Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  marzo 20 Mercoledì calendario

ALTRO CHE APRISCATOLE, I GRILLINI COLLEZIONANO SOLO GAFFE

Roma L’apriscatole va revisio­nato. I badanti, mandati da Gril­lo/Casaleggio per tenere a ba­da la truppa di neofiti parlamen­tari a Cinque Stelle, sono quan­tomai utili vista la sequela di gaf­fe, figuracce, bufale, proposte bizzarre (abolire gli assorbenti per sostituirli con gli ecologici moon cup, accessorio indispen­sa­bile nel kit della perfetta grilli­na), diserzioni e dimissioni col­lezionate in solo una manciata di giorni, probabile record. L’ul­tima è firmata dal cittadino por­tavoce (è senatore) Francesco Campanella, che su Facebook annuncia: «Mi ha chiamato Vendola. Mi ha fatto i compli­menti p­er la mia scelta su Gras­so e mi ha manifestato disponi­bilità ad accogliermi nelle fila della maggioranza laddove Grillo mi cacciasse». Passa ne­anche un’ora e risponde Vendola: «Il senatore Campanella far­ne­tica di una mia presunta tele­fonata, smentisca o lo quere­lo». Insomma una bufala. Ma al­lora chi aveva chiamato il citta­dino senatore? Un imitatore di Vendola della Zanzara (Ra­dio24), come spiega poco dopo la radio. Non prima, però, di una seconda figura da tonno (senza apriscatole) per il sena­tore Cinque Stelle, che in matti­nata aveva fatto sapere: «Ven­dola mi ha chiamato, ci siamo chiariti». Salvo poi essere rismentito da Vendola: «Siamo ben oltre il ridicolo: mai parlato questa mattina con il senatore Campanella. Concluda questa sceneggiata grottesca». Sintesi: ridicolizzato due volte, dal Ven­dola finto e da quello vero, e me­no male che è senatore solo da venti giorni.
Aveva aperto le danze, in que­sta sfilata di perle, il cittadino portavoce (è deputato) Paolo Bernini, preso in castagna co­me un pivello dall’inviato di Ballarò, che gli ha tirato fuori questa chicca con la facilità con cui si taglia il burro: «In Ameri­ca hanno cominciato a mettere microchip nel corpo umano per controllare la popolazio­ne». Robe che per sentirle dire da Scilipoti abbiamo dovuto aspettare tre anni di legislatu­ra, col grillino invece sono ba­stati tre giorni. Poi ha chiarito: «Scusate ma mi sono trovato la troupe televisiva Rai, senza pre­avviso, davanti casa». Pensa che carogne questi di Ballarò, nemmeno lo preavvisano, a mezzo posta. Peggio ancora quelli delle Ie­ne.
Un contrappasso per gli elet­ti del M5S, che fino a ieri si pas­savano su Facebook, indignati, i video della Casta ignorante che balbetta di fronte alle do­mande elementari di Sabrina Nobili delle Iene, e adesso sono direttamente loro a farle, le figu­racce. Come Gessica Rostella­to, cittadina deputata M5S, che ha fatto scena muta su una do­manda innocua: cos’è la Bce (Banca centrale europea)? «Ehmm... Non chiedermi ’ste cose che sono proprio fusa». Vabbé, e Draghi, presidente del­la Bce, chi è? «Mmm. È stato il nostro, come si chiama? Il presi­dente della Banca d’Italia. Ah no non si dice presidente... non mi viene la parola...». Sì ma almeno Draghi che fa? «Vuol farsi candidare al Quirinale... Posso andare?». Poi c’è Marta Gran­de, primo nome fatto per la pre­sidenza grillina della Camera, subito esaltata con toni trion­fanti dai giornali, «il sorriso da Gioconda»,«la pelle opalescen­te da contessina», «lo sguardo soavemente severo» (e poi Gril­lo si lamenta della stampa con­tro), soprattutto per le due lau­ree. Ecco, non erano due, e non erano nemmeno lauree, ma un degree negli Usa (non equivalente) e un corso a Pechino, co­me ha dovuto spiegare la stessa Grande, silente invece quando i giornali ne magnificavano il curriculum sbagliando. La nuo­va Oscar Giannino (solo per le frottole, non per la bravura), ma dopo una carriera di soli tre giorni. Anche qui siamo in zona Guinness dei primati parlamen­tari, ma al rovescio.
Sempre ai cittadini eletti por­tavoce, altrimenti detti parla­mentari, spetta una altro re­cord, la prima dimissione. Do­po un paio d’ore dalla procla­mazione la senatrice M5S Gio­vanna Mangili ha infatti molla­to tutto, già stanca di veleni e maldicenze sul suo conto, co­me nei partiti morti. Non basta, unico tra tutti i gruppi parla­mentari, il M5S si è spaccato al primo voto della legislatura, su Pietro Grasso presidente del Senato. Come l’Udeur alla fine del governo Prodi. Si sono circon­dati da soli.