Franco Bechis, Libero 22/3/2013, 22 marzo 2013
INCAPACI E LAVATIVI SI INCRINA IL MITO A 5 STELLE
E dopo due ore di discussione nel frizzante gruppo dei senatori a 5 stelle, ieri nessuno aveva trovato la quadra sull’assegnazione di ciascuno alla commissione parlamentare del cuore. Così un poverello si è alzato e ha proposto: «Non ci siamo tutti. Perché non rinviamo a domani?». Coro di fischi: «Domani è venerdì!!!! ce ne saranno ancora meno». Qualcun altro timidamente ha proposto: «E lunedì?». No, anche lunedì no: «A Roma non arriverà quasi nessuno». Ma nel caso, un senatore ha chiesto la parola: «Se è lunedì, ditemelo subito che ho una cosa importante da fare: prenotare in tempo l’aereo per Roma».
Ecco la rivoluzione a 5 stelle: questi dipendenti dei cittadini italiani già battono dal primo giorno la fiacca come tutti i loro predecessori dei partiti che vorrebbero mandare a casa. Nonostante le buone intenzioni del neo presidente del Senato, Pietro Grasso, che ha appena annunciato una settimana lavorativa di 5 giorni, i senatori a 5 stelle hanno già dato per scontata la loro settimana corta: per essere sicuri di averli a Roma, bisogna pescare nelle giornate di martedì, mercoledì e giovedì. E già quest’ultimo giorno è a rischio, come si è visto ieri. Non era un giovedì qualsiasi: la mattina consultazioni al Quirinale con la prima volta dei 5 stelle, e in contemporanea riunione del gruppo Parlamentare per decidere appunto l’assegnazione nelle commissioni parlamentari, che deve essere comunicata entro martedì al presidente del Senato. Eppure su 53 dipendenti dei cittadini italiani inviati in Senato, erano presenti solo in 38 (e per capirlo hanno dovuto fare un lungo appello nominale come a scuola, visto che ancora non si conoscono bene). Dei 15 che mancavano alla riunione solo 2 erano assenti giustificati: il capogruppo Vito Crimi, che era appunto al Quirinale, e Barbara Lezzi che era a letto con l’influenza, e comunque collegata in streaming con gli altri.
Le due ore di riunione fra i presenti sono state un piccolo psicodramma. Perché a Crimi era venuto in mente un metodo democratico per le commissioni: ognuno in un questionario ne avrebbe scelta una, mettendone una seconda di riserva. Risultato finale: un disastro. M5S aveva diritto a 4 rappresentati in ogni commissione, che salivano a 5 in due commissioni. In 11 hanno scelto la settima commissione, quella cultura e istruzione. Solo uno si era prenotato nella commissione Finanze (la sesta) e due in quella bilancio. Esuberi evidenti anche nelle commissioni 8 (Lavori pubblici), 9 (Agricoltura), 11 (Lavoro) e 13 (territorio e Ambiente). Nessun interesse per la commissione Esteri (la terza), poco per la commissione attività produttive (la 10), nessuno per la Giustizia, incarico che anzi veniva considerato quasi punitivo da quelli a cui era stato proposto.
Lo psicodramma si è protratto fino all’ora di pranzo. Un senatore a cinque stelle ha scaldato gli animi dicendo di essere andato a portare a mano ai capogruppo degli altri partiti i propri candidati per gli uffici di presidenza del Senato,che si sarebbero votati nel pomeriggio: «Ho visto anche Renato Schifani, che si è un po’ lamentato di alcune espressioni che abbiamo usato nei suoi confronti. Ecco, volevo dirvelo…». E giù fischi verso il povero Schifani. Inizia la riunione. Uno propone «cominciamo ad affrontare il caso delle commissioni con sovrannumero (nessuno osa chiamarli esuberi, ndr)?». Sembra di sì. Ma un altro: «Eh, no, mettiamo ai voti da dove cominciare». Ogni riunione a 5 stelle è così: si mette ai voti ogni cosa. Anche l’intenzione di mettere ai voti. Per questo durano una vita e non prendono alcuna decisione. Perché quando ti sembra di averla presa, c’è qualcuno che vuole mettere ai voti: «Ma questa è davvero una decisione?».
Il primo esubero a parlare ha difeso con le unghie il suo posto in settima commissione: «Io ho fatto sport, e devo stare lì perché si parla anche di sport». Se dice così lo sportivo, figurati gli insegnanti, visto che la scuola è l’argomento principale. Ce ne è una che però punta sulla sua competenza nello spettacolo: «Ho fatto anche un video su cinema e teatro», e quindi col cavolo che sloggia da quella commissione. Si arrende solo un senatore a cinque stelle: «Va beh, io adesso vi lascio tutti ed esco, perché debbo farmi la mia dose quotidiana di iniezioni per la mia lombalgia». Però non lascia la sua commissione, e non si risolve nulla. Finalmente sala su uno che dice «ah io ho grande competenza per la sesta commissione. Però non ho voglia di andarci: preferisco quella ambiente, perché lì si vota (?!). In compenso sono disponibile a dare consigli a chiunque vada lì e non capisca nulla: potete anche portarmi in giro con il guinzaglio, se avete paura che vi abbandoni…». Niente, nessuno vuole andare in commissione Finanze. Uno dei più vecchi cerca di tranquillizzare gli altri: «Guardate che se non capite un tubo, comunque c’è come consulente nostra Loretta Napoleoni che vi spiega tutto…». Nemmeno Loretta smuove i senatori. Finalmente uno cerca di fare il passo giusto: «Io ho un grande problema ambientale in Umbria, ma tanto mi dicono che le commissioni non c’entrano con il territorio. Se non posso stare in Ambiente, vabbè. Che faccio? Vado alla Difesa?». Ma è l’unico. Visto lo stallo, ecco la grande idea: «Chiamiamo il nostro consulente della affari costituzionali, che ci suggerisca come dividerci i posti». Lo chiamano. Ma si sbagliano, e chiamano un altro. Soluzione finale: «Chiamiamo tutti i nostri consulenti…».