si dovrebbe discutere di legittimità. Amanda non c’è. E’ a Seattle e il 30 aprile uscirà il suo libro («Waiting to be heard»). Di tornare in Italia, c’è da giurare, non ha nessuna intenzione.
SCHEDA SULLA STAMPA DI STAMATTINA
La notte del primo novembre del 2007, Meredith Kercher, 22 anni, studentessa universitaria inglese viene uccisa nella sua casa di Perugia. Cinque giorni dopo vengono arrestati la sua coinquilina, la studentessa americana Amanda Knox, il fidanzato Raffaele Sollecito, e il gestore del pub dove lavora Amanda, Patrick Lumumba che poi sarà prosciolto. Pochi giorno dopo finisce in carcere anche Rudy Guede, per omicidio e violenza sessuale. Sarà condannato a 30 anni - ridotti a 16 in Appello - mentre Amanda e Raffaele vanno a dibattimento. Nel dicembre del 2009 la Corte d’Assise di Perugia condanna Amanda a 26 anni e Raffaele a 25. Nell’ottobre di due anni dopo in appello sono entrambi assolti. Amanda torna in America, Raffaele si trasferisce a Verona dove riprende gli studi. Ma la sentenza viene impugnata dalla Procura Generale di Perugia.