Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 25/03/2013, 25 marzo 2013
IL CASO DEI MARÒ IN INDIA PER FAVORE, RACCONTATECI TUTTO
Dire che il caso dei due fucilieri di Marina lasci sconcertati è dire poco. Davvero il governo pensa di poter essere credibile dopo che, a distanza di pochi giorni, ha sconfessato se stesso, scadendo in una farsa, con la giustificazione della «garanzia» che non c’è rischio di pena di morte? Tra l’altro, non si può certo dire che l’atteggiamento delle autorità indiane, finora, sia stato così rassicurante. La verità è che già dall’inizio sono emersi errori madornali nel gestire la vicenda, che invece sono stati trascurati anche dalla stampa. In primo luogo, non si comprende perché il capitano del mercantile, ignorando le leggi tra gli Stati, abbia deciso di fare rotta per il porto indiano quando la nave si trovava in acque internazionali al momento del fatto. Davvero singolare! Sembra poi che i vertici della Marina non abbiano saputo o voluto manifestare con decisione la propria contrarietà a tale assurda scelta. Inoltre, perché i due fucilieri si sono lasciati convincere A scendere a terra? Chi li ha convinti? Intanto, sono queste, credo, le domande da cui bisognerebbe partire, prima di fare discorsi alati.
Renato Lorena
relo.spe@libero.it
Caro Lorena, esistono altri quesiti sui quali non è stata fatta chiarezza. È ora che il governo italiano vada al di là delle dichiarazioni del ministro degli Esteri in Parlamento e pubblichi su questa vicenda un «Libro bianco», vale a dire una raccolta di documenti da cui risulti con maggiore chiarezza quali siano i termini della questione. Ecco alcuni dei punti su cui vorremmo essere meglio informati.
Il luogo dell’incidente. Dov’era esattamente la nave italiana quando i due sottufficiali di Marina hanno sparato? Dov’era il peschereccio indiano? Se un omicidio si consuma là dove è la vittima (come ha scritto recentemente Roberto Toscano su La Stampa), non è indifferente sapere dove fosse il peschereccio. Né l’una né l’altra imbarcazione erano probabilmente nelle acque territoriali indiane. Ma esiste anche una zona economica esclusiva che si estende per duecento miglia oltre la costa. Vorremmo sapere quali sono, all’interno di questa zona, i diritti e le prerogative dello Stato che ne è responsabile.
Mancato ritorno dei sottufficiali in India dopo la seconda licenza. È stato detto che la decisione dei due ministeri maggiormente interessati (Esteri e Difesa: il governo, a quanto pare, è stato informato molto sommariamente) sia dovuta al timore di una condanna a morte. Vorremmo sapere perché il problema non fosse stato preso in considerazione precedentemente. Se la questione è emersa mentre i sottufficiali erano in Italia, il governo avrebbe potuto limitarsi ad annunciare che li avrebbe trattenuti soltanto per il tempo necessario a un chiarimento.
Cattura dei sottufficiali. È stato detto che sono stati arrestati con un sotterfugio e che il comandante della nave non sarebbe dovuto entrare in un porto indiano. Ma il «Libro bianco» dovrebbe dirci come sia stato affrontato e risolto il problema del doppio comando nelle navi mercantili protette da un distaccamento armato. Chi ha il diritto di decidere la rotta della nave nei casi in cui la scelta può pregiudicare la sorte dei militari?
Responsabilità legali dell’ambasciatore italiano. Secondo la convenzione di Vienna del 1961, gli agenti diplomatici sono immuni da azioni giudiziarie, ma non nel caso in cui siano «attori». È possibile che il documento firmato dall’ambasciatore Mancini (una certificazione giurata) sia considerato dalla Corte suprema indiana un coinvolgimento e che la sua presenza in aula fosse per questa ragione ritenuta indispensabile? Possiamo conoscerne il testo?
Sergio Romano