Salvatore Giannella, Sette 22/3/2013, 22 marzo 2013
IL POETA CHE GUARDAVA IL MONDO FUORI DAI VETRI
Nella magica notte delle stelle, un mese fa a Los Angeles, Tonino Guerra è stato il nome italiano affiorato, con quello del papà di E.T. Carlo Rambaldi, nella sezione “In memoriam”. A rievocare il nome del grande poeta e sceneggiatore di Fellini, che nel 1975 aveva vinto l’Oscar con Amarcord, è stato George Clooney, che ha ceduto poi il microfono a Barbra Streisand esibitasi, in ricordo degli scomparsi, con le emozionanti note di The Way We Were. Anche la sua Romagna, da Pennabilli alla nativa Santarcangelo, ha disegnato in onore di Tonino un cartellone ricco di eventi a un anno dalla giornata (21 marzo, primo giorno di primavera e, per l’Unesco, Giornata mondiale della Poesia) in cui l’artista multiforme ci ha lasciato, a 92 anni.
Sette lo ricorda con le sue parole ritrovate che la moglie russa Lora Kreindlina sta raccogliendo per farne un libro previsto nel 2014. Sono frammenti di pensieri, storie, favole che il poeta aveva seminato a partire dal 1991 (anno cui si riferiscono i brani estratti in esclusiva qui di seguito), nei suoi minuscoli taccuini quando, lasciata Roma e la Cinecittà declinante (ma non per lui, che ha continuato a scrivere trame, in tutto 120, per i maggiori registi italiani e internazionali), era arrivato nel mare di terra di Rimini in cerca di luoghi che continuassero ad alimentare la sua fame continua di bellezza. Aveva scelto una casa arroccata sulla collina più alta di Pennabilli («da quassù mi sembra di sentir tossire il Signore»), con affaccio sulla Valmarecchia, territorio a cavallo tra la Romagna e le Marche, i cui paesaggi ispirarono i grandi artisti italiani del Rinascimento. Qui ha disegnato la trama del suo più bel film: i Luoghi dell’anima, piccole creazioni poetiche che invitano i viaggiatori a incontrare prima di tutto se stessi (per approfondire: toninoguerra.org). E ha lasciato, come promemoria, 90 proposte (I progetti sospesi, editi da quella Provincia di Rimini che l’aveva nominato “guardiano della bellezza”) che ci auguriamo un giorno possano essere realizzate.
1991
Lunedì 5 gennaio, Santa Amelia
Funerali di Tarkovskij a Parigi. Funerali di Araldo Sancisi a Santarcangelo. Ho camminato dietro alla sua bara pensando a tratti anche a Tarkovskij. Araldo Sancisi era un uomo che amava soprattutto il suo paese, cioè Santarcangelo.
Martedì 6 gennaio, Epifania di N.S.
La nebbia copre le piazze e gli alberi sono bianchi di brina. Con Manlio e Federico andiamo in collina. A Torriana c’è il sole e la valle fino al mare è coperta di nebbia. Sbucano le punte di San Marino e di Verucchio. Tarkovskij amava molto il lungo serpente di nebbia che d’inverno si posava sul fiumiciattolo che scorre ai piedi della collina su cui sorge la sua dacia.
Mercoledì 7 gennaio, San Raimondo
Alla televisione è apparso un documentario sull’Armenia, la Repubblica Sovietica che confina con la Turchia. Si è vista la biblioteca che conserva 30.000 libri antichissimi. Mi pare di aver sentito che un incunabolo è addirittura pietrificato. Sto pensando a un racconto incentrato su dei papiri trovati pietrificati. Qualcuno cerca egualmente di leggere le macchie degli scritti che si intravedono sotto l’influenza di un faro di luce. Se pietrificati fossero dei libri con miniature sarebbe stupendo riuscire a estrarre dal marmo l’immagine di un giardino persiano.
Giovedì 8 gennaio (sopra), S. Massimo M.
Franco Terilli è tornato da Parigi. È stato ai funerali di Tarkovskij. Grandiosi. La chiesa ortodossa piena di personalità. Sul terrazzino esterno con la gente in fondo alla gradinata. Rostropovich ha suonato un canto d’addio. Al cimitero il primo figlio di Tarkovskij è rimasto accanto alla tomba del padre. Nella confusione i parenti si sono dimenticati di lui. Stava in piedi accanto alla tomba col ritratto del padre tra le mani. È arrivato da solo, sul tardi, in cerca di Larissa, la seconda moglie di Andrej.
Sabato 10 gennaio, Sant’Aldo eremita
Nevica. La gente che parla per le strade la senti anche dalla camera da letto. L’aria lascia cadere a terra il pulviscolo e tutti i ronzii degli insetti. Sembra che ti abbiano chiuso gli orecchi con della bambagia. Sulle colline gli uccelli e i cani sono delle piccole cose vive e nere in mezzo ai ricami delle ramaglie. Il vento fa correre una nuvola di polvere di farina gelata sul letto del Marecchia.
Lunedì 12 gennaio, San Modesto
Da Roma qualche notizia. Rosi e i Taviani stanno finendo di doppiare i loro film. Così Fellini. Per i grandi registi, fare dei film significa ormai accettare che la versione sia in lingua inglese. Peccato. Sentiremo sempre più qualcosa che non ha il tocco autentico dei nostri respiri. In un certo senso saremo sempre più provinciali. L’universale è soltanto nella nostra polvere di casa. Già da diversi giorni Tarkovskij è sepolto nel cimitero russo di Parigi. Pochi anni fa camminavamo di notte nella neve di Mosca e pensavamo al “viaggio in Italia”. Ma poi si è tramutato in Nostalghia. Sotto il cappotto lui portava il mio giacchetto di velluto chiaro.
Martedì 13 gennaio, Sant’Ilario
Non lavoro. Ho gli occhi sempre fuori dai vetri. Non esco ma immagino campi bianchi di neve e alberi che reggono ricami.
Mercoledì 14 gennaio, San Dazio
Arrivato Franco Terilli e ci ha parlato dei funerali di Tarkovskij a Parigi. Toccanti le piccole confidenze di Andrej quando a settembre era ad Ansedonia. Voleva restare in Italia e non partire per Parigi per un secondo periodo di cure. Terilli è riuscito a fare fermare il treno a Orbetello per consentire a Tarkovskij di bere (?). Poi si sono parlati al telefono. Andrej il penultimo giorno di vita lo ha pregato di chiamarlo perché gli doveva dire delle cose importanti. Franco lo ha chiamato, la signorina al telefono gli ha passato la stanza di Tarkovskij che ha alzato il ricevitore ma non è riuscito a dire nessuna parola e così ha trasmesso soltanto dei sospiri faticosi. Era l’addio tra due grandi amici. Una lunga telefonata col rumore soltanto di un respiro lento e tormentato. Il più tenero e toccante addio tra due amici. Negli ultimi tempi si svegliava di notte scosso da un sogno che si ripeteva uguale. Era scoppiata la guerra atomica.
Giovedì 15 gennaio, S. Mauro Abate
Il ghiaccio si sta liquefacendo. Il cielo è grigio. I rumori che la neve aveva sepolto lasciano vivi soltanto quelli che provenivano dall’aria, (richiami d’uccelli e voci di uomini) sono tornati a sporcare il silenzio. Ho telefonato a Ravenna a Don Fuschini. Si lamenta perché a causa della neve e del ghiaccio deve stare in casa. Per fortuna gli tiene compagnia Pirro, il cane che adora. Dopo Gesù e i Santi c’è Pirro. Lo chiama Pirro Fuschini e in queste giornate d’inverno gli sta leggendo la Divina Commedia. Ogni tanto si ferma a guardare il suo cane, a lungo, negli occhi. «Capisce tutto» esclama.
Venerdì 16 gennaio, San Marcello
Anche oggi ho pensato a Tarkovskij. Volevamo fare un film composto da molte piccole tragedie: una bottiglia d’acqua che si rovescia sul tavolo e l’acqua precipitando sul pavimento diventa il diluvio universale per alcune formiche; una palla d’acqua che si forma nella stanza durante un temporale. Poi dalla finestra aperta arriva il sole e la prosciuga; l’ombra degli alberi che si riallineano o scompaiono se il sole appare o scompare dietro le nuvole. L’acqua della pioggia che riga all’esterno il vetro di una finestra appannata dal vapore della stanza. Una goccia scende dall’alto e scopre l’occhio di una donna che piange in quell’interno. La goccia dell’acqua continua a scivolare accompagnata da una lacrima.
Sabato 17 gennaio, Sant’Antonio Abate
È la mia festa. Ho mangiato la ciambellina di Sant’Antonio. La neve è scomparsa. Fa freddo. Da un po’ di tempo mi sono accorto che sono molti gli uomini che vanno a fare la spesa. È il nuovo lavoro dei pensionati. Reggono dei sacchettini di plastica con pane, frutta e salsicce. È una polvere di femminilità sul rude romagnolo che ha sempre tenuto ben distinti il lavoro delle donne da quello per i maschi. (Sugli sguardi e sulla voce quando chiedono di essere serviti bene perché non se ne intendono). Davanti alla chiesa soprattutto cani e gatti a ricevere la benedizione. Prima delle guerra il campo della fiera era pieno di buoi e cavalli.
Domenica 18 gennaio
Santa Liberata vergine
Piove. Vista la casa colonica di Augusto Campana. La televisione dice che è morto Renato Guttuso. L’ultima volta l’ho visto al Festival di Venezia. C’era poca luce e intravvedevo i grandi occhi che luccicavano sopra la bocca che sorrideva. Il suo naso mi faceva sempre pensare ai cammelli. Un uomo pieno di generosità.
Martedì 20 gennaio, San Sebastiano
Pare che gli ultimi respiri di Guttuso fossero rivolti alla Madonna. Oggi è riportato sulla Repubblica un articolo del Vescovo col quale era in amicizia da vent’anni. Mi piace il loro colloquio sulla cena di Emmaus (l’incontro di Cristo dei due viandanti dopo la resurrezione). Anche qui come devono essere state intense e indescrivibili le occhiate dei tre a cena. Mi rendo sempre più conto come un film con delle storie così abbia bisogno soltanto di pochissime vicende. Solo Tarkovskij avrebbe potuto soffermarsi su quelle occhiate.
Mercoledì 21 gennaio
Sant’Agnese verg.
La paura della morte, ma se vogliamo anche la serenità della fine di tutti i giorni, fanno sempre pensare che la vita è stupenda nelle sue cose più semplici: alcuni sapori, alcuni affetti, alcuni momenti di neve o pioggia. E allora perché non ci accorgiamo subito di quello che conta? Mi sto domandando come mai non mi decido a partire per Roma. Non mi pare di avere la forza, ancora, di abbandonare la città e tutto il mondo del cinema.
Giovedì 22 gennaio, San Gaudenzio
Una vecchia donna di servizio di Manlio Maggioli (editore a Rimini) gli si è presentata perché doveva raccontargli delle cose che potevano interessarlo. Disse che aveva sognato la povera madre di lei la quale le ha chiesto come andava. La serva ha risposto che andava così così perché la figlia non aveva lavoro. Così, nel sogno, la madre del Maggioli ha pregato la vecchia di chiedere lavoro a suo figlio. Poi ha fatto altri sogni dove addirittura c’erano il padre e la madre di Maggioli. E tutti e due le hanno chiesto se il loro figlio avesse sistemato la ragazza. Maggioli comunque ha rifiutato, anche perché aveva già sistemato alcuni mesi fa il primo figlio della vecchia donna di servizio. Dopodomani ho deciso che parto per Roma. Approfitto della macchina di Manlio. Facciamo il viaggio assieme.
Venerdì 23 gennaio, Sant’Emerenziana
Da Roma mi telefonano che almeno uno dei progetti di film sul Marecchia sta per crollare. Ormai il cinema è in mano a gente che non sa leggere e che conosce soltanto il sudore delle ascelle delle attrici famose. Questa immensa cattedrale del cinema italiano ormai è custodita da guardiani che non sanno neanche accendere le candele e così, chi, per caso, rientra inciampa nelle panche e trova le puttane sedute dentro i confessionali. I governanti italiani non capiscono niente di cinema e lasciano cadere completamente questo stupendo monumento italiano.
Sabato 24 gennaio, San Francesco di S.
Pensavo di arrivare a Santarcangelo soltanto per passare le feste di Natale ma giorno dopo giorno mi accorgo che Roma non mi interessa più. Forse abbandono il cinema e mi metto a guardare gli alberi. Voglio comprare dei libri orientali. I consigli di Lao-Tze. Stanno venendo a galla cose di una memoria ancora piena di roba della prigionia e di un’infanzia in bicicletta.
Domenica 1 febbraio,
Santa Verdiana verg.
Sto chiuso in casa da una decina di giorni. Ogni tanto la nebbia cancella la piazza che tengo sotto controllo dalle vetrate della porta-finestra che da sul balconcino. Spesso cerco di ricordare le voci di chi sta muovendosi nel polverone di umidità. Quando la nebbia dirada un po’ appare spesso in aria il grande orologio in cima alla facciata del municipio. Vuole farmi credere di essere la luna. Un giovane produttore mi telefona da Roma per sentire se mi interessa lavorare a un film erotico e se so scrivere i dialoghi in inglese. Ho risposto che ho dimenticato tutti gli esercizi sessuali. Da tempo sto pensando che superato il 2000 la lingua ufficiale del mondo sarà l’inglese. Nel 2100 l’italiano e tante altre lingue saranno dei dialetti locali.
Mercoledì 4 febbraio
San Gilberto Vescovo
Non è facile riallacciare dei nodi con l’infanzia. Le cose di allora hanno preso una dimensione diversa: le strade, i caffè e la credenza azzurra della cucina si sono rimpiccioliti. Sto precipitando dentro la memoria e mi sembra che non ci sia aria da respirare. Bisognerebbe riaffiorare fuori dal polverone. La televisione via satellite probabilmente costringere i produttori a desiderare dei film più intelligenti. Non saranno costretti a pensare al mondo dei quattordicenni come è stato in questi ultimi dieci anni. Affioreranno ancora i quarantenni e più. Ricordo che Fellini un pomeriggio si è seduto nella platea del cinema accanto a un giovanotto che seguiva la proiezione e contemporaneamente sentiva musica con la cuffia in testa. Quando si è alzato è scivolato via coi pattini.
Domenica 8 febbraio
San Girolamo
Sto in poltrona e penso di essere in un giardino di Kyoto a guardare delle pietre conficcate sulla sabbia. Credo che non si stia spegnendo completamente il cinema. Sento, però, che il suo grande momento sia per finire. La televisione è in attesa dei suoi grandi talenti. Per quanto riguarda il cinema italiano la situazione è grave: molti registi sono morti e quelli che restano hanno la vecchiaia che gli cammina sulle spalle. Le porte per i giovani sono spalancate ma loro vogliono entrare col camion e non ce la fanno. Sto alla finestra e mi immagino di essere in compagnia delle donne della principessa che stavano a guardare la piramide di neve nel cortile. Giorno per giorno la piramide rimpiccioliva il suo volume e l’acqua scorreva dentro gli occhi di queste giovani donne.
(1-continua)