Roberto Giardina, ItaliaOggi 21/3/2013, 21 marzo 2013
L’ULTIMO KAISER RISCHIA LO SFRATTO
Fu un ospite scomodo l’ultimo Kaiser Guglielmo II. Dopo la Grande guerra i vincitori lo accusarono di essere un criminale, come accade agli sconfitti. Lui se ne andò in esilio in Olanda, e i padroni di casa si rifiutarono di accogliere le richieste di estradizione da parte dei vincitori. Il Kaiser era un megalomane, voleva dirigere personalmente le battaglie, sembra che una volta avesse ordinato ai suoi generali di non prendere prigionieri.
Non lo ascoltarono. Comunque gli scontri erano così crudeli su ogni fronte che, dopo, tutti si abbandonavano sovente a eccessi, passando per le armi i nemici superstiti.
Per esempio, il 22 settembre del 1914 fu ucciso a non ancora 28 anni lo scrittore Alain-Fournier, l’autore de Il Grande amico Meaulnes, a Les Eparges, poco a sud di Verdun. Si era arreso, e i tedeschi lo fucilarono insieme con i compagni. Ma era una rappresaglia per un massacro compiuto pochi giorni prima dai francesi. E chi fu a usare per primo i gas asfissianti? Ognuno ha le sue colpe.
Ora si avvicina il centenario del primo conflitto mondiale e gli olandesi si trovano nell’imbarazzo (noi rimanemmo neutrali fino all’anno seguente, il 1915, e cambiammo gli alleati). Mantenere la residenza di Guglielmo, trasformata in una sorta di museo personale, costa troppo, e lo stato deve risparmiare. Si era già proposto di chiuderla. Decisione imbarazzante alla vigilia del centenario.
Nell’estate del 1919 l’ex Kaiser comprò per 1,35 milioni di Gulden una tenuta di 60 ettari a Doorn, vicino a Utrecht. Dopo i necessari lavori di miglioramento, vi abitò a partire dalla primavera dell’anno seguente. Dall’immenso e scomodo castello berlinese si ritrova a vivere in una villa di campagna, zeppa di souvenir, divise, foto, mobili e suppellettili che ha portato in esilio: sono occorsi centinaia di bauli per il trasloco, le stanze in cui è riuscito a stipare le sue cose sembrano un soffocante magazzino.
Vestito di bianco, un cappello di paglia al posto dell’elmo, conduce la vita tranquilla di un agiato pensionato. Ancora nel ’29, dopo l’inflazione drammatica degli anni precedenti, e nel pieno della crisi mondiale, i suoi beni in Germania ammontano a 55 milioni di Reichsmark, che gli rendono 1,9 milioni all’anno. Lo stesso anno escono le memorie, in cui si difende dalle accuse di aver provocato la guerra, contro il cugino, lo zar Nicola, e la Gran Bretagna di sua nonna Vittoria, morta tra le sue braccia. Ma è impossibile rovesciare il giudizio dei vincitori, e quello dei tedeschi che preferiscono addossare la responsabilità del disastro a un uomo solo, al Kaiser.
«Die Nation braucht einen Führer», la nazione ha bisogno di un Führer, scrive l’ex Kaiser Wilhelm alla vigilia dell’avvento di Hitler. In esilio continua a stilare piani per restaurare la monarchia e si illude che i nazisti potranno essergli utili: servirsi di loro per poi liquidarli. Hitler non ha affatto una buona opinione dell’ultimo Kaiser di Germania: il suo comportamento, osserva, era assolutamente indegno di un sovrano. Comunque, un personaggio scomodo, Guglielmo, ma gli olandesi non vorrebbero rinunciare alla storica villa, tenuta aperta al pubblico per tre giorni alla settimana, grazie al lavoro di 150 volontari, che curano le stanze e il parco.
Per risparmiare è stato appena licenziato il direttore, uno dei pochi a ricevere uno stipendio. «Forse si potrebbe organizzare un’esposizione permanente per ricordare una pagina della storia», suggerisce Herman Sietsma, il curatore provvisorio, «Doorn potrebbe diventare un luogo della memoria europea». Ai primi di maggio si deciderà se stanziare o meno la somma necessaria.