www.cinquantamila.it, 26 marzo 2013
FIOR DA FIORE USCITO SUL FOGLIO DEL 25 MARZO 2013
Cinquantamila.it
domenica
17 marzo
Boldrini 1 Laura Boldrini, nata a Matelica, provincia di Macerata, figlia di un’insegnante d’arte poi diventata antiquaria e di un avvocato che amava la campagna e la musica classica e spesso si esprimeva a tavola in latino e in greco. Cresciuta nella parrocchia di San Filippo, presa la maturità, contro il volere del padre partì per il Venezuela, a lavorare in una “finca de arroz”, un’azienda di riso. La misero in ufficio: «Ma io volevo conoscere la vita nei campi: rimasi lì tre mesi, per capire come vivono i contadini in quella parte del mondo». Rientrata in Italia, si iscrisse a Giurisprudenza alla Sapienza, a Roma. Laurea con 110, tesi sul diritto di cronaca. Mentre studiava, lavorava all’Agenzia italiana stampa e migrazione (Stella, CdS).
Boldrini 2 «Entrata come giornalista alla Rai, mollò tutto nell’89, quando aveva 28 anni, vincendo un concorso dell’Onu per Junior Professional Officer: “Ho lavorato cinque anni alla Fao, poi il capo ufficio stampa del Pam, il Programma alimentare mondiale, mi chiamò per chiedermi se conoscevo qualcuno che curasse i rapporti con la stampa italiana e mi proposi”. Era sposata, allora. E incinta: “Stavo aspettando mia figlia, Anastasia, mi ricordo che mi presentai al colloquio con la pancia». Nel febbraio del 1998, la destinazione definitiva: portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati» (ibidem).
Pane Secondo la Coldiretti 21 milioni di italiani si fanno in casa yogurt, pane, gelato e conserve. Di questi, 11,2 milioni dichiarano di farlo regolarmente. Un’altra stima racconta che il 44% della popolazione ama cenare da genitori e parenti e preferisce sempre più a una cena fuori una pasta casalinga con gli amici (Proietti, CdS).
Lumache Quando vuole rilassarsi la Merkel va nel giardino di casa sua nell’Uckermark, in Brandeburgo, a coltivare fragole e patate. Il cavolfiore no «perché richiede troppe cure e attira troppe lumache» (Alviani, Sta).
lunedì 18 marzo
Scenari Un documento di Crédit Agricole su ciò che la grande finanza si aspetta dalla politica italiana. Lo scenario più probabile (25%) prevede che non si farà alcun governo, ci saranno nuove elezioni e ancora ingovernabilità. Risultato: spread a 500, con tassi dei Btp a circa 6,50%. Se le elezioni finiscono bene (cioè, nell’ottica dei mercati, con Monti-Bersani) lo spread scende a 150, ma le probabilità, secondo lo studio, sono del 20%. Tutte le altre ipotesi (Bersani-Berlusconi, Bersani-Grillo) sono più remote e danno, in termini di spread, risultati peggiori. Lo sviluppo più probabile, per gli scommettitori della grande finanza, sono nuove elezioni a breve scadenza: 45% di probabilità. Lo scioglimento del Parlamento appena eletto sarebbe il primo scossone allo spread, che salirebbe a 400 punti (cioè un tasso del 5,50%). Fra la grande coalizione Bersani-Berlusconi e quella Bersani-Grillo, invece, più probabile la prima: 30% contro 25%. La reazione dei mercati, però, sarebbe diversa. Mentre un accordo Pd-Pdl lascerebbe, almeno all’inizio, lo spread ai livelli attuali, un accordo fra Pd e M5S sarebbe accolto con grande diffidenza dall’alta finanza e i tassi salirebbero di circa 50 punti. Comunque in nessuno dei due casi si prevedono le riforme strutturali che la grande finanza ritiene necessarie. Al massimo, un mantenimento della disciplina fiscale di Monti e una nuova legge elettorale (20% di probabilità con Berlusconi e 15% con Grillo). In tutt’e due i casi, la presenza comunque di un governo allenterebbe la pressione dei mercati e lo spread scenderebbe a 200 punti (Ricci, Rep).
Stampa «L’ho sempre detto: a est non c’è libertà di stampa, a ovest non c’è libertà dalla stampa» (Martina Navratilova) (Audisio, Rep).
martedì 19 marzo
Temperatura Mark Zuckerberg fa lavorare i suoi dipendenti con una temperatura di 15 gradi, convinto che al freddo si produca di più. Una ricerca fatta dalla Cornell University stabiliva diversamente: a 25 gradi il margine di errore nei compiti svolti da un lavoratore è del 10%, contro il 25% a 20 gradi (Agnese, CdS).
Gradi A casa sua il discesista Kristian Ghedina pretende che la temperatura non superi mai 8 gradi. Famoso il segretario di lungo corso del Quirinale Gaetano Gifuni, allergico agli spifferi anche d’estate, il quale ammoniva con un «guaglio’, vu’ mi volete accidere» i commessi, che si precipitavano a chiudere porte e finestre al suo passaggio (ibidem).
Sonno/1 Leonardo da Vinci dormiva quindici minuti ogni due ore, Charles Dickens, Caterina di Russia, Alexander Dumas, Thomas Edison, Salvator Dalì potevano fare quasi a meno di dormire. Per Napoleone erano sufficienti quattro ore (per le donne, affermava, ce ne volevano cinque, per gli imbecilli sei) (Tognotti, Sta).
Sonno/2 Medici e scienziati dicono che ormai l’insonnia è un’epidemia che colpisce circa il 45% della popolazione mondiale (ibidem).
mercoledì 20 marzo
Felicità L’Onu ha fissato per il 20 marzo la Giornata Internazionale della Felicità. L’idea è venuta partendo dalla consapevolezza che i soldi non fanno la felicità (Castagneri, Sta).
Buthan Il caso del Bhutan, fazzoletto di terra di 650mila abitanti tra le vette dell’Himalaya. Dal 1972 il piccolo Stato asiatico attua un sistema di sviluppo innovativo, che cerca non tanto di favorire la crescita economica ma di puntare all’incremento della felicità degli abitanti. È qui che nasce il concetto di Felicità interna lorda come misura alternativa al Pil (ibidem).
giovedì 21 marzo
Manganelli È morto a Roma, dopo lunga malattia, Antonio Manganelli, capo della Polizia. Da febbraio era ricoverato all’Ospedale San Giovanni di Roma per la rimozione di un ematoma cerebrale. Nato ad Avellino l’8 dicembre 1950, «il padre impiegato dell’Inps, la mamma insegnante e la vita sonnacchiosa della provincia, gli studi al liceo e la passione giovanile per la musica. Anni Settanta, i ragazzi suonavano tutti. Manganelli in un gruppo che si chiamava “I Robin’s”. Serate in Costiera amalfitana e localetti di studenti. “Ma Antonio voleva fare il poliziotto, era la sua passione”, ricorda un amico di quegli anni. Addio rock e beat» (Fierro, Il Fatto Quotidiano). Laureato in Giurisprudenza a Napoli, specializzato in Criminologia a Modena, considerato da Falcone il poliziotto delle indagini «perfette», aveva cominciato sulla strada: a 25 anni vicecommissario a Firenze alla diurna e notturna, le volanti dell’epoca. «In Toscana sono gli anni dei sequestri di persona dell’Anonima Sarda, lui riesce a riportare tre o quattro rapiti a casa. Gli chiedono di andare al Nucleo Anticrimine dove al vertice brilla già la nuova star della polizia italiana, un giovanissimo Gianni De Gennaro che stava iniziando la sua inarrestabile scalata. E insieme ai due Alessandra Pansa, raffinatissimo investigatore anche lui. E Nicola Cavaliere, un altro della “squadra”. Cominciano tutti insieme con la banda della Magliana. Ma poi - è già il 1984 - arrivano alla mafia siciliana» (Bolzoni, Rep). Quando nel 1986 Antonino Calderone, boss sconfitto della mafia catanese, «decise di saltare il fosso, si trovò di fronte proprio Manganelli. “Lei, dottore, è sposato?”. Il poliziotto rispose brusco di no. “E allora, mi ascolti bene da questa sera lei ha una moglie e tre figli. Si sente in grado di salvarmeli questi tre piccoli e questa donna?”. Manganelli gli strinse la mano: “Le do la mia parola”. Calderone si fidò e un giorno si presentò davanti a una corte di giustizia: “Mi chiamo Antonino Calderone, ho 56 anni e ho molte cose da dire su Cosa nostra”» (Fierro). Grazie a quella collaborazione fu arrestato Nitto Santapaola. «Ma la più grande soddisfazione dello sbirro che lavorava con Falcone, fu la cattura di Tommaso Buscetta in Brasile. La foto che ritrae il “boss dei due mondi” sulla scaletta dell’aereo atterrato a Ciampino è del 1983 ed è già un pezzo di storia d’Italia» (Fierro). Prima di diventare vicecapo della Polizia (2000) sotto De Gennaro, fu alle questure di Napoli e Palermo. «Luglio 2001, G8 di Genova, giorni di massacri. La polizia italiana, spinta dalla peggiore destra che il Paese ha visto al governo, inaugurò la triste stagione della “macelleria messicana”. Manganelli in quei giorni non c’è, il vicecapo della Polizia è in ferie. Nessun cronista, neppure quelli che riteneva più fidati, è mai riuscito a strappargli di bocca una spiegazione. Di quei giorni neri Manganelli parlò dopo la sentenza per i massacri alla Diaz scusandosi a nome di tutti i poliziotti italiani» (Fierro). Nel 2012 scrive una lettera di scuse a Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi ucciso nel 2005 in un controllo di polizia. «È morto Manganelli. A me dispiace sinceramente e mando un abbraccio alla sua famiglia», ha detto la signora Patrizia» (Fierro).
Parole Analizzando la frequenza di certe parole si è potuto vedere che le canzoni rock americane dagli anni Ottanta usano spesso la parola “io”, poco il “noi” e sono sempre più ricche di “odio”, “uccidere” e “vaffanculo” (Dusi, Rep).
Don Matteo Rabbia di Gubbio verso Spoleto perché lì si sposteranno, dopo più di dieci anni, le riprese di Don Matteo con Terence Hill.
Controfigure Nel film Psycho, per fare le controfigure della madre di Norman Bates, Hitchcock usò tre attrici diverse, tra cui una nana. La sua voce era un mix di tre doppiatori diversi, due femminili e una maschile (aneddoto raccontato nel libro L’incredibile storia di Psycho di Stephen Rebello) (Morreale, Rep).
venerdì 22 marzo
Freccia Pietro Mennea, nato a Barletta il 28 giugno 1952, soprannominato “la freccia del sud”, è morto ieri mattina in una clinica di Roma (nello stesso giorno in cui morì la madre). Da otto mesi lottava contro un tumore. Solo la moglie, Manuela Olivieri, e pochissimi parenti, sapevano della sua malattia. A chi l’aveva cercato nell’ultimo mese, aveva detto: «Ho un po’ di febbre». Camera ardente nel salone d’onore del Coni, funerali nella basilica di Santa Sabina, sull’Aventino.
Orologio Terzo dei cinque figli nati da un sarto e una casalinga. Suo padre gli cucì i primi pantaloncini. Studi all’Istituto per ragionieri “Michele Cassandro” di Barletta. Carlo Vittori prese ad allenarlo dopo averlo visto correre nel 1969 ad Ascoli: «Avevo capito che era una forza della natura. Lo conobbi nel 1970, quando il suo allenatore, Mascolo, lo aveva portato a Formia. Era davvero un martello pneumatico. Se per caso arrivavo con cinque minuti di ritardo all’allenamento, si faceva trovare con il dito indice che batteva sull’orologio. E questo accadeva anche dopo dieci anni di attività».
Stradone Leggenda vuole che il quindicenne Pietro, su uno stradone del suo paese, sfidasse in velocità una Porsche color aragosta e un’Alfa Romeo 1750 rossa: e che sui 50 metri fosse riuscito a battere l’una e l’altra (Di Stefano, CdS).
Record L’esplosione a Milano nel giugno 1972: all’Arena corre i 100 in 10’’ e i 200 in 20’’2 eguagliando due record europei. Non si ferma più: «Ai Giochi di Monaco vince il bronzo nei 200, alle spalle di Borzov e Black. Il 1974 è l’anno dell’oro europeo nei 200 a Roma, dove vince anche l’argento nei 100 e nella 4x100, e nel 1975 si mette alle spalle il mito di Borzov, perché lo batte in Coppa Europa a Nizza nei 200». Ai Giochi di Montreal (1976) arriva quarto. Batte il campione olimpico giamaicano Quarrie a Milano, il 2 luglio del 1977 (20’’11). «Il 1978 è l’anno dei tre ori europei: quello dei 400 al coperto a Milano; quelli dei 100 e dei 200 a Praga, quando corre 10 volte in sei giorni. (...) Il 12 settembre 1979, a Città del Messico, diventa l’uomo più veloce del mondo: il record dei 200, 19’’72, resiste fino al 1996 (Michael Johnson). Un momento di rara e infinita felicità, persino superiore al suo capolavoro, quello dell’oro olimpico di Mosca (28 luglio 1980). Otto mesi dopo annuncia il ritiro dalle corse. Ma torna nell’agosto 1982 e si prepara a vincere l’argento della 4x100 e il bronzo nei 200 nella prima edizione del Mondiale, a Helsinki: ha 31 anni. Nel 1984, corre la sua quarta Olimpiade (settimo nei 200) e negli States cerca di sapere qualcosa sul doping (“ero andato dal dottor Kerr per capire”), prima di smettere e di ritornare per correre nel 1988 a Seul, eliminato al secondo turno» (Monti, CdS). Poi inizia un’altra vita: studia e prende quattro lauree (Scienze politiche, Giurisprudenza, Lettere e Scienze motorie); apre uno studio di commercialista e poi di avvocato; si impegna in politica (è nel Parlamento Europeo dal 1999 al 2004); fa il professore universitario; scrive venti libri.
Voi Con l’allenatore Vittori si sono sempre dati del voi (Audisio, Rep).
Cranio Gianni Brera gli si avvicinò alle Olimpiadi di Monaco del 1972, gli toccò il cranio e sentenziò: «I tuoi avi venivano certamente dalla Mesopotamia». Risposta: «Vedrò di informarmi, per adesso sono fermo a Barletta» (Di Stefano, CdS).
Allenamento Il piano di allenamento di Mennea: almeno 5 ore al giorno per 14 allenamenti settimanali, 350 giorni all’anno, per un totale di 1.750 ore. Due ore di lavoro con i pesi al mattino; al pomeriggio altre tre ore in pista, dando vita a serie interminabili di ripetute alattacide, anche 20 volte i 60 metri divisi in quattro serie da cinque; poi la parte finale, quella lattacida, più tosta, con tre triplette su distanze comprese fra i 150 e i 250 metri. Restano da aggiungere i 20 minuti di riscaldamento. Gli altri sprinter italiani che si preparavano con lui dopo pochi mesi si arresero, e fu costretto a farsi tirare la volata dall’allenatore in Vespa (Rondelli, CdS).
Acqua Stava a Formia pure a Natale e Pasqua. Racconta: «Da solo. Vent’anni ad acqua minerale, e nemmeno gassata, il professor Vittori non voleva». A volte, all’hotel Miramare, organizzavano pranzi di nozze e lui faceva fuori i resti. Adorava la pasta al forno (Audisio, Rep).
Acciaio Secondo Nazareno Rocky Rocchetti, fisioterapista di fiducia, il segreto di Mennea era la capacità di recupero: «Dopo sedute estenuanti, il giorno dopo era subito pronto a lavorare. Merito di un fisico d’acciaio, ma anche della sua professionalità nella cura del corpo. Tutte le sere finivo di massaggiarlo non prima delle 23. E poi di corsa a letto. Come lui non ne ho visti più» (Rondelli, CdS).
Seta «Pietro aveva muscoli di seta» (Vittori) (Romeo, Sta).
Chili Non pesò mai più di 67 chili (Sisti, Rep).
Bianco e nero Lo presentarono come l’uomo più veloce della terra a Mohammad Alì che sorpreso gli disse: «Ma tu sei bianco». Risposta: «Sì, ma sono nero dentro» (Audisio, Rep).
Tormento Non andò mai d’accordo con Livio Berruti e una volta, nel 1979, arrivarono quasi alle mani: «Mennea rinunciò ad andare a correre a Zurigo. In un’intervista al Giorno dissi che aveva paura di essere battuto dagli americani. Si offese. Dopo qualche giorno, a Formia, venni fisicamente assalito dal fratello di Mennea, mentre lui mi insultava con la bava alla bocca. Schivai un pugno». Anni dopo Gianni Minà in Rai provò a fargli fare pace: «Mennea in quell’occasione mi regalò una maglia incellophanata, dicendo che era quella dell’Olimpiade di Mosca. A casa, quando la aprii, mi accorsi che non era vero: era una qualsiasi maglia azzurra da gara. Raccontai a un giornalista che non aveva mantenuto la promessa, e quello lo scrisse. Mennea mi querelò». Dice Berruti: «Io ero Platone, lui Aristotele: agli antipodi. Del tormento ed estasi di Michelangelo, Mennea era solo tormento» (a Gaia Piccardi, CdS).
Cameriere Bolt gli piaceva e lo studiava come se avesse dovuto affrontarlo in gara: «Lo attaccherei all’uscita della curva, il punto dove è più sacrificato, dove si esprime di meno. È un uomo da rettilineo. Ma meglio lui che Michael Johnson che, con tutto il rispetto, correva da cameriere» (Audisio, Rep).
Treno Le Ferrovie hanno deciso che il primo Frecciarossa 1000 che martedì uscirà dalla fabbrica Ansaldo Breda si chiamerà Pietro Mennea: va a 400 chilometri orari ed è il treno più veloce d’Europa.
Sogni «La fatica non è mai sprecata. Soffri, ma sogni» (Mennea).
Sabato 23 marzo
Tedeschi Indagine resa nota ieri dalla Bundesbank: una famiglia tedesca dispone in media di 51.400 euro, mentre una famiglia in Francia ha in media 114mila euro, in Italia 164mila e in Spagna addirittura 178mila. La Bundesbank ha spiegato che in Germania il 10% delle famiglie possiede il 60% della ricchezza della nazione, mentre il 73% delle famiglie ha risorse inferiori alla media. Secondo la Bundesbank «la debolezza del ceto medio tedesco ha a che fare con la proprietà degli immobili». Solo il 44% dei tedeschi è proprietario di una casa, contro il 58% dei francesi, il 68% degli italiani e l’83% degli spagnoli.
Inglesi Gli italiani hanno un’aspettativa di vita di 81,5 anni e sono secondi al mondo dopo i giapponesi (82,6 in media). Gli inglesi, che vivono un anno e mezzo di meno degli italiani, si sono un po’ irritati e hanno fatto notare che da noi si beve e si fuma molto, e dunque non si spiegano i risultati della ricerca Lancet. Stefania Salmaso, dirigente dell’Istituto superiore di sanità, spiega che il successo italiano è nell’alimentazione, ricca di verdure e frutta, nell’uso dell’olio al posto del burro, nelle bevute rappresentate solo dal bicchiere di vino nei pasti e non nelle sbronze micidiali degli inglesi (Bocci, Rep).
Irpef Statistiche delle dichiarazioni Irpef per il 2011: su 41,3 milioni che hanno presentato la documentazione, uno su due ha un reddito annuo che non supera i 15.000 euro. Pochi coloro che dichiarano più di 100mila euro: 428.032, pari all’1% di tutti i contribuenti.
Daria Egidi
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