Fabio Chiusi, L’Espresso 22/3/2013, 22 marzo 2013
CHE BELLO IL DEFICIT
Da dove viene l’economia a Cinque Stelle? «È un piano preciso», ha detto il capo politico del MoVimento, Beppe Grillo, «perché è fatto da migliaia di persone nel mondo». Il risultato di anni di discussioni sul blog e nei MeetUp. Con l’aggiunta di alcuni padri nobili: «Il nostro piano economico l’ha fatto Joseph Stiglitz, che è premio Nobel per l’economia, insieme a persone normali, a professori che sono in rete». Ma non solo. L’8 marzo, beppegrillo.it riporta un articolo pubblicato dal settimanale tedesco "Der Spiegel" in cui l’editorialista Wolfgang Munchau scrive: «Grillo sarà supportato da economisti rispettati. Il Nobel Paul Krugman ha già dialogato in video con Grillo. Il premio Nobel Joseph Stiglitz lo consiglia sui temi economici insieme all’economista francese Jean Paul Fitoussi». Nel linguaggio internettiano dell’ex comico, pubblicazione sul blog significa assenso. Peccato che i diretti interessati non si siano dimostrati affatto d’accordo, seppellendolo di smentite. «Dubito che abbia persino mai nominato il MoVimento 5 Stelle da qualche parte», ha risposto la moglie di Stiglitz; «non sta fornendo alcuna collaborazione economica a Grillo», dice un suo collaboratore. «Non lo conosco, non l’ho mai incontrato e non sarò mai il suo consigliere», ha precisato Fitoussi. Quanto a Krugman, dice che Grillo insieme a Berlusconi potrebbe «destabilizzare non solo l’Italia, ma l’intera Europa» visto che il M5S ha «una piattaforma economica incoerente». Insomma, non restano che gli attivisti, coordinati in gruppi locali e in un gruppo tematico su Facebook («Economia 5 Stelle») e «i professori di economia che sono in rete». Quali, più precisamente? Tre stanno dando il loro contributo all’articolazione del programma: Gustavo Rinaldi, docente a contratto di Macroeconomia all’Università di Torino, un passato accademico sullo studio del sistema industriale russo (è stato consigliere economico del governo della Georgia) e delle conseguenze economiche del consumo di alcool; Nino Galloni, allievo del divulgatore delle idee keynesiane in Italia Federico Caffè e già direttore generale al ministero del Bilancio (voluto da Nino Andreatta prima e Paolo Cirino Pomicino poi); Lidia Undiemi, un dottorato a Palermo, una candidatura rifiutata (con tanto di lacrime televisive) da Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia e uno studio su quello che definisce «il più grande bluff dei sistemi economici moderni»: il gioco delle scatole cinesi per il controllo societario. Le idee? «Il Fiscal compact così com’è non funziona, non c’è modo di farlo funzionare», dice Rinaldi, che vorrebbe legare la tassazione di un bene al consumo di energia, materie prime e ambiente necessario a produrlo: «Più tasse su inquinamento e consumo del suolo e meno sul lavoro». Per Galloni, che definisce il paradigma liberista «la causa di tutti i mali che, attualmente, affliggono l’umanità, il male minore è uscire dall’euro». Il maggiore, invece, sarebbe restare in un’Europa così com’è. Di qui la «necessità di due monete», ha scritto in una lunga analisi sul sito "Economia Democratica": una locale («concreta e sovrana»), l’altra internazionale («di conto o virtuale»). Quanto a Undiemi, come si legge in una lettera agli attivisti del M5S, è stata «completamente assorbita dal contrasto alle politiche di austerità». E in effetti è proprio la critica all’austerity e all’intera interpretazione della crisi in atto il filo rosso che lega non solo i collaboratori del M5S, ma anche le analisi degli economisti a cui i Cinque Stelle si isipirano, e che intervengono sul blog di Grillo o presenziano ai convegni organizzati dagli attivisti in tutta Italia. Bastano i titoli di alcune tra le letture di riferimento: "Il tramonto dell’euro" (Imprimatur), del docente dell’Università Gabriele D’Annunzio di Pescara, Alberto Bagnai; "La trappola dell’euro" (Asterios), di Marino Badiale e Fabrizio Tringali; l’ebook collettivo edito da Micromega, "Oltre l’austerità", che raccoglie scritti di altri due nomi letti e studiati avidamente dai grillini: Sergio Cesaratto, ordinario a Siena, e Gennaro Zezza, professore associato all’Università di Cassino e ricercatore al Levy Economics Institute. L’idea di fondo è che quello europeo sia un disastro «annunciato» e anzi premeditato (a tutto svantaggio dei paesi più deboli, tra cui l’Italia) addirittura dalla fine degli anni ‘70; non una crisi di debito, ma dovuta agli squilibri creati dalla rinuncia alla flessibilità del cambio valutario «senza introdurre meccanismi di riequilibrio fra le economie in surplus e quelle in deficit strutturale», scrivono Badiale e Tringali. Insomma, nelle parole di Cesaratto: «La crisi non ha a che fare con l’irresponsabilità fiscale, ma con i difetti di costruzione dell’euro». Non sorprende, dunque, che i Cinque Stelle cerchino la soluzione in un referendum (online) sulla permanenza nella moneta unica, discutano di Europa a due velocità, di rinegoziare il debito (ne scrive anche la saggista "di area" Loretta Napoleoni) e promuovano un programma economico che, secondo i conti a spanne del Chicago Blog dell’Istituto Bruno Leoni, richiede coperture per almeno 86 miliardi di euro (nell’immediato). Al senso di inevitabilità del crollo («l’Italia di fatto è già fuori dall’euro», ha detto Grillo), si accompagna il risvolto romantico ma fortemente dibattuto nel MoVimento della rivoluzione culturale e di vita ispirata a Serge Latouche ma anche al fondatore del Movimento per la decrescita felice, l’ex insegnante astigiano Maurizio Pallante. Che, sul blog dell’ex comico, già nel 2007 scriveva: «La crescita è la causa della crisi che stiamo vivendo e quindi non può essere la soluzione». Da cui la necessità dell’ozio (e dunque di «una riduzione generalizzata dell’orario di lavoro») ma anche di una misura «qualitativa» del benessere, che vada oltre il Pil, e il richiamo a sovranità alimentare e autosufficienza energetica. Contestato invece l’apporto di Mauro Gallegati, docente di Macroeconomia ad Ancona, per essersi auto-accreditato co-estensore del programma di Grillo. Lui, che insieme a Stiglitz ha scritto della necessità di un «reddito di cittadinanza» sul blog del leader a Cinque Stelle, ha tra le sue proposte una patrimoniale dai 10 milioni di euro in su, Tobin tax rinforzata e addio alla cassa integrazione. C’è poi, nel M5S, una fascinazione per la Modern Money Theory, specie nella versione divulgata dal giornalista Paolo Barnard, in cui «il deficit e il debito dello Stato sono la ricchezza dei cittadini» (basta stampare moneta, fino alla piena occupazione) e che è definita niente meno che una «rivoluzione copernicana». Tra economisti critici ed eterodossi, non si può dire che Grillo abbia ignorato il detto, da lui stesso citato, del Signor Spock di Star Trek: «C’è sempre un’alternativa». Anche all’euro e al Pil.