Rainer Masera, la Repubblica Affari e Finanza 25/3/2013, 25 marzo 2013
BANCHE, LE CONTRADDIZIONI DELL’EUROPA
Va spezzato il circolo vizioso di fallimenti, riduzione del credito, sfiducia. Senza questa inversione non ripartono gli investimenti né i consumi. Le contraddizioni rispetto all’esigenza di ristabilire la fiducia si manifestano anche a livello europeo. La crisi di Cipro è un esempio eclatante: come può un rappresentante della Bce chiedere, in nome della stabilità, il ricorso a un’imposta elevata su tutti i depositi bancari di un Paese dell’Unione? La fiducia nei depositi e nelle banche è un cardine della stabilità monetaria e finanziaria. Per affermarla si è spesso ecceduto ribaltando, nel passato, gli oneri del salvataggio delle banche sui taxpayer, e sottraendo non solo - correttamente - i depositanti, ma anche creditori e azionisti dalle perdite che avrebbero dovuto subire. L’incapacità dell’Europa di dotarsi di un sistema di recovery e resolution delle banche e il conseguente azzardo morale rappresentano un macigno sulla credibilità del sistema. Un secondo esempio di palese contraddizione viene dall’Eba. Dopo l’improvvida azione sugli stress test delle banche con riferimento al valore del debito sovrano nel 2011, l’Autorità ha appena pubblicato uno studio in cui mostra che, se Basilea 3 fosse entrata in vigore, le banche europee avrebbero dovuto aumentare i mezzi propri di 112,4 miliardi. Saggiamente, alla fine dell’anno passato si è deciso di procrastinare le nuove regole e di rivederle, come sta già
avvenendo per lo standard di liquidità, proprio per evitarne la prociclicità. Attirare l’attenzione su presunte carenze di mezzi propri genera sfiducia sul sistema bancario europeo. Lo stretto cammino tra fiducia, rigore e uscita dal circolo vizioso del credito si presenta anche in Italia. Presumibilmente in conseguenza della prospettiva dell’Unione bancaria e delle nuove regole di Basilea, che richiedono il passaggio al sistema delle perdite attese, la Vigilanza di Banca d’Italia ha reiterato la tradizionale politica di rigore e di trasparenza nell’esame dei conti delle banche, con particolare riferimento alla valutazione dei crediti. A differenza dei principali sistemi europei, le banche italiane riportano in bilancio le partire deteriorate senza tener conto delle eventuali garanzie presenti; tale divergenza può far sovrastimare il valore delle perdite attese. Il nuovo approccio richiesto dai regolatori di Basilea impone che le perdite stimate sulla base dei modelli interni delle banche devono essere completamente coperte da accantonamenti. In caso contrario, la differenza deve essere sottratta ai mezzi propri. La nuova austerità contempla anche rigide regole di valutazione delle garanzie reali. Si chiede, ad esempio, di valutare al pronto realizzo il patrimonio immobiliare dato in garanzia. Ma le transazioni nel settore sono cadute in misura sostanziale, mentre i prezzi - ancorché in riduzione - hanno contenuto le perdite. Diversamente dal caso spagnolo, come ha recentemente sottolineato in un ottimo rapporto Mediobanca, le nostre banche non devono affrontare anche il crollo del settore immobiliare. Il rischio di un’alienazione a prezzi di pronto realizzo potrebbe determinare un collasso del mercato. Le decisioni delle banche nell’escutere le garanzie, richiederne l’integrazione o vendere il credito garantito con forte sconto sul nominale dipendono dalle stime che esse stesse sono tenute a fare. Il generalizzato ricorso al principio del pronto realizzo esalta gli effetti prociclici dell’impianto di Basilea, segnatamente nel Mezzogiorno. I rilievi della Vigilanza hanno avuto forti ripercussioni sul sistema bancario. I bilanci delle istituzioni creditizie volgono in rosso, le quotazioni scendono e si prospetta l’esigenza di nuove e rilevanti ricapitalizzazioni. In alcuni casi l’approvazione del bilancio è stata procrastinata, come in Banca Marche, che secondo la stampa specializzata prevede accantonamenti dell’ordine di 1 miliardo. Banco Popolare ha annunciato rettifiche di credito per 650 milioni, Creval ha registrato rettifiche pari a 390 milioni e Carige ha comunicato l’esigenza di un importante rafforzamento patrimoniale. Forti accantonamenti prudenziali sono stati anche deliberati da Bpm. Unicredit è tornata in utile nel 2012, pur registrando 9,6 miliardi di rettifiche su crediti (4,6 miliardi nell’ultimo trimestre). La grave crisi delle piccole-medie imprese si riverbera sui conti di tutte le banche, e segnatamente di quelle medio-piccole, che stentano nel trovare risorse proprie fresche sul mercato. Il solido impianto delle banche italiane le ha poste parzialmente al riparo della crisi da prodotti tossici, ma il modello è evidentemente sensibile al ciclo economico: non può non risentire di cinque anni di crescita complessivamente negativa. La contrazione dei crediti e l’aumento delle sofferenze continuano. A febbraio, i prestiti a famiglie e imprese erano pari a circa 1.470 miliardi (-2,8%); a gennaio, le sofferenze lorde hanno raggiunto 126,1 miliardi (+17,5%). Per far ripartire il credito, lo studio di Mediobanca ipotizza la creazione di una badbank finanziata dall’Esm, ma il Fondo difficilmente potrà fornire un contributo diretto alla ricapitalizzazione delle banche in Europa nel 2013. Come ha spiegato nei giorni scorsi la presidenza irlandese, solo dopo la creazione del supervisore unico si potrà pensare ad attivare il Meccanismo a tali fini. In queste condizioni, e proprio per evitare il ricorso ai meccanismi sopra evocati, è fondamentale assicurare l’equilibrio fra la vigilanza microprudenziale e quella macroprudenziale per impedire l’avvitamento e le profezie negative autorealizzanti. La Bce non dispone ancora del potere di microsupervisione, ma ha già la responsabilità della macrosupervisione prudenziale, ovvero dell’analisi e delle misure rivolte ad assicurare la stabilità del sistema nel suo complesso. Dovrebbe, pertanto, contemperare le esigenze di trasparenza e di ricapitalizzazione delle banche con la necessità di allentare il nesso tra rischio sovrano e rischio bancario, consentendo, anzi favorendo, idonei sentieri di gradualità alle Autorità di vigilanza nazionali.