Andy Mukherjee, La Stampa 26/3/2013, 26 marzo 2013
L’ABBANDONO DEI PRESTITI IN CAMBIO DI PEGNI IN ORO E’ IL "JINGLE MAIL" INDIANO"
Che la passione per l’oro degli indiani sia dovuta alla tradizione piuttosto che all’interesse finanziario è un mito ormai svanito. Il calo dei prezzi ha spinto a rompere un tabù culturale e ad abbandonare questa garanzia. Il fenomeno è definito “jingle mail”, nato quando Manappuram Finance, un istituto di credito attivo in questo settore, ha dichiarato una possibile perdita trimestrale dovuta all’inadempienza di un numero sempre maggiore di clienti. Le azioni dell’istituto di credito quotato alla Borsa di Mumbai sono calate del 31% in soli tre giorni. Questo crollo vertiginoso è stato in parte dovuto ad alcune preoccupazioni per una fuga di notizie che vedeva un cambio di orientamento della banca - notizia che Manappuram ha smentito. Tuttavia è evidente che l’istituto di credito ha sottovalutato la reazione dei clienti. Il prestito in cambio di oro è una pratica frequente, soprattutto tra coloro che hanno difficoltà ad accedere ai prestiti convenzionali.
Il mercato ufficiale dei prestiti in cambio di oro ha una disponibilità di circa 30 miliardi di dollari; tuttavia, il mercato informale, dominato dai banchi dei pegni, probabilmente lo supera di parecchio. Nel quarto trimestre del 2011, alcune società si offrivano di prestare 100 dollari in cambio di gioielli valutati solamente 110 dollari. Lo scorso anno, la Banca centrale indiana ha tentato di arginare i rischi, ponendo alle società finanziarie un tetto massimo nella concessione di prestiti del 60% del valore dell’oro tenuto come garanzia. Ma la manovra ha avuto come conseguenza la diffusione di prestiti sommersi. Gli istituti di credito hanno quindi molta poca scelta, se non tenersi le garanzie, e incassare il colpo. Il fallimento in corso dimostra che qualsiasi manovra potrebbe essere piena di rischi. Non sono i mutuatari subprime a rappresentare una minaccia per il sistema. Questi, infatti, agiscono semplicemente nel proprio interesse. È piuttosto la capacità degli istituti di credito di agire nell’interesse dei propri azionisti che non può affatto essere data per scontata.