A. Mala., La Stampa 26/3/2013, 26 marzo 2013
FRACCARO: "I DISSIDENTI? QUALCUNO HA SBAGLIATO MA NON CAPITERA’ PIU’"
Talebani del MoVimento. Uno è il trevigiano Riccardo Fraccaro. Cittadino-parlamentare neoeletto segretario della Camera. Trentadue anni, laurea in legge (tesi in diritto internazionale dell’ambiente) parla con attenzione, misurando i toni, come se stesse governando il fuoco di un camino immaginario. Momento delicato.
Riccardo Fraccaro, offeso?
«Da che cosa?».
Da Grillo che sale al Quirinale senza neanche passare a salutarvi.
«E quale sarebbe il problema?».
Non avrebbe dovuto almeno dirvi: buongiorno?
«Forse. Ma quello per Beppe era uno sfizio».
Scusi?
«Ce l’aveva spiegato l’ultima - e unica - volta che ci siamo visti che a lui piaceva l’idea di andare dal Presidente. Il MoVimento è nato grazie a lui, mi pare che fosse un’aspettativa legittima».
L’orgoglio (vanità) è legittimo. La condivisione non dovrebbe essere necessaria?
«Lo diciamo. Non dimentichiamo che ogni atto creativo in fondo è antidemocratico. E lui il MoVimento l’ha creato. Poi però ci lascia camminare da soli. Siamo noi a scegliere».
Ecco, visto che tocca a voi: che cosa scegliete?
«Stiamo parlando del governo?».
Esatto.
«La nostra linea non si è mai spostata di un centimetro. Non daremo la fiducia a Bersani. Né a nessuno dei vecchi partiti».
Non date quell’impressione.
«Curioso. Perché io ai nostri incontri sono sempre presente e non c’è nessuno a mettere in discussione le linee di fondo. D’altra parte noi esistiamo assieme o non esistiamo».
Al Senato avrebbe votato per Grasso?
«No».
Chi l’ha fatto ha sbagliato?
«Sì. C’era una decisione della maggioranza. Andava rispettata. Ma c’è stata confusione nella comunicazione. Lo abbiamo capito. I tempi per decidere erano stretti, qualcuno è stato travolto dall’emotività. Capita. O meglio: è capitato. Non capiterà più».
Dissenso vietato?
«Ma che c’entra? Banalmente c’è un codice interno. Dice una cosa ovvia: decide la maggioranza. Sennò salta tutto per aria. È la nostra pietra angolare. Tra l’altro fidarsi di questi partiti è impossibile».
Nemmeno se si impegnano sui punti del vostro programma?
«Hanno avuto vent’anni per fare una lunga serie di cose che hanno trascurato. Però nelle commissioni si può cominciare a intervenire. Se fanno atti concreti noi ci siamo».
Prima vedere cammello.
«Davanti ad alcuni atti concreti potremmo riflettere su un atteggiamento diverso. Il Parlamento è organizzato per lavorare. Sfruttiamolo. Per alcune riforme bastano pochi giorni».
Il modello Sicilia.
«Il modello M5S».
Perché quello che fate sull’isola non potete farlo nel resto del Paese?
«Perché in Sicilia non era necessaria la fiducia preventiva».
Non l’avrebbe votata neppure lì?
«Proprio no. Le ho detto che la coerenza viene prima di tutto».