Elena Dusi, la Repubblica 22/3/2013, 22 marzo 2013
VOYAGER [OLTRE IL SISTEMA SOLARE COSÌ L’UOMO VARCA I CONFINI DELL’IGNOTO]
Ha rotto il guscio, si è affacciata fuori e ha osservato il vuoto. A 18,4 miliardi di chilometri da noi, la sonda Voyager 1 sta superando l’involucro del sistema solare per penetrare nello spazio intergalattico. È il primo oggetto con l’impronta dell’uomo capace di uscire dal “giardino di casa” di cui fino a poco tempo fa ci consideravamo il punto centrale. Dopo 35 anni di viaggio, schizzando via a 46mila chilometri all’ora, l’“autobus con le antenne” progettato dalla Nasa per funzionare solo un decennio riesce ancora a parlare con la Terra. I suoi segnali impiegano 15 ore a raggiungerci. Quello che ci trasmettono è il “suono del silenzio” che viene dallo spazio profondo e mai prima d’ora avevamo ascoltato in diretta.
Le batterie atomiche al plutonio, secondo la Nasa, manterranno Voyager 1 in vita fino al 2020. La sonda in questo momento ha raggiunto i limiti della spiaggia e sta per tuffarsi in un oceano di cui nessuna cartina è stata disegnata. La prossima stella si trova a 40mila anni di distanza. Se mai Voyager dovesse raggiungerla e incontrare una qualche forma di vita, gli alieni troverebbero al suo interno un disco d’oro con incise le musiche dei terrestri, i suoni della natura, le immagini della doppia elica del Dna o dello spermatozoo che feconda l’ovulo, oltre ai discorsi del presidente Usa Carter e del segretario dell’Onu Waldheim. Il compendio di vita terrestre resterà intatto per un miliardo di anni e potrà essere letto anche quando, esaurito il combustibile, la sonda sarà un relitto alla deriva nell’universo.
Su quale sia l’esatto discrimine fra spiaggia e oceano, a dir la verità, gli scienziati non hanno le idee del tutto chiare. L’annuncio che Voyager era uscito dal guscio del sistema solare è stato diffuso ieri dall’American Geophysical Union (Agu) citando uno studio dell’università del New Mexico. Ma è stato smentito subito dopo dalla Nasa. “Voyager 1 ha lasciato il sistema solare” titolava il comunicato stampa iniziale dell’Agu, attenuato dopo un paio d’ore in “Voyager 1 raggiunge una nuova regione dello spazio”. Nell’intervallo Edward Stone, responsabile scientifico della missione presso la Nasa, aveva dichiarato che per annunciare il tuffo nello spazio interstellare di Voyager manca ancora un ultimo requisito: il cambiamento di direzione del campo magnetico.
Il sistema solare è avvolto da una sorta di pellicola molto turbolenta. Come nella risacca del mare, in questa zona detta “eliosfera” il vento solare emesso dalla stella si scontra con i raggi cosmici che provengono dallo spazio intergalattico. Voyager è penetrato nell’eliosfera già da diversi anni, con i suoi strumenti che registrano grossi sbalzi di particelle ad alta energia e il campo magnetico che si comporta come un mare in tempesta. Improvvisamente però, il 25 agosto del 2012, i sensori della sonda hanno visto precipitare di cento volte la quantità di particelle cariche emesse dal Sole, mentre i raggi cosmici provenienti dal cosmo sono raddoppiati. Tutto è avvenuto nel giro di una manciata di giorni e l’analisi di questi dati, pubblicata su Geophysical Research Letters (la rivista dell’Agu) ha spinto gli scienziati a dare l’annuncio del salto compiuto. La contraddizione rispetto alla tesi della Nasa è stata alla fine risolta con diplomazia: «Siamo al di fuori dell’eliosfera, questo è sicuro» ha spiegato Bill Webber, l’astronomo dell’università del New Mexico attempato come ormai tutti i pionieri della missione. «Siamo arrivati in una regione dello spazio completamente nuova, dove tutto è diverso ed entusiasmante».