Andrea Tornielli, La Stampa 25/3/2013, 25 marzo 2013
ROSA MARGHERITA LA NONNA "TEOLOGA" DI FRANCESCO
Com’è ormai solito fare quasi sempre, da pastore abituato a predicare a braccio, anche ieri Papa Francesco ha sollevato gli occhi dal testo e dopo aver citato tra le «ferite» che «il male infligge all’umanità» anche la «sete di denaro» ha detto: «Mia nonna diceva sempre a noi bambini: il sudario non ha tasche!». Gli averi accumulati li dobbiamo lasciare, non ci accompagnano nell’ultimo viaggio. Così, fatto alquanto inusuale per una messa papale in piazza San Pietro, anche la nonna del Pontefice conquista una citazione nell’omelia della Domenica delle Palme.
Francesco si riferiva alla mamma di suo padre, Rosa Margherita Vasallo, nata nel 1884 in Valbormida, sposatasi a Torino con Giovanni Bergoglio. Dalla loro unione nel 1908 era nato il padre del Papa, Mario. Nel gennaio 1929 i Bergoglio, lasciato Portacomaro, erano sbarcati a Buenos Aires, per ricongiungersi agli altri familiari già emigrati in Argentina. La signora Rosa, nonostante l’aria calda e carica d’umidità - nell’emisfero Sud in gennaio è piena estate - portava un cappotto col collo di volpe, fuori luogo per quelle temperature. Nella fodera c’erano i proventi della vendita dei beni di famiglia.
Il piccolo Jorge, nato nel dicembre 1936, era cresciuto passando parte della giornata a casa dei nonni, che gli avevano trasmesso un po’ di piemontese e soprattutto la fede cristiana. In un’intervista radiofonica rilasciata lo scorso novembre alla radio della parrocchia della villa 21 di Barracas, una delle baraccopoli povere di Buenos Aires, il futuro Papa aveva detto: «Chi mi ha insegnato a pregare è stata mia nonna. Lei mi ha segnato molto nella fede e mi raccontava le storie dei santi».
Qualche anno fa, in un intervento televisivo sul canale EWTN, visibile ora nel sito web cantualeantonianum.com, il cardinale Bergoglio aveva ricordato: «Una volta, quando ero in seminario, mia nonna mi disse: “Non ti dimenticare mai che stai per diventare un sacerdote e la cosa più importante per un sacerdote è celebrare la messa” e mi raccontò di una madre che a suo figlio - il quale era un prete veramente santo disse: “Celebra la messa, ogni messa, come se fosse la prima e l’ultima”».
Nel libro-intervista «El Jesuita», il cardinale Bergoglio aveva raccontato di tenere ripiegato all’interno del breviario, il libro di preghiere in due tomi che porta sempre con sé anche durante i viaggi, proprio uno scritto della nonna. Si tratta di un piccolo testamento lasciato ai nipoti Bergoglio, nel quale si legge: «Che questi miei nipoti, ai quali ho dato il meglio del mio cuore, abbiano una vita lunga e felice, ma se in qualche giorno il dolore, la malattia, o la perdita di una persona amata li riempia di sconforto, ricordino che un sospiro al Tabernacolo, dove c’è il martire più grande e augusto, e uno sguardo a Maria ai piedi della croce, possono far cadere una goccia di balsamo sopra le ferite più profonde e dolorose».
Nel suo primo Angelus, domenica 17 marzo, Papa Francesco aveva citato un’altra anziana signora, che non era sua nonna ma l’aveva chiamata così secondo l’usanza argentina. Era una vecchia che si era andata a confessare da lui, vescovo, e gli aveva detto: «Se il Signore non perdonasse tutti, il mondo non esisterebbe». Bergoglio all’Angelus aveva commentato: «Mi venne voglia di domandarle: mi dica signora, lei ha studiato alla Gregoriana?». Ci si dovrà abituare, dunque, a queste citazioni così vicine alla fede dei semplici, efficaci e comprensibili da tutti, che punteggiano i suoi discorsi e le sue omelie. E che caratterizzano lo stile di un Papa rimasto se stesso, anche nella regola di vita improntata alla sobrietà: Francesco si è fatto recapitare dall’Argentina un paio di vecchie scarpe nere appena fatte risuolare, come ha raccontato alla rubrica «A Sua immagine» di RaiUno Virgina Bonar, una collaboratrice dell’ormai ex arcivescovo di Buenos Aires.