Pierluigi Magnaschi, ItaliaOggi 20/3/2013, 20 marzo 2013
HOLLANDE È FINITO IN UN CUL DI SACCO
La guerra agli estremisti islamici del Mali, decisa unilateralmente da François Hollande, era un modo (peraltro disastroso) per distrarre l’opinione pubblica francese dalla crisi economica e sociale che attanaglia il paese e che il presidente della repubblica non sa come risolvere. Hollande credeva che, prendendo l’iniziativa, sarebbe poi stato seguito dai paesi alleati, in modo da prendersi il merito dell’operazione per poi scaricarne i costi sulle spalle degli altri paesi come del resto aveva fatto il suo predecessore, Sarkozy, quando decise di attaccare Gheddafi in Libia. Solo che i paesi alleati, questa volta, non ci sono stati al gioco e hanno detto a Hollande: «Hai voglia di andare in guerra? Auguri, ma senza di noi». A Hollande quindi è rimasto in mano il cerino. Ha scoperchiato un’arnia di api senza avere i mezzi per annientarle. Gli islamici infatti sono, come tutti i guerriglieri, molto mobili. Se vengono attaccati da una parte, si spostano dall’altra. Cambiano spesso abito. Da guerriglieri diventano cammellieri tuareg. E, per battere gli estremisti, non si possono mitragliare dagli elicotteri tutte le carovane in movimento nel deserto.
L’operazione quindi, per poter riuscire, non poteva essere concepita come un blitz ma esigeva la permanenza sul terreno delle forze armate francesi che Parigi però non riesce a mantenere sul posto. Se la Francia si ritira, dopo aver combinato poco o nulla, questo significa una resa agli islamici. Ma la Francia non ce la fa a restare in Mali. Da qui l’idea, a lungo covata da Parigi, di ritirare i suoi contingenti, facendoli sostituire con forze multinazionali dell’Onu che avrebbero il compito di presidiare le principali aree urbane e non certo quello di espellere i guerriglieri dal territorio del Mali.
Intanto, per attribuire ad altri la responsabilità del fiasco, il ministro socialista degli esteri francese, Laurent Fabius, ha destituito, con effetto immediato, il diplomatico incaricato di monitorare il Mali, Laurent Bigot, e ha sostituito Jean Fèlix Paganon, rappresentante speciale della Francia per il Sahel che era stato nominato nel giugno dell’anno scorso. L’importante è dare, delle proprie fesserie, la colpa agli altri.