Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  marzo 25 Lunedì calendario

CHI SONO I BRICS MOTORI DEL MONDO

Domani e mercoledì a Durban, in Sudafrica, si tiene il quinto summit dei Paesi «Brics». Quali sono e cosa rappresentano?

Brics è una sigla che sta a indicare un gruppo di Paesi che include Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. L’ultimo, questo, ad essere entrato nel club «inventato» nel 2001 dall’economista inglese Jim O’Neill, oggi presidente di Goldman Sachs Asset Management, per individuare i nuovi motori dell’economia mondiale del XXI secolo.

Che cosa li accomuna?

Sono economie differenti tra loro, ma tutte caratterizzate dal fatto di essere in forte crescita e sufficientemente grandi anche dal punto di vista demografico (riuniscono più del 42% della popolazione mondiale) da poter rappresentare ciascuna tra il 3 e il 5% o più del Pil mondiale. Già nel 2003 O’Neill preconizzava che tutti insieme - Sudafrica escluso - i Paesi Brics entro il 2040 supereranno i sei Paesi più industrializzati del mondo in termini di Pil. Del resto non solo la Cina, anche Brasile, India e Russia sono già tra le prime dieci economie mondiali in termini di Pil.

Come procede il loro sviluppo in tempi di crisi?

Tra il 2001 e il 2010 il loro Pil è cresciuto oltre le attese: +8,1% medio annuo. Ha nettamente superato la media mondiale del 3,5%, l’anemico +1,2% dell’Area Euro e il +1,6% degli Stati Uniti. Nonostante un rallentamento di un Paese chiave come il Brasile, che nel 2012 ha fatto appena un +0,9%, l’anno scorso il gruppo dei Brics è salito del 5,8%, dopo il +7,7% dell’anno precedente.

Cosa riserveranno queste economie per il futuro?

Le ultime elaborazioni di Goldman Sachs stimano che tra il 2011 e il 2020 i Brics cresceranno mediamente del 6,6% contro il 4,2% mondiale e l’1,5% dell’Area Euro. Si attende in particolare un rallentamento della Cina, peraltro auspicato dallo stesso governo di Pechino, e un’accelerazione del Brasile.

Di cosa si discuterà a Durban?

Interverranno almeno 16 capi di Stato africani. Il tema dell’incontro sarà «Brics e Africa - una partnership per l’integrazione e l’industrializzazione». Si parlerà dunque della collaborazione tra le nuove superpotenze economiche e quella che da tempo viene considerata la terra promessa dell’economia mondiale, l’Africa appunto. Ma l’attenzione si concentrerà anche (e soprattutto) sulla creazione di una nuova banca.

Di quale banca si tratta?

È molto probabile che nel corso del summit si procederà al varo di una vera e propria «Banca dei Brics», un nuovo «braccio finanziario» comune di questi Paesi che potrebbe divenire operativo il prossimo anno. La sua dotazione iniziale dovrebbe essere di circa 50 miliardi di dollari.

Quale sarà la funzione di questa Brics Bank?

Potrebbe diventare un interlocutore alternativo alla Banca Mondiale e alle banche regionali dedicate allo sviluppo. Il suo scopo dovrebbe essere quello di procurare i capitali necessari per grandi progetti infrastrutturali e per approfondire - scommette lo stesso O’Neill - i collegamenti commerciali e finanziari tra i paesi del club.

Sono tutti d’accordo sulla creazione di questo istituto?

Ad avere un ruolo da protagonista in quest’operazione sarà la Cina che con il suo Pil da oltre 8 mila miliardi di dollari pesa quanto tutti gli altri Brics messi insieme, con il Sudafrica a far da fanalino di coda a 400 miliardi di dollari. La Russia appare la più scettica (se non contraria) riguardo all’operazione. Chi invece punta molto su questa evoluzione economica dei Brics è il Sudafrica, ultimo entrato nella cerchia anche in virtù del suo ruolo da regista in un prossimo sviluppo africano.

Che ruolo può avere la banca per l’Africa?

Anche attraverso la nuova istituzione finanziaria, il Sudafrica può giocare un ruolo da motore per lo sviluppo del continente africano. Ma l’influenza della Cina all’interno dei Brics potrebbe rilanciare le polemiche a proposito delle tentazioni neocolonialistiche di Pechino.

Perché si parla di neocolonialismo cinese?

Perché negli interscambi tra la Cina e l’Africa - passati dai 10 miliardi del 2000 ai 160 del 2011 - in molti leggono la volontà cinese di utilizzare il continente come magazzino di materie prime e luogo per delocalizzare le produzioni (anche la Cina delocalizza!), senza in realtà contribuire allo sviluppo africano. Nel meeting, a cui parteciperà il presidente cinese Xi Jinping, potrebbe emergere anche un tema valutario.

Cosa c’entrano le monete?

Fin dal primo incontro tra i Brics promosso dal presidente russo Vladimir Putin (che pure sarà a Durban), il tema di una possibile piattaforma alternativa al dollaro non è mai venuta meno. Ora che l’interscambio tra i cinque Paesi è passato dai 27 miliardi di dollari del 2002 a 282 miliardi che nel 2015 saranno 500, potrebbe tornare d’attualità.