Paolo Rodari, la Repubblica 24/3/2013, 24 marzo 2013
NELLA SCATOLA CONSEGNATA A FRANCESCO LA BOZZA PER RIVOLUZIONARE LA CURIA
ROMA — Un colloquio di 45 minuti riservato e violato soltanto da una telecamera del Centro televisivo vaticano che ha immortalato su di un tavolo una grossa scatola con sopra una busta bianca chiusa, il cui contenuto resta sconosciuto: un memorandum per Papa Bergoglio o semplicemente un regalo di Ratzinger al suo successore? È il primo faccia a faccia, avvenuto ieri a Castel Gandolfo, fra i due Papi, Francesco e Benedetto. Più che un passaggio di consegne, l’occasione per Francesco di porre domande a Benedetto, il quale, dopo la rinuncia al papato, non si permette di avanzare proposte né di suggerire argomenti di discussione. Così l’incontro di ieri l’ha condotto il nuovo Papa, tre quarti d’ora di domande a colui
che per sette anni e mezzo ha avuto in mano il governo della Chiesa e anche della Curia romana. Tanti i temi d’interesse: non soltanto lumi sulla Relatio dei tre cardinali “inquisitori” dedicata a Vatileaks, con nomi e cognomi dei traditori interni, ma anche, e soprattutto, le domande sul futuro della Chiesa, i dossier aperti da mesi sul tavolo di Benedetto e ancora non risolti.
Papa Francesco è stato eletto grazie alla spinta dei cardinali extra curiali che chiedevano a gran voce un cambio di rotta e di gestione dopo i problemi di governance interna. Poi si sono accodati i curiali in opposizione alla
candidatura forte di Angelo Scola. Francesco, durante le Congregazioni generali che hanno preceduto il Conclave, ha tenuto un breve intervento nel quale la parola che maggiormente ha fatto risuonare nell’Aula Paolo VI è stata «misericordia ». Ora, per lui, si tratta di trovare il giusto compromesso fra la necessità di usare misericordia e insieme la richiesta pressante di fare pulizia. Ripulire la Curia dai traditori e, insieme, ripulire la Chiesa che lo stesso Ratzinger nel 2005 nella via crucis al Colosseo disse essere piena di «sporcizia». Un tema, quello delle divisioni interne che
sporcano la Chiesa, che non a caso verrà toccato anche nelle prossime meditazioni della medesima Via Crucis che sono state affidate a un cardinale elettore di Bergoglio, il patriarca di Antiochia dei Maroniti Béchara Boutros Raï. Egli ricorderà come la Chiesa sia «oppressa sotto la croce delle divisioni che allontanano i cristiani gli uni dagli altri e dall’unità». Come usare misericordia e come fare pulizia, dunque, sono la domande di Papa Francesco.
Prima di lasciare il papato, nella sagrestia della basilica vaticana, Benedetto si è rammaricato per non aver centrato il progetto
capitale della riforma della Curia romana, oggi troppo burocratizzata e troppo verticistica. «Serve un governo più collegiale », afferma da tempo il cardinale tedesco Walter Kasper, citato da Bergoglio durante il suo ultimo Angelus. Ratzinger lascia nelle mani di Francesco la bozza Nicora-Coccopalmerio, redatta appositamente per rivoluzionare in misura più orizzontale il governo della Chiesa, ma Bergoglio sa che si può fidare anche dei suggerimenti del cardinale Claudio Hummes, ex prefetto del clero, che ben conosce i meccanismi interni e soprattutto gli
uomini.
Ratzinger ha lasciato all’ex Sant’Uffizio i dossier dottrinali, su tutti il problema dei lefebvriani. Bergoglio non è dunque da Ratzinger che riceverà lumi in merito. Come non è da lui che riceverà quella bozza d’enciclica sulla fede che la Dottrina della fede aveva preparato auspicando che poi Benedetto vi mettesse mano. Visto che il Papa emerito non ha trovato il tempo per farlo, non è affatto da escludere che la prima enciclica di Francesco non sia sul tema della fede, ma su un altro.
Dalla Curia viene anche un dossier che si dice molto duro, curato dal cardinale brasiliano Joao Braz de Aviz e dedicato allo stato degli istituti religiosi nel mondo. Il quadro che ne uscirebbe sembra desolante: non ci sono più vocazioni e quelle che ci sono faticano a reggere. Ma altri
dossier sono nelle mani della segreteria di Stato, non soltanto quello sui problemi con la Cina, dove i vescovi “romani” soffrono violenze e soprusi, ma anche quello sul tema caldissimo dei martiri cristiani. La notizia delle scorse ore è che Bergoglio è scoppiato a piangere giovedì scorso davanti a Louis Raphaël I Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei (Baghdad). Questi gli raccontava in udienza privata della Chiesa perseguitata in Iraq, dei suoi 950 martiri e delle sue 57 chiese attaccate. «Ho visto delle lacrime scendere sul volto di Papa Francesco », ha detto il patriarca.