Michele Smargiassi, la Repubblica 23/3/2013, 23 marzo 2013
MENO BATTESIMI, PIÙ DIVORZI CRESCE LO SPREAD DELLA LAICITÀ
GLI Italiani seguono sempre meno la Chiesa. La Chiesa insegue sempre più gli italiani. In vent´anni, la distanza fra i comportamenti di massa e gli insegnamenti delle gerarchie si è allargata come un baratro. C´è un indice che ne misura lo spread, una sorta di Dow Jones del sentimento religioso, fondendo indicatori diversi: pratiche e riti, matrimoni e divorzi, vocazioni e donazioni.
Si chiama Indice di secolarizzazione e lo calcola ogni anno, da otto anni, un rapporto elaborato dall´Osservatorio Laico, sostenuto dalla Fondazione Critica Liberale assieme alla Cgil Nuovi Diritti. Bene, l´ultimissimo Rapporto dà un fixing a quota 1,38. Era pressoché zero nel 2001. Era sottozero, a quota -1,64, nel 1991.
Un numero astratto, che sintetizza però decine di tendenze reali. Non tutte lineari. Tant´è che nel 2010, ultimo anno di rilevazione, l´indice ha fatto un lieve passo indietro. Segno che la Chiesa italiana non se ne sta con le mani in mano, combatte la sua battaglia in qualche caso con efficacia. Se prendiamo i battesimi, atto di iscrizione del singolo alla comunità dei credenti, dal 1991 al 2010 se ne sono persi per strada uno su cinque, ossia quasi centomila. Va messo nel conto anche il calo delle nascite, certo, e qualcosa si recupera con l´apporto degli immigrati cattolici. Ma anche le prime comunioni sono calate del 20% in vent´anni (lieve recupero nell´ultimo anno). Ogni mille cattolici nel ´91 si contavano quasi dieci prime comunioni l´anno: ora, meno di otto.
Gli andamenti non sono però sempre lineari. Ci sono soste, controtendenze. Quelli tra il 2005 e il 2007, i primi del pontificato di Ratzinger, sembrano essere stati anni di recupero, o almeno di freno: separazioni in rallentamento (riprese poi con forza dal 2007), divorzi pressoché stabili a quota 54mila negli ultimi 3 anni (ma più che raddoppiati dal ´91), matrimoni religiosi meno rovinosamente in crisi (anzi, in lieve ripresa fra 2009 e 2010) anche se, nel 2011, si registra lo storico sorpasso delle nozze civili nel Nord Italia (51,7 contro 48,3%). La Chiesa, infatti, reagisce raddoppiando l´attivismo sociale. I "centri per la vita", nuova veste dei consultori familiari cattolici, sono quintuplicati in vent´anni, e la controffensiva alla legge 194 ottiene significative vittorie: gli ospedali pubblici in cui è possibile abortire sono calati di un quinto in vent´anni, con obiezioni di coscienza strategiche. A una deriva comportamentale, insomma, la Chiesa risponde con uno sforzo istituzionale. Può farlo grazie a risorse materiali che non sembrano affatto in crisi: benché le firme per l´8 per mille fossero in calo costante a metà del primo decennio, il gettito fiscale trasferito dallo Stato alla Chiesa è cresciuto esponenzialmente, superando il miliardo di euro nel 2010. Dato curioso, se si considera che invece le donazioni spontanee, in vent´anni, sono diminuite di un terzo.
Deve però arrangiarsi con risorse umane in calo: 8mila sacerdoti in meno di vent´anni fa. I seminari soffrono, invece è un vero boom di diaconi: triplicati. Ma anche questo è un paradossale segno di secolarizzazione: non soggetti a voti, i diaconi possono sentirsi uomini di Dio senza rinunciare alla famiglia. In queste condizioni, la mappa degli interventi viene rimodulata. La sorpresa è una certa stasi nell´educazione (scuole cattoliche ferme al 14% del totale, ma hanno perso ottantamila alunni in vent´anni) e una ricollocazione sul sostegno alla famiglia e l´assistenza agli anziani: l´invecchiamento della popolazione ha i suoi effetti anche nelle opere.
Infine, la Chiesa deve fronteggiare l´erosione del suo magistero sociale in un contesto di oscuramento mediatico. La sorpresa viene da un rapporto parallelo sulla presenza religiosa in tv: i tempi di schermo dedicati alla Chiesa cattolica (che la fa comunque da padrona col 92% di presenze) si sono contratti nel 2011, soprattutto nei telegiornali: da 10 a 8 ore sul Tg1, da 6 a 3 sul Tg2, da 8 a 5 sul Tg5, ma anche nei talk show (crollo del tema religioso a Porta a Porta, da 49 trasmissioni a 12).
Il dossier laico dà una spiegazione maliziosa: in anni di infortuni mediatici come lo scandalo pedofilia e le polemiche sull´Ici esentata, per il bene stesso delle gerarchie era il caso di mettere un po´ la sordina alle notizie sulla Chiesa. Un cordone mediatico-sanitario rimpiazzato da un flusso corposo di fiction "benedette", ben 268 puntate. Ma neanche le vite dei santi sembrano in grado, al momento, di invertire una tendenza di lungo periodo. La secolarizzazione lenta, a volte esitante ma progressiva del paese cardine del cattolicesimo è sul tavolo di papa Francesco.