Tonia Mastrobuoni, La Stampa 20/3/2013, 20 marzo 2013
BCE, LICENZIAMENTI FACILI MA LIQUIDAZIONI D’ORO
In questi giorni i dipendenti della Banca centrale europea hanno ricevuto una lettera che La Stampa ha potuto visionare e che ha fatto infuriare molti. Comincia così: «siamo spiacenti di informarla che il suo contratto di lavoro scadrà il 3 giugno», poiché «il suo livello di performance» è stato ritenuto «insufficiente» in base a una serie di variabili «inclusi i nostri standard interni riguardo all’intelligenza emotiva».
La missiva «personale e riservata» spedita dal sindacato della Bce, avverte poi che quella frase è ovviamente finta, ma che presto potrebbe tradursi in realtà. Qualsiasi dipendente dell’Eurotower rischia d’ora in poi di ricevere una lettera di licenziamento insindacabile, e scritta con quel tono. Nei corridoi grattacielo della Kaiserstrasse circolano cifre inquietanti: 2-300 esuberi, a fronte della tanto sbandierata necessità di rafforzare il personale in vista del futuro, importante compito di supervisore della Unione bancaria. Il clima, con i nuovi criteri per i licenziamenti “facili” potrebbe diventare invece irrespirabile, nella Bce.
Certo, la trattativa è agli inizi, ma una fonte dell’Eurotower fa notare che «con il paravento dell’indipendenza spesso la Bce si è resa talmente impermeabile a controlli esterni o a processi trasparenti che neanche l’antifrode europea può mettere il naso nei suoi bilanci...»
Oltretutto, proprio il bilancio della Bce uscito nei giorni scorsi mostra nelle pieghe altri dettagli che hanno creato non poco nervosismo, tra gli oltre 1.600 dipendenti qualificatissimi della banca delle banche europee. L’istituzione che più di ogni altra ha fatto della moderazione salariale una sorta di mantra dei bollettini economici - in altre parole, che invita anche attraverso i suoi vertici i governi e i datori di lavoro ad ogni piè sospinto ad andarci piano con gli aumenti di stipendio -, non manca di elargire ai top manager liquidazioni generose, dopo un solo mandato nel comitato esecutivo.
Apprendiamo così dal bilancio dell’annus horribilis 2012, in cui l’euro ha rischiato il collasso, che due membri del board che hanno lasciato tra la fine del 2011 e metà dell’anno scorso, Lorenzo Bini Smaghi e Josè Manuel Gonzales-Paramo, a fronte di stipendi annuali da 265.104 mila euro, hanno ricevuto insieme la bellezza di quasi due milioni e mezzo di euro di liquidazione, dopo 8 anni (sette, per Bini Smaghi). Per l’esattezza, rinunciando in sostanza a un pensionamento, i due ex membri dell’Eurotower hanno intascato 2.461.469 euro. E in generale agli ex membri del comitato esecutivo sono stati erogati «pagamenti transitori per un periodo limitato successivo al termine del mandato» pari a 1.183.285 euro per le assicurazioni contro le malattie e gli infortuni (riconosciuti anche ad altri due ex: Jean-Claude Trichet e Gertrude Tumpel-Gugerell). Quanto ai licenziamenti “facili” che stanno creando invece preoccupazione tra i dipendenti dell’Eurotower, la lettera interna annuncia, appunto, che in futuro «la performance» potrebbe essere un motivo di licenziamento, ma il problema è che «la Bce si rifiuta di creare un sistema di misurazione della performance». Non solo. Il sindacato avverte che nessun rappresentante dei lavoratori potrà partecipare alle riunioni dei dirigenti che proporranno in futuro i licenziamenti al board della Bce, insomma che saranno insindacabili. «Lei potrà solo sperare - chiosa la lettera che in quelle decisioni prevarranno l’obiettività e la correttezza. In assenza di un esponente del sindacato che possa partecipare a quelle riunioni, non possiamo garantirle che si tratterà di un giudizio giusto ed equilibrato».