Luigi Ferrarella, Corriere della Sera 24/03/2013, 24 marzo 2013
CONGELATO IL PROCESSO MEDIASET: RINVIO AL 20 APRILE —
Assenti (ingiustificati per la Corte) gli avvocati-parlamentari dell’imputato parlamentare Silvio Berlusconi, sono gli stessi giudici della Corte d’Appello di Milano ad integrare a sorpresa la motivazione del suo «legittimo impedimento» chiesto per l’udienza di ieri. Certo non lo può essere una «attività politica» non «parlamentare» quale la manifestazione del Pdl in piazza del Popolo contro «l’oppressione giudiziaria». Nemmeno potrebbe esserlo in sé una riunione dell’ufficio di presidenza del partito convocata mercoledì dal segretario Alfano per ieri a mezzogiorno per fare il punto sulle consultazioni del capo dello Stato e stendere il documento finale della manifestazione, perché per i giudici anche questa è attività politica e non parlamentare.
Però — ed è qui che la Corte si allarga dalla contingenza di ieri a un orizzonte più ampio, lasciando lo stretto campo delle regole per entrare in quello più largo ma più accidentato delle valutazioni di opportunità — l’impedimento che adduce Berlusconi va comunque «inquadrato nel particolare momento istituzionale» che ha visto venerdì l’affidamento dell’incarico di premier a «un esponente di un partito diverso» da quello di Berlusconi; e siccome questo premier incaricato, cioè il pd Bersani, avrà necessità, per esplorare i confini del mandato ricevuto dal capo dello Stato, di tessere «contatti con i leader degli altri partiti», ecco che sotto questo profilo la Corte ritiene di ripescare la legittimità e assolutezza dell’impedimento del capo del Pdl non solo ieri ma anche nelle prossime settimane.
La Corte, infatti, fa di più: nel concedere a Berlusconi il legittimo impedimento, non si limita a sospendere l’udienza di ieri ma rinvia il dibattimento (ovviamente a prescrizione congelata) già addirittura fino al 20 aprile, mettendo in calendario per quel giorno la questione della ulteriore sospensione obbligatoria o meno delle udienze in attesa della decisione della Cassazione sull’istanza formulata da Berlusconi per portar via da Milano a Brescia i propri processi Mediaset e Ruby.
E la data del 20 aprile di casuale sembra aver ben poco. Sia perché segue di due giorni il 18 aprile, giorno nel quale la Cassazione avrà già esaminato proprio la richiesta di rimessione dei processi che Berlusconi sostiene non si possano più celebrare nella sede giudiziaria milanese che asserisce viziata da non imparzialità dei giudici e da non serenità delle parti. Sia perché cade proprio dopo quella metà di aprile che il 12 marzo era stata evocata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano quando, ricevendo al Quirinale il segretario pdl Alfano all’indomani dell’invasione senza precedenti del Tribunale di Milano da parte di un centinaio di parlamentari pdl spintisi sino alle porte dell’aula di udienza dove si processava il capo del loro parito, aveva indicato «comprensibile la preoccupazione dello schieramento che è risultato secondo a breve distanza dal primo», cioè il Pdl di Berlusconi, «di vedere garantito che il suo leader possa partecipare adeguatamente alla complessa fase politico-istituzionale già in pieno svolgimento, che si proietterà» appunto «fino alla seconda metà del prossimo mese di aprile».
Se il processo sui diritti tv Mediaset fino al 20 aprile si ferma dunque in Appello quando solo le arringhe di due posizioni e le dichiarazioni spontanee di due coimputati separano il dibattimento dalla sentenza di conferma o di annullamento della condanna di Berlusconi per frode fiscale a 4 anni di carcere e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, domani saranno le giudici di Tribunale del processo Ruby a doversi esprimere. Ieri la rappresentante dell’accusa Laura Bertolé Viale ha prospettato la tesi secondo cui un passaggio di due sentenze della Consulta del 2004 e 2008 autorizzerebbe a non sospendere le discussioni di accusa e difesa già avviate, e a fermarsi solo prima della sentenza in attesa della Cassazione.
Luigi Ferrarella