Violetta Bellocchio, Corriere della Sera 25/03/2013, 25 marzo 2013
MEGLIO NON STUZZICARE LA BESTIA CHE POPOLA I MITI E LA BLOGOSFERA - C’è
qualcosa di molto significativo nell’espressione «orde di trolls» usata da Beppe Grillo ieri per definire come disturbatori molesti i lettori che negli ultimi mesi hanno criticato il suo blog intasando lo spazio commenti. Secondo il bestiario mitologico dell’Europa del Nord, il troll è una creatura violenta e aggressiva, con un aspetto mostruoso (statura gigantesca, nasi lunghi, bocche enormi) e un difetto fatale, la scarsa intelligenza. Il grande pubblico li ha conosciuti così, grazie alla saga del Signore degli Anelli di Tolkien, e poi quella di Harry Potter di Rowling. In altre leggende, però, i troll sono quasi uguali agli esseri umani, e non sono affatto stupidi, anzi: l’unico modo di avere salva la vita, con loro, è girare al largo, evitare il conflitto. Non stuzzicarli. Strategia facilitata dal fatto che vivono in luoghi isolati, lontani dalle città e dai villaggi.
Oggi il linguaggio di Internet usa il termine troll per identificare chiunque faccia il provocatore, a prescindere dall’argomento di discussione — che si parli di videogiochi, di sport, di politica o di serie televisive — in nome del puro piacere personale: dare fastidio è la sua ragione di vita. Può entrare in scena con una raffica di insulti a stampatello (come se urlasse), oppure può fingersi d’accordo con il padrone di casa, mentre cerca di sabotare il dibattito dall’interno. Può muoversi in gruppo, ma può benissimo agire da solo. Comunque, se ci prende gusto, diventa difficile liberarsi di lui. Ora, parlare di «orde di trolls», come ha fatto Grillo, e spiegare l’insistenza di certi attacchi dicendo che «qualcuno evidentemente li paga», significa vedere nel nemico un tipo preciso di troll: quello brutto e ignorante, facile da manipolare. Così diverso da noi. Per forza, è un mostro.
Violetta Bellocchio