Ettore Bianchi, ItaliaOggi 21/3/2013, 21 marzo 2013
PRESTO NESSUN ELEFANTE IN AFRICA
Nell’arco di un decennio gli elefanti africani potrebbero scomparire. L’allarme è stato lanciato dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione. Gli elefanti sono sempre più vittime della caccia illegale provocata dalla richiesta sfrenata di avorio nel continente asiatico.
Le stime indicano in un numero compreso fra 420 mila e 650 mila la diffusione dell’elefante in terra africana.
Nel 2011 sono stati uccisi 25 mila esemplari, saliti a 30 mila l’anno scorso. Uno studio della rivista scientifica PLoS One evidenzia che negli ultimi dieci anni il 62% degli elefanti che vivono nella foresta è stato abbattuto per ricavarne l’avorio. A questo ritmo la presenza di questi animali nell’Africa centrale potrebbe venir meno nel 2025. Non solo: se non si riuscisse a fermare i bracconieri, nell’intero continente la prospettiva sarebbe identica.
Gran parte delle ong impegnate nella tutela dell’elefante denuncia la mancanza di provvedimenti nei confronti degli otto paesi accusati di far poco o niente contro il traffico di avorio: Uganda, Tanzania, Kenya, Malesia, Vietnam e Filippine, Cina e Thailandia (questi ultimi sono i mercati di sbocco). Se è vero che molte nazioni si sono impegnate a prendere adeguate misure, è altrettanto vero che molti temono che si tratti di dichiarazioni di circostanza inadatte all’emergenza attuale. Dalla Cina, dove il commercio di avorio è fiorente, non è arrivata nessuna parola di ammissione di responsabilità.
Carlos Drews, del Wwf, si è detto deluso per la mancanza di provvedimenti che accelerino l’adozione di sanzioni. Basti pensare che il traffico di avorio, in termini di volume, è raddoppiato dal 2007 a oggi e più che triplicato a partire dal 1998. Eppure uno spiraglio di speranza si intravvede. Almeno secondo Pierre Kafando, presidente della delegazione africana che raggruppa 27 stati: per la prima volta le nazioni dove l’elefante è diffuso si sono accordate per varare un piano d’azione a difesa della specie. La Tanzania ha ritirato la sua mozione per declassare gli elefanti dalla categoria di commercio internazionale vietato a quella di commercio regolamentato. Però altre nazioni, come il Burkina Faso e il Kenya, non condividono questa impostazione. Il fronte, insomma, non è unito.
Ma l’intervento indispensabile è quello riguardante il versante della domanda: bisogna frenarla. Una ong francese, in prima linea su questo problema, sostiene che l’unico modo di bloccare il massacro di elefanti africani e asiatici è sospendere immediatamente il commercio legale di avorio sui mercati internazionali e nazionali. Un’impresa tutt’altro che agevole, se si pensa che un delegato cinese, presente ai lavori della convenzione, ha detto che il suo paese non riesce a distinguere l’avorio legale da quello fuorilegge. Agli elefanti trucidati, però, questo importa poco.