il Sole 24 Ore 20/3/2013, 20 marzo 2013
LETTERE
Gentile Galimberti, le scrivo da Osaka, dove mi trovo per lavoro da sei mesi e ci dovrò stare ancora un anno. Ho imparato a conoscere il Giappone, un Paese che ha fatto tanti progressi da quando, mi raccontava mio nonno, prima della guerra gli orologi giapponesi si vendevano al chilo. Ho sempre seguito il Giappone, anche perché un mio zio ha impiantato a Kyoto un rinomato ristorante italiano. La politica giapponese aveva qualche somiglianza con quella italiana. Da noi per decenni la balena bianca democristiana è stata al potere, prima di scomparire con Tangentopoli. In Giappone la balena bianca era il partito liberaldemocratico, che ha imperato per quarant’anni malgrado divisioni e corruzioni.
Ora le cose stanno diversamente. In Italia la balena bianca non c’è più e non c’è neanche una destra degna di questo nome, mentre in Giappone il partito liberaldemocratico è tornato al potere. Non so giudicare quello che vuole fare il nuovo governo, se è bene o male, ma almeno vedo che vuole affrontare per le corna i problemi del Paese, mentre in Italia ci si occupa di tutto fuorché dei problemi del Paese.
Antonio Lacerignola
Caro Lacerignola,
lei ha ragione, ci sono somiglianze fra Italia e Giappone. A parte quella che lei menziona sulle due "balene bianche", sono due Paesi con alta età media e che continuano a invecchiare rapidamente; e oberati entrambi da un immane debito pubblico. Ma c’è anche la grossa differenza cui lei accenna. In Giappone un soprassalto buono della politica ha indotto quel Paese a fare una vera e propria rivoluzione nella gestione dell’economia. Di fronte al perdurare della stagnazione, a sua volta legata alla strisciante diminuzione dei prezzi - la cosiddetta deflazione - che appanna la voglia di spendere (perché comprare oggi se domani costa meno?) il nuovo primo ministro Shinzo Abe ha deciso di gettare alle ortiche i manuali di politica economica: per combattere la deflazione bisogna creare moneta a più non posso.
Così si genera un’inflazione incontrollata? "Al diavolo le torpedini!", deve aver pensato Abe, avendo in mente l’esclamazione del capitano di una nave nordista, durante l’attacco a una base navale della Confederazione, ai tempi della guerra civile americana. Ma non basta creare moneta, bisogna gestire le "attese di inflazione", convincere la gente che un po’ d’inflazione tornerà, almeno quel 2-3% che è normale negli altri Paesi, così che le famiglie spendano sapendo che domani le cose costeranno di più. E intanto, per andar sul sicuro ("al diavolo le torpedini", anche sulla politica di bilancio) che spenda lo Stato, accoppiando così maggiore spesa pubblica alla politica monetaria superespansiva. Molti benpensanti della politica economica rabbrividiranno.
L’esperimento, è vero, presenta rischi ma è affascinante. Avendole provate tutte per uscire dalla "morta gora", perché non provare anche questo? Personalmente, non raccomando una politica simile per l’Italia: i nostri problemi sono, purtroppo, diversi. Ma senz’altro raccomando anche per l’Italia il "pensiero laterale" di cui il Giappone ha fatto sfoggio.
Il Papa invita a custodire gli altri
Nell’omelia della messa di inaugurazione del pontificato, Papa Francesco ha detto che «non dobbiamo avere paura della bontà, neanche della tenerezza» e ha sottolineato che «il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza». La tenerezza, ha precisato il Papa, «non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore». A chi ha ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale e a tutti gli uomini di buona volontà, il Papa chiede di essere «custodi della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, dell’altro e dell’ambiente». Un invito quello del pontefice che sottoscrivo con convinzione e rilancio alle forze politiche che troppo spesso dimenticano di «custodire» gli eletti e il popolo, prestando attenzione agli interessi di bottega. Prendersi cura degli altri dovrebbe essere l’espressione più alta del politico, che è l’amministratore della polis. Un monito, quello di Papa Francesco, che la classe politica dovrebbe utilizzare come manifesto spirituale della propria azione.
Giovanni Attanasio
Roma