Avvenire 26/3/2013, 26 marzo 2013
DAL 1960 UNO «STATO FALLITO»: DITTATORI, GOLPE, GUERRIGLIA FRA TRAFFICI DI ARMI E URANIO
La Repubblica Centrafricana, è un piccolo Stato (3milioni 700mila abitanti), tra i più sottosviluppati al mondo nato nel 1960 con l’indipendenza dall’Africa equatoriale francese. Famosa per la crudeltà di JeanBédel Bokassa (colonnello dell’esercito che nel 1965 rovescio il regime di David Dacko e che conservava congelati i corpi dei suoi rivali) che nel 1976 arrivò a proclamare la nascita dell’Impero centroafricano. L’era di Bokassa finì nel 1979 con il ritorno al potere di Dacko che due anni dopo fu a sua volta deposto da André Kolingba, il primo a indire elezioni presidenziali multipartitiche.
Una riforma che non cambiò la sorte di Stato fallito della Repubblica centrafricana: Kolingba fu sconfitto al primo turno da Ange-Felix Patassé che dovette sedare numerose contestazioni che culminarono nel 1997 in una serie di scontri e saccheggi sedati a forza dall’esercito. L’ordine fu ristabilito da una coalizione internazionale di Stati africani francofoni finanziata da Parigi. Patassé, riconfermato nelle elezioni del 1999 nonostante le accuse di frodi, fu spodestato nel 2003 da un colpo di Stato e finì per trovare rifugio in Togo. Due anni dopo Françis Bozizé venne eletto presidente subito dopo aver proceduto a una purga di tutti gli elementi vicini a Patassé. In quei mesi nel Nord del Paese inizia la guerriglia, mentre il Paese diviene sede di commercio di armi illegali oltre che di uranio, di cui il Paese è ricco. Alcuni progressi nel controllo del Paese da parte del governo si registrano a partire dal 2008 quando viene firmato un accordo con la guerriglia, me nel 2012 la nuova coalizione Seleka si organizza e riprende la lotta armata.