Luigi Accattoli, Corriere della Sera 24/03/2013, 24 marzo 2013
MOZZETTA SULLE SPALLE E FASCIA ALLA VITA. DIFFICILE NOTARE LE DIFFERENZE NEGLI ABITI - A
colpo d’occhio il Papa emerito e il Papa regnante si somigliano come due gocce d’acqua: non di faccia ovviamente, ma per le vesti e per l’intero abbigliamento. A vederli che conversano seduti ai lati di un tavolinetto, o che si stringono le mani stando in piedi, solo un cultore della materia nota le differenze. Che sono minime perché i due hanno condotto — in due tempi — una specie di gara a togliere, che li ha lasciati somigliantissimi.
Indossavano ieri ambedue la talare bianca: «talare», cioè veste che arriva ai talloni. Su di essa il Papa emerito non aveva nulla, mentre il Papa regnante aveva la mozzetta (mantellina aperta sul petto) dello stesso colore e della stessa stoffa della talare, e la fascia intorno alla vita. Il Papa emerito era dunque più disadorno, ma l’effetto bianco panna era lo stesso.
Sapevamo già che li avremmo visti così, perché il portavoce vaticano a suo tempo aveva informato che il Papa emerito avrebbe continuato a vestire la talare bianca senza mozzetta e senza fascia, e avrebbe anche lasciato le scarpe rosse per usarne di color marrone.
Nelle foto e nel filmato di ieri non si distinguono le scarpe calzate dal Papa emerito, mentre Bergoglio aveva le scarpe nere con le quali è arrivato dall’Argentina e che ha sempre usato dall’elezione a oggi: si dice che siano ortopediche e che gli siano necessarie per indicazione medica. Uno dunque rinuncia alle scarpe rosse e l’altro non le prende ed ecco che anche per questa via le due immagini si avvicinano.
La vicinanza d’immagine era poi accentuata dal fatto che ambedue portavano la croce pettorale e l’anello episcopale. All’aperto il Papa emerito indossava sulla talare una giacca bianca con imbottiture esagonali: quella giacca, come già i maglioni bianchi di papa Wojtyla, sono arrangiamenti personali senza precedenti nella storia dell’abbigliamento papale.
La somiglianza d’immagine tra i due Papi si lega alla contiguità del nome e alla vicinanza delle residenze: tre elementi decisi in autonomia dal Papa emerito quando era ancora regnante. È stato lui a stabilire che si sarebbe vestito di bianco, che si sarebbe chiamato «Papa emerito» e che avrebbe abitato in Vaticano.
Ha riassunto queste tre permanenze con l’espressione: «Resto nel recinto di San Pietro», come a dire che non abbandona la sfera della missione papale anche se non ne esercita più la potestà e si limita ad accompagnare con la preghiera quella esercitata dal successore.
In Vaticano si chiedono se il Papa nuovo condivida questa «permanenza» del Papa vecchio nel recinto di San Pietro e soprattutto se trovi opportuno che don Georg continui nel doppio ruolo di Prefetto della Casa pontificia (che gli è stato affidato lo scorso dicembre) e di segretario personale del vecchio Papa. Don Georg infatti risiederà nel Monastero dei Giardini Vaticani dove andrà ad abitare Benedetto XVI in maggio e svolgerà il suo lavoro nel Palazzo Vaticano dove sarà in continuo contatto con papa Bergoglio.
Non sarà un collegamento troppo stretto? Dal futuro destino di don Georg sapremo se e quanto ha previsto il Papa teologo trova accoglienza nel Papa gesuita. A giudicare dalla «fraternità» con cui si sono abbracciati ieri si può immaginare che si vedranno ancora e che il collegamento garantito da don Georg avrà una qualche durata.
Luigi Accattoli