Paola De Carolis, Corriere della Sera 24/03/2013, 24 marzo 2013
MICRO STAMPANTI E BICI SENZA CATENA. GLI OGGETTI CHE CI CAMBIERANNO LA VITA —
Un paio di scarpe da ginnastica, occhiali con lenti regolabili, una bicicletta senza catena, un sito web, un grattacielo, una libreria: 99 progetti che per il Design Museum di Londra rappresentano il non plus ultra del design internazionale. Si tratta di oggetti e prototipi reali e virtuali che, stando al curatore Pete Collard, negli ultimi dodici mesi hanno cambiato la nostra vita: dal braciere olimpico realizzato da Thomas Heatherwick allo Shard, dal Galaxy Soho di Pechino al Museo dell’Innocenza voluto a Istanbul dallo scrittore Orhan Pamuk. Non c’è limite alle dimensioni o al costo del progetto e, ammette la designer Ilse Crawford, presidente della giuria, scegliere un vincitore non sarà facile.
Le categorie sono sette — architettura, digitale, moda, mobili, grafica, prodotti, trasporti — e spicca qualche nome italiano: Renzo Piano è in lizza per la sua Scheggia di vetro nel cuore della capitale britannica, Miuccia Prada per la collezione primavera-estate 2012 ispirata alle Chevrolet e agli Anni Cinquanta. Tra i colossi dell’architettura globale e della moda spunta qualche progetto dalle misure più limitate ma dallo spessore enorme: come il Kit Yamoya, un pacco di farmaci anti diarrea che verrà distribuito nei Paesi in via di sviluppo senza costi aggiuntivi grazie proprio alle sue dimensioni. È studiato, infatti, per collocarsi a perfezione tra le bottiglie di Coca-Cola. «Com’è, ci siamo chiesti, che la Coca-Cola arriva ovunque mentre per distribuire i farmaci ci sono problemi enormi? — ha spiegato Simon Barry, fondatore del movimento ColaLife dal quale è nato il kit —. Ci sono voluti 15 anni ma alla fine siamo riusciti a trovare la formula giusta per sfruttare la rete di distribuzione già in esistenza».
E che dire degli occhiali da vista progettati da Joshua Silver, un docente di Fisica dell’Università di Oxford in pensione? I colori sono quelli dell’arcobaleno, la loro utilità non ha limiti. Chi li indossa li può calibrare a suo piacimento, può scegliere la gradazione delle lenti da solo. «Per noi andare dall’oculista è semplice, ma in molti Paesi è un lusso concesso a pochi. Con questi occhiali non c’è bisogno di consultare un esperto per cominciare a vedere meglio, subito», ha sottolineato Silver.
Non mancano i grandi nomi — come Zaha Hadid, l’architetto del Centro acquatico del Parco olimpico e del Maxxi di Roma, candidata in due categorie, architettura, per il Galaxy Soho di Pechino, e mobili, per il tavolo Liquid Glacial, tre gambe e un piano che sembrano fatti di ghiaccio o acqua che scorre — e non mancano i riferimenti all’estate a cinque cerchi vissuta da Londra nel 2012 — in lizza la ristrutturazione della via dei musei della capitale, Exhibition Road, e il braciere. Ma, come il design, la lista non ha confini geografici: la montagna di libri di Spijkenisse, in Olanda, il pacchetto di sigarette antifumo australiano, le scarpe Flyknit, della Nike. «Abbiamo cercato di dare, come sempre, un’impronta internazionale al premio», ha spiegato Collard. I 99 progetti sono in mostra al museo londinese (in molti casi di tratta di modelli in scala) sino al 7 luglio, mentre i vincitori delle varie categorie e quello assoluto saranno annunciati ad aprile.
Paola De Carolis