Paolo Bracalini, il Giornale 20/3/2013, 20 marzo 2013
ALTRO CHE APRISCATOLE, I GRILLINI COLLEZIONANO SOLO GAFFE
Roma L’apriscatole va revisionato. I badanti, mandati da Grillo/Casaleggio per tenere a bada la truppa di neofiti parlamentari a Cinque Stelle, sono quantomai utili vista la sequela di gaffe, figuracce, bufale, proposte bizzarre (abolire gli assorbenti per sostituirli con gli ecologici moon cup, accessorio indispensabile nel kit della perfetta grillina), diserzioni e dimissioni collezionate in solo una manciata di giorni, probabile record. L’ultima è firmata dal cittadino portavoce (è senatore) Francesco Campanella, che su Facebook annuncia: «Mi ha chiamato Vendola. Mi ha fatto i complimenti per la mia scelta su Grasso e mi ha manifestato disponibilità ad accogliermi nelle fila della maggioranza laddove Grillo mi cacciasse». Passa neanche un’ora e risponde Vendola: «Il senatore Campanella farnetica di una mia presunta telefonata, smentisca o lo querelo». Insomma una bufala. Ma allora chi aveva chiamato il cittadino senatore? Un imitatore di Vendola della Zanzara (Radio24), come spiega poco dopo la radio. Non prima, però, di una seconda figura da tonno (senza apriscatole) per il senatore Cinque Stelle, che in mattinata aveva fatto sapere: «Vendola mi ha chiamato, ci siamo chiariti». Salvo poi essere rismentito da Vendola: «Siamo ben oltre il ridicolo: mai parlato questa mattina con il senatore Campanella. Concluda questa sceneggiata grottesca». Sintesi: ridicolizzato due volte, dal Vendola finto e da quello vero, e meno male che è senatore solo da venti giorni.
Aveva aperto le danze, in questa sfilata di perle, il cittadino portavoce (è deputato) Paolo Bernini, preso in castagna come un pivello dall’inviato di Ballarò, che gli ha tirato fuori questa chicca con la facilità con cui si taglia il burro: «In America hanno cominciato a mettere microchip nel corpo umano per controllare la popolazione». Robe che per sentirle dire da Scilipoti abbiamo dovuto aspettare tre anni di legislatura, col grillino invece sono bastati tre giorni. Poi ha chiarito: «Scusate ma mi sono trovato la troupe televisiva Rai, senza preavviso, davanti casa». Pensa che carogne questi di Ballarò, nemmeno lo preavvisano, a mezzo posta. Peggio ancora quelli delle Iene.
Un contrappasso per gli eletti del M5S, che fino a ieri si passavano su Facebook, indignati, i video della Casta ignorante che balbetta di fronte alle domande elementari di Sabrina Nobili delle Iene, e adesso sono direttamente loro a farle, le figuracce. Come Gessica Rostellato, cittadina deputata M5S, che ha fatto scena muta su una domanda innocua: cos’è la Bce (Banca centrale europea)? «Ehmm... Non chiedermi ’ste cose che sono proprio fusa». Vabbé, e Draghi, presidente della Bce, chi è? «Mmm. È stato il nostro, come si chiama? Il presidente della Banca d’Italia. Ah no non si dice presidente... non mi viene la parola...». Sì ma almeno Draghi che fa? «Vuol farsi candidare al Quirinale... Posso andare?». Poi c’è Marta Grande, primo nome fatto per la presidenza grillina della Camera, subito esaltata con toni trionfanti dai giornali, «il sorriso da Gioconda»,«la pelle opalescente da contessina», «lo sguardo soavemente severo» (e poi Grillo si lamenta della stampa contro), soprattutto per le due lauree. Ecco, non erano due, e non erano nemmeno lauree, ma un degree negli Usa (non equivalente) e un corso a Pechino, come ha dovuto spiegare la stessa Grande, silente invece quando i giornali ne magnificavano il curriculum sbagliando. La nuova Oscar Giannino (solo per le frottole, non per la bravura), ma dopo una carriera di soli tre giorni. Anche qui siamo in zona Guinness dei primati parlamentari, ma al rovescio.
Sempre ai cittadini eletti portavoce, altrimenti detti parlamentari, spetta una altro record, la prima dimissione. Dopo un paio d’ore dalla proclamazione la senatrice M5S Giovanna Mangili ha infatti mollato tutto, già stanca di veleni e maldicenze sul suo conto, come nei partiti morti. Non basta, unico tra tutti i gruppi parlamentari, il M5S si è spaccato al primo voto della legislatura, su Pietro Grasso presidente del Senato. Come l’Udeur alla fine del governo Prodi. Si sono circondati da soli.