Michele Serra, l’Espresso 22/3/2013, 22 marzo 2013
Siam mica qui a smacchiare Bersani – Il Papa in mezzo ai fedeli come un normale parroco, la presidente della Camera che va al Quirinale a piedi
Siam mica qui a smacchiare Bersani – Il Papa in mezzo ai fedeli come un normale parroco, la presidente della Camera che va al Quirinale a piedi. Il potere sta cambiando, si abbattono gli steccati tra il Palazzo e la gente comune. Ormai è un contagio. PIER LUIGI BERSANI Come può un leader già molto informale diventare ancora più informale, più vicino alla gente? Basterà l’aggiunta di un’enorme macchia di ragù sulla camicia? «Me l’hanno suggerito gli esperti di immagine», ha spiegato Bersani ai suoi collaboratori più stretti. «Ma tu non hai mai avuto esperti di immagine», gli hanno risposto molto sorpresi. È bastata una breve inchiesta interna per appurare che si trattava degli esperti di immagine del Pdl. Tra le altre misure allo studio per avvicinare Bersani al popolo, il segretario del Pd si è detto disposto a qualunque umiliazione, tranne passare la domenica nei laghetti di pesca sportiva con un fazzoletto in testa annodato ai quattro lati. «C’è un limite a tutto», avrebbe confidato ai membri della direzione. Anche i renziani sono stati costretti a dargli ragione. BERLUSCONI Basta con le cene eleganti nel chiuso delle sue ville. Anche Silvio Berlusconi cambia radicalmente stile: d’ora in poi toccherà il culo alle ragazze direttamente per la strada, nei mercati rionali, in coda agli uffici postali, ovunque sia possibile stabilire una corrente diretta di simpatia e spontaneità. Molto più informale anche il modo di spostarsi. Sorvolare in elicottero la folla anonima degli italiani è diventato odioso, meglio mantenersi allo stesso livello, nel normale traffico di tutti i giorni. Per prova, Berlusconi ha attraversato Piazza di Spagna e percorso tutta via Bagutta nell’ora di punta, convincendo il pilota dell’elicottero a volare rasoterra, in mezzo alla gente. A parte qualche turista decapitato dalle pale, la gente sembrava apprezzare molto: con gesti concitati delle braccia, i romani superstiti, spettinati dal vento e con i vestiti strappati, chiedevano a gran voce a Silvio di scendere immediatamente dal velivolo. Peccato che il fortissimo rumore del motore e le urla dei feriti non consentissero di udire distintamente l’invito rivolto dalla folla a Berlusconi. MARIO MONTI Gli esperti concordano: il distacco professorale ostentato dal premier non gli ha giovato alle ultime elezioni. Deve imparare a rivolgersi al popolo. Eccolo dunque abbandonare il suo scranno di bocconiano e di statista, entrare al bar "Ester" di Milano e coinvolgere gli avventori e la barista Ester in un’incalzante analisi sul prezzo delle brioche e del latte in polvere in rapporto alle turbolenze del mercato; e sulle misure da adottare con urgenza per rientrare nei parametri europei in materia di imposizione fiscale sulle macchine da caffè a pressione. Pochi minuti in tutto, poi Ester, rimasta sola con lui mentre i clienti erano già rincasati frettolosamente, lo ha interrotto: «Mi scusi ma dovrei chiudere». «Ma sono le quattro del pomeriggio», le ha replicato Monti, stupito. «Sì - ha risposto la barista - ma mi sento come se fosse già mezzanotte». BEPPE GRILLO Tra artista e pubblico c’è una distanza da abbattere. Rifacendosi all’esperienza del teatro di strada e del teatro interattivo degli anni Settanta, Beppe Grillo rinuncia al palco e pronuncia finalmente i suoi vaffanculo in mezzo alla gente, nei luoghi più inaspettati. Ed eccolo gridare vaffanculo per la strada, al citofono di uno sconosciuto, dal finestrino della sua macchina rivolto a un passante, nella sala d’aspetto di una stazione. Funziona benissimo: passato il primo momento di sorpresa, la reazione dell’italiano medio è immediata: «Vaffanculo a te!» è la risposta più frequente, a dimostrazione di una perfetta sintonia tra leader e popolo. Molte anche le varianti: nei quartieri borghesi prevale «vaffanculo a lei», in quelli più disgregati «cori, cori, che si te pijo te corco».