Laura Putti, D, la Repubblica 16/3/2013, 16 marzo 2013
PARIGI SARÀ FEMMINA
Quattro signore si contendono la capitale. Quattro donne molto diverse tra loro premono per entrare nel più bell’ufficio della Republique, 155 metri quadrati ad angolo, affacciati sulla Senna con vista su Nôtre-Dame. Neanche il Presidente ne ha uno così bello, all’Eliseo.
Negli infiniti saloni dell’Hotel de Ville, una delle quattro signore potrebbe trovarlo perfino a occhi bendati. Anne Hidalgo conosce perfettamente i corridoi che conducono all’ufficio del sindaco. Dal 2001 è la "première adjointe", la vice di Bertrand Delanoë. Per alcune settimane nel 2002 ne assicurò l’interim quando, durante la prima Notte Bianca, il sindaco venne accoltellato da un pazzo omofobo. Nel settembre scorso è stata lei, prima fra le quattro, ad annunciare la candidatura alle elezioni municipali del 2014 quando dopo due mandati, e quattordici anni di "regno", Delanoë lascerà per sempre l’Hotel de Ville. E il 20 marzo uscirà Mon combat pour Paris, il suo nuovo libro-programma.
Andalusa di nascita, figlia di un elettricista immigrato nel ’61 - Anne aveva due anni - nella periferia di Lione, la socialista Hidalgo ha ben poco in comune con quella che in questo momento sembra essere la sua diretta antagonista. Si chiama Nathalie Kosciusko-Morizet, 40 anni in maggio, figlia della grande borghesia francese, scuole importanti (il Politecnico indirizzo biologia e servizio militare a Gibuti, durante il quale cantava gli inni della Marina) un pedrigree denso di uomini politici e ambasciatori, un fratello tra i fondatori del sito PriceMinister, e tra gli antenati perfino un eroe militare polacco. Esile, elegante, i lunghi capelli biondo tiziano raccolti in una treccia quando vuole essere popolare o in uno chignon, nelle grandi occasioni, NKM ha in comune con la terza signora alla conquista di Parigi, Rachida Dati, soltanto un percorso politico: appartengono allo stesso partito, l’UMP (Unione per un movimento popolare), entrambe portavoce di Sarkozy durante le due campagne presidenziali - Dati nella vincente del 2007, NKM nella perdente del 2012 - e ministre: la prima della Giustizia, l’altra dell’Ecologia-Sviluppo durabile-Trasporti-Politiche abitative. Per il resto la differenza è tra loro abissale. Nata in Borgogna da un operaio marocchino e una casalinga algerina, seconda di 12 figli, Rachida Dati ha la grinta di chi si è fatta da sola (anche la figlia, chiamata Zohra come sua madre). Da sola si mantiene agli studi di giurisprudenza attraverso molti mestieri dei quali neanche oggi, candidata a sindaco di Parigi, eurodeputata (piuttosto assenteista) e attuale "prima cittadina" dell’elegante settimo arrondissement, si vergogna. Tanto da dichiarare che se un giorno la sua carriera politica dovesse finire, potrebbe senza problemi tornare a fare la cassiera in un supermercato.
Nel 2002 Dati diventa consulente di Sarkozy, allora ministro dell’Interno, per un progetto sulla sicurezza. È il suo riscatto, la porta aperta verso un avvenire diverso da quello che le era destinato. Oltre alle stanze del potere percorre a lunghe, decise falcate anche le boutique degli stilisti e degli scarpai più in voga fino a costruirsi una immagine bling-bling simile a quella del suo Presidente (ante Carlà).
Pur in attesa di essere sdoganate dalle primarie dei rispettivi partiti, Hidalgo, Dati e Kosciusko-Morizet hanno creato i loro siti "pour Paris" fitti di programmi, di sogni e di desideri. Sono già scatenate e molto visibili - soprattutto la vicesindaco - in città. Chi invece si tiene in disparte è la quarta signora. Per ora Cécile Duflot sta a guardare, non dice sì, neanche no.
Avrebbe potuto esserci anche una quinta aspirante sindaco, ma la candidatura di Rama Yade, già sottosegretaria agli Esteri e allo Sport con Sarkozy passata all’Unione dei Democratici e degli Indipendenti del centrista Jean Louis Borloo, è svanita alla fine di febbraio quando la bellissima 36enne nata a Dakar è comparsa in tribunale: rischia tre anni di carcere per aver dichiarato una residenza falsa per far parte di una lista elettorale lontana dalla sua abitazione.
Per tornare a Duflot: nata vicino a Parigi 38 anni fa, figlia di sindacalisti (padre ferroviere, madre insegnante), Cécile è una bella ragazza abbondante, tanto dichiaratamente insicura della sua apparenza fisica quanto decisa nel cammino politico. Urbanista, dal 2006 segretario dei Verdi, Cécile Duflot è oggi ministro per la Coesione Territoriale e le Politiche Abitative e deve vedersela con la mancanza di alloggi sociali e, in un inverno duro, anche con quelli di emergenza per i senzatetto. L’obiettivo del governo Hollande sarebbe di costruire 150mila case popolari all’anno: solo a Parigi ne servirebbero più di 100mila, ma per ora la giovane ministra - compagna di Xavier Cantat, fratello del cantante assassino di Marie Trintignant - preferisce occuparsi dell’intero Paese. La sua candidatura crea confusione tra i socialisti. Un anno fa Delanoë aveva voluto incontrarla per dissuaderla. «Penso solo alle presidenziali» gli aveva risposto allora. Ma ora, a governo fatto, Cécile Duflot annuncia: «Quando non mi esprimo vuol dire che nulla è escluso». Lo dice al Journal de Dimanche, aggiungendo che la Kosciusko-Morizet è la sola sensibile all’ecologia, anche se in lei le idee sono ambigue. Secondo Duflot, i parigini meritano altro che essere strumentalizzati in vista delle presidenziali, il più importante appuntamento politico nella Quinta Repubblica, del 2017.
Quell’acqua cheta di NKM all’Eliseo ci pensa. E non è la sola. La gara, sia pur lontana, complica la corsa al Municipio di Parigi.
Dati, per esempio, sa di non essere abbastanza popolare per correre alle presidenziali, ma si sente in grado di ostacolare l’avversaria del suo stesso partito. Per questo si mostra solidale con la socialista Hidalgo nella sua battaglia per Parigi. Una battaglia per una capitale più sicura, unita, ancor più aperta alla cultura. I progetti di nuovi cantieri sono tanti: il restauro delle Halles; un grande spazio sulle strade a filo con la Senna chiuse di recente alle auto; l’apertura della nuova Filarmonica e del Carreau du Temple, bellissimo ex mercato del Marais. Una Parigi con meno automobili e più turisti (già 29 milioni all’anno) e più investitori stranieri. Oggi la delfina di Delanoë è alla testa del movimento Oser Paris, composto da 19 gruppi di lavoro su quattro temi: una città «in crescita e di innovazione», «da vivere per tutti», «partecipativa e solidale», «durevole e in rete».
Per concentrarsi sulla battaglia di Parigi, a febbraio NKM si è dimessa dall’incarico di sindaco di Longjumeau, comune di 22mila abitanti del quale dal 2008 era primo cittadino. Poi è stata frenetica: dalla visita a un sito gastronomico (lo sviluppo digitale è uno dei suoi punti forti) a una notte di danza per 7mila persone con super DJ al Grand Palais, fino all’inaugurazione del Nuovo Anno Cinese, festa tradizionalmente frequentata dai socialisti.
Con la sua aria da primavera del Botticelli (era vestita così quando nel 2005 si fece fotografare incinta, distesa nel bosco accanto a una monumentale arpa) la bionda signora accusata di essere troppo sofisticata sta astutamente cambiando rotta: Parigi è una città progressista, Hidalgo ne è la favorita, quindi NKM si adegua. Non vota contro, come il suo centrodestra, ma si astiene, per esempio, alla votazione in Parlamento per il progetto di legge Toubira sul "matrimonio per tutti". Non come Pilato: «La mia è un’astensione miltante e impegnata» dichiara, lei che si è sempre detta favorevole alle coppie omosessuali, ma non agli uteri in affitto e alla procreazione assistita, insiti nella legge.