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 2013  marzo 20 Mercoledì calendario

UN BERSANIANO DI FERRO DEBUTTANTE ALLA CAMERA

Quella sera in tv, da Michele Santoro, il toscanaccio Vauro se ne uscì con una delle sue battute: «Speranza, lei è un giovane-vecchio!». Giovane lo è ancora Roberto Speranza: ha trentaquattro anni e diventare presidente di un Gruppo di trecento parlamentari a questa età lascia immaginare qualità da ragazzo prodigio, che non tutti nel Pd sono pronti a riconoscere a questo dirigente che finora ha seguito un brillante cursus honorum da funzionario di partito. Speranza è di Potenza e viene da una famiglia socialista. Il padre Michele, ex funzionario della pubblica amministrazione, nel Psi è stato un militante della sinistra lombardiana ma lui, Roberto, non ha nulla della carica anticonformista di quella che fu la corrente più irrequieta del partito socialista. Tutti quelli che lo conoscono ripetono gli stessi aggettivi: serio, serioso, timido, capacità da mediatore e di ascolto.

Il salto vero nella grande politica lo fa a 30 anni, quando si candida a segretario regionale del Pd in Basilicata: su Internet si presenta con alcune rimozioni (omette di raccontare che è stato segretario nazionale dei giovani Laburisti , i socialisti di Valdo Spini) e ricordando invece di aver guidato la Sinistra giovanile, l’erede della gloriosa Fgci. Del Pd parla così: «Una storia meravigliosa che darà nuova linfa alla vita italiana» e dice di sé: «Amo la Roma di Totti e le serate in giro con gli amici di una vita». Un’autobiografia più gaudente di quella che segnala uno che lo conosce bene, il lucano Felice Belisario, già presidente dei senatori Idv: «Roberto è un gran lavoratore, un giovane colto, che ha studiato, una persona perbene, disinteressato a tutti gli aspetti più “prosaici” della politica».

Politica di base ne ha fatta - assessore all’Urbanistica al Comune di Potenza - e anche di vertice: Bersani lo ha voluto nello staff che ha seguito il segretario nella corsa delle Primarie. In una intervista a Luca Telese, su “Pubblico” una definizione efficace dell’essenza di Bersani: «E’ uno degli ultimi simboli dell’autonomia della politica. Dai poteri forti. Dai media. E ’uno che non si turba, non si preoccupa». Ieri, quando a voto segreto i parlamentari gli hanno fatto mancare ben 84 voti, Speranza ha fatto un breve discorso, parlando di «collegialità», ha promesso di «rivedersi spesso», prendendo impegni per ora generici: «Dobbiamo ridare dignità alla politica» e «lavorare pensando ai problemi del Paese».