Nino Sunseri, Libero 21/3/2013, 21 marzo 2013
LA RABBIA DI SCARONI: «ITALIA PIENA DI GAS MA ESTRARLO È TABÙ»
L’Italia ha grande abbondanza di gas e petrolio che potrebbero creare lavoro e ricchezza: «Ma i veti impediscono l’esplorazione». La protesta viene da Paolo Scaroni in occasione della Offshore Mediterranean Conference di Ravenna. «L’Italia, a differenza di Francia o Spagna, è un Paese ricco di idrocarburi. Ma se ci impediscono di lavorare andremo altrove». Secondo le stime di Assomineraria con 223 miliardi di metri cubi di gas e 100 milioni di tonnellate di petrolio, l’Italia è il quarto Paese europeo per riserve accertate. Aggiungendo le stime sui potenziali ritrovamenti - oltre 170 miliardi di metri cubi di gas e circa 120 milioni di tonnellate di petrolio - si arriva all’autosufficienza nel gas e alla copertura di almeno un quarto del fabbisogno di greggio. Una grande ricchezza che potrebbe generare ventimila posti di lavoro e maggiori incassi per Stato, Regioni e Comuni tra 170 e 200 milioni l’anno solo per royalties e canoni. Senza contare i tre miliardi risparmiati sulla bilancia dei pagamenti. «Ma se ogni volta ci sono comitati e sottocomitati si diventa ostaggi della politica -spiega Scaroni- Quello che serve è la volontà collettiva di fare le cose».
Basta guardare quello che accade all’estero. «Norvegia e Danimarca non è che non sono attenti all’ambiente. Però hanno trovato l’equilibrio e hanno creato una ricchezza incredibile. Se noi non l’abbiamo, pazienza, mi giro e me ne vado dall’altra parte». Serve un sistema autorizzativo che consenta di esplorare nelle 12 miglia: «Il tema legislativo va cambiato e bisogna che un po’ tutto il sistema diventi più praticabile. Altrimenti vado in Angola».
Tanto più che la partita dell’energia è destinata a riproporre antiche divisioni fra russi e americani. «Ho fatto un giro negli Usa - ha raccontato - Ho parlato con molte personalità fra cui il segretario all’Energia e ho avuto la sensazione che sta per iniziare un’esportazione di gas liquido dagli Usa verso l’Europa». I primi a soffrirne saranno i russi che attualmente sono i maggiori fornitori. Scoppierà una nuova fase della Guerra Fredda per il controllo dell’Europa? Un classico. Solo che stavolta la disputa non sarebbe politica ma squisitamente economica. Scaroni, infatti, ha annunciato che i contratti esistenti dovranno essere rivisti. Vuol dire rinegoziare con i russi di Statoil, e Gazprom, e i loro alleati algerini di Sonatrach.
A rendere più aspro l’orizzonte c’è il calo del mercato. Un po’ perchè gli Stati Uniti, attraverso il sistema dello “shale gas” (la frantumazione delle scisti bituminose) sono già autosufficienti e si preparano a esportare. Ma soprattutto perché, a causa della crisi, scendono i consumi. «Meno 15% – ha detto Scaroni – nel 2012 rispetto al 2008». Secondo le previsioni formulate ne 2008 il consumo di gas, l’anno scorso, doveva essere di 630 miliardi di metri cubi, invece sono stati 480. «Quindi 150 miliardi di metri cubi in meno che sono pari alle esportazioni di Gazprom in Europa. È come se il colosso russo fosse scomparso». A Mosca non saranno contenti.