Piergiorgio Odifreddi, la Repubblica 24/3/2013, 24 marzo 2013
TUTTE LE PISTE CHE PORTANO ALL’ENIGMA DI MAJORANA
Il 25 marzo 1938, settantacinque anni fa, il fisico Ettore Majorana si imbarcò a Napoli su un piroscafo per Palermo. Aveva appena scritto a un collega una lettera di addio, in cui diceva di aver preso «una decisione inevitabile», domandava perdono per «l’improvvisa scomparsa», e si augurava di essere ricordato. Ai famigliari, invece, aveva chiesto di «non portare il lutto per più di tre giorni». Il giorno dopo scrisse un’altra lettera al collega, informandolo che sarebbe tornato il giorno dopo, perché «il mare l’aveva rifiutato». Ed effettivamente sembra che si sia imbarcato sul
piroscafo per Napoli, ma da quel momento si persero le sue tracce. La scomparsa di uno dei più brillanti fisici del momento divenne un tormentone, che continua tuttora: ancora nel 2008 se n’è parlato a
Chi l’ha visto.
Poiché il suo corpo non fu mai ritrovato, le ipotesi sulla sua scomparsa si sono affastellate. Qualcuno pensa che sia emigrato in Germania, per il cui regime aveva simpatie, e nella quale aveva studiato per qualche tempo con Heisenberg. In fondo, un suicida non parte con il passaporto e una grossa somma di denaro, come aveva fatto lui. E dopo la guerra ci fu chi
affermò di averlo avvistato in Argentina, noto rifugio di ex nazisti. Altri, come Leonardo Sciascia nel suo libretto
La scomparsa di Majorana,
credono invece che si sia ritirato in un convento, per fuggire da una vita alla quale era, evidentemente, disadattato. La famiglia chiese notizie persino a Pio XII, senza ottenere risposta. Ma è proprio la mancanza di sicurezze ad aver alimentato la curiosità e la leggenda su questo genio precoce e solitario, che oggi ricordiamo nell’anniversario della sua scomparsa.