Gianni Mura, la Repubblica 24/3/2013, 24 marzo 2013
SPORT E POLITICA LE RAGIONI DEL SILENZIO
A i cittadini del MoVimento 5 Stelle non piace esser chiamati grillini. Li capisco. Per questo mi arrovello per trovare una definizione che vada bene a tutti. Mo.ci.ste, sull’onda di Cariplo, fa pensare a un gigante lanciato da un film del 1914. Scartare. Movimentisti è troppo vago, possono sorgere anche altri movimenti. Scartare. Stellari fa pensare alle guerre. Scartare. Stellati fa pensare ai ristoranti della Michelin. Scartare. Stellini fa pensare a un calciatore coinvolto nel calcioscommesse. Scartare. Stelline fa pensare alle orfanelle o a una pastina in brodo. Scartare. Pure cittadini, se vogliamo, può creare confusione. Sono cittadino anch’io, ma non siedo in Parlamento. Le cinque stelle da tempo si attribuiscono ad alberghi non per tutte le tasche. Ci.ste fa pensare a una sala operatoria, anche se è più corretto scrivere cisti. Scartare comunque. Pentastellati suona aulico. Scartare. M5S è abbreviabile, anche se sembra il nome di una nuova auto. Ma non porta a un aggettivo come socialisti, comunisti, liberali, missini, democristiani. E qui mi arrendo, qui mi impantano.
Poi esco dal pantano per un appello ai giornalisti. Quelli che credono in un minimo di dignità della professione si rivolgano ai loro direttori, nei modi opportuni, perché i direttori di giornale sono come i fiocchi di
neve, nessuno è uguale a un altro. E chiedano la dispensa dai bivacchi fuori dagli alberghi dei grillini (pardon), dalle rincorse a Grillo sulla battigia o fuori dal Quirinale, a piedi e in scooter. Dal piazzare un microfono sotto al naso di chiunque sia o sembri un grillino, anche loro sono come fiocchi di neve. E se ci sono conferenze-stampa in cui le domande non sono ammesse, che lascino vuota la sala. Quante portiere in faccia, quanti vaffanculo dobbiamo ancora incassare? Sono stati chiari, loro: con voi non ci parliamo. Va bene, fateci un fischio se e quando ne avrete voglia. Preferite il web? Padronissimi. Noi ce ne faremo una ragione.
Non prima di aver detto due cosette sulla cittadina Gessica Rostellato. Sì, quella che s’è rifiutata di stringere la mano alla Bindi. Che non ha mai rubato, che si sappia, e qualcosa di buono ha combinato, ma non importa, questa non è una rubrica di bon ton. Siccome non mi fido al 100% dei giornali, ma del web anche meno, sono andato a controllare il testo originale del messaggio su Facebook della cittadina Gessica, che trascrivo
integralmente: “Ieri sera un gruppo di noi si stava dirigendo verso l’uscita dell’aula, ci ferma la Bindi e ci dice: “Ma presentiamoci, così cominciamo a cono-scerci!!! Io ho tirato dritto e me ne sono andata... ma ti pare che ti do la mano e ti dico pure “piacere”??? No, guarda, forse non hai capito: NON E’ UN PIACERE!!!”. Neanche per me. Tre puntini di sospensione, tre interrogativi e sei esclamativi, più uso improprio di maiuscole: voto 2. Finale trobadorico: per quanto su espresso, io alla cittadina Gessica non affiderei nemmeno un cane da portare a pisciare, però anche a lei è affidato il futuro del-l’Italia e dunque anche mio. Non posso ignorarlo.
Non posso ignorare, però, che i silenzistampa programmati non sempre fanno male alla stampa. Pensiamo a quello degli azzurri dopo Vigo, nel 1982. Si avviavano a vincere le elezioni, oops, il mondiale, e stavano tutti zitti. Battuta l’Argentina, zitti. Battuto il Brasile, zitti. Battuta la Polonia, zitti. Siamo sopravvissuti, i giornali vendevano molto anche senza esser pieni di virgolettati. Parlavano solo Zoff, il capitano, e Bearzot, il
ct. A occhio, pur se poco loquaci, meglio di Crimi e della Lombardi. Ma è presto per dire. È presto anche per predire un grande futuro a De Sciglio, ma mi butto volentieri. Ce l’ha, ha la testa giusta per arrivarci, non solo il talento. E ha gli anagrammi a favore: 16 gol. Gol decisi. Si dice gol. Ne segnerà, specie giocando a sinistra e rientrando sul destro. Infine una non necessaria raccomandazione a Prandelli: per crescere bisogna giocare con Malta come se fosse il Brasile, occhio ai cali di tensione. Ci vuol poco a passare dai sorrisi alle lacrime.
Le lacrime per Mennea erano vere, com’era vero, sentito e silenzioso il minuto di silenzio a Ginevra. Il calcio non sempre lo ha fatto, ma giovedì ha reso omaggio a un campione con tanto di fascia nera al braccio. Il Coni non lo aveva mai fatto, e per la prima volta ha aperto le sue stanze alle spoglie di un uomo che per lo sport ha fatto tantissimo, a livelli inimmaginabili. A Malagò 7,5 per la sensibilità. E’ come una strada che si apre, poi è vero che chi muore giace, ma chi non muore ha molti modi per ricordarlo e il Coni ha scelto il più giusto. E’ morto senza dignità, Pietro, non gli hanno risparmiato nessun dolore, ha detto alludendo ai medici sua moglie. E’ un dolore in più, questo. Gli sia lieve la terra, ancor più
lieve.