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 2013  marzo 22 Venerdì calendario

MORAVIA, NON LA POLITICA MA L’AFRICA. A VENTOTTO ANNI LA SCELTA ERA FATTA

Alberto Moravia uno e due. Durante gli anni 30 è un giovanotto indifferente alle seduzioni del fascismo, ma anche opportunisticamente pronto a invocarne la clemenza (via lettera). Nei 70, un intellettuale antifascista engagé, nonché innamorato dell’Africa, da dove invia i suoi celebri reportage destinati al «Corriere».
Fino ad oggi tra queste due fasi della sua vita era sembrato non esistere alcun rapporto: Moravia era semplicemente passato dagli abbagli di gioventù alla maturità del giudizio. E invece una lettera inedita (il «Corriere» ne aveva pubblicato soltanto un frammento nove anni fa) rivela una connessione stretta fra l’uno e il due, il Moravia giovane e il vecchio. Non la politica, ma la passione per il continente nero era fin dal principio la sua motivazione più profonda. Lo dimostra il «romanzo autobiografico» di Renzo Paris (Cattivi soggetti, Iacobelli, pp. 176, 15), dove il critico tra molte altre curiosità pubblica il testo integrale di quella missiva. Si scopre che l’allora ventottenne Moravia la indirizzò a «Sua Eccellenza il Conte Galeazzo Ciano - Ministro per la Propaganda e Stampa» l’8 agosto 1935. Dapprima dichiarandosi addolorato per essere stato riformato alla visita di leva, la quale «non gli ha permesso di arruolarsi volontario nel corpo di spedizione per l’Africa Orientale». Poi implorando: «resta vivissimo in me il desiderio di partecipare in qualche modo all’impresa africana. Vengo dunque a domandarle di poter passare qualche mese sull’altopiano Eritreo allo scopo di comporre un libro sulla guerra degli Italiani in Africa... Vorrei scrivere un libro organico, il quale potesse poi rimanere come documento e testimonianza dell’eroismo della gioventù fascista in guerra».
Poca cosa, dal punto di vista della compromissione politica (altre sue lettere, e specialmente una indirizzata a Mussolini, risulteranno molto più imbarazzanti). E tuttavia qui l’ingenua piaggeria sfoggiata dal giovane Moravia colpisce, giacché lascia trasparire — come fa notare Paris — la sua vera, nascente e genuina vocazione per l’Africa. La stessa passione che lo porterà molti anni più tardi sulla via di Marrakech, con Pasolini e la Maraini; in Algeria, a Tamanrasset; a Dakar con la Callas. E ancora in Egitto, Costa d’Avorio, Camerun, Kenia, Zaire, Burundi, Tanzania, dove la sua ispirazione stanca si rinfrancherà a contatto con un mondo vergine, regalandoci le cose più belle. E infatti molti lettori italiani contrarranno il mal d’Africa per causa sua.
Dario Fertilio