Luigi Grassia, LA STAMPA 21/3/2013, 21 marzo 2013
Per la recessione può essere davvero il punto di svolta. Se lo Stato restituisse alle imprese 48 miliardi di euro (i due terzi dei crediti che vantano nei confronti della pubblica amministrazione) «in Italia si creerebbero 250 mila posti di lavoro e il Pil crescerebbe di un punto in più all’anno»
Per la recessione può essere davvero il punto di svolta. Se lo Stato restituisse alle imprese 48 miliardi di euro (i due terzi dei crediti che vantano nei confronti della pubblica amministrazione) «in Italia si creerebbero 250 mila posti di lavoro e il Pil crescerebbe di un punto in più all’anno». Lo ha detto ieri il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Dopo che l’Unione europea ha dato via libera sul piano finanziario (Bruxelles non conteggerà queste nuove uscite come deficit e debito ulteriori) e dopo che il governo ha fatto sapere che sta già lavorando a un decreto, le aziende strangolate dai mancati pagamenti statali hanno fretta. A nome di tutte loro, Squinzi chiede al governo di «provvedere immediatamente alla liquidazione dei crediti, già dal prossimo consiglio dei ministri», in vista di «una serie di ricadute positive sull’economia reale». Una simulazione del Centro studi di Confindustria si tiene bassa e ipotizza il pagamento rapido solo dei due terzi (all’incirca) dei 70 miliardi dovuti; in questo caso, ci sarebbe «un significativo aumento degli investimenti nei prossimi 5 anni pari a oltre il 13%»; l’incremento di un punto percentuale di Pil varrebbe 16 miliardi all’anno nei primi tre anni e nel 2018 la crescita supplementare sarebbe ancora più forte, salendo all’1,5% aggiuntivo. Tutto frutto del circolo virtuoso dell’immissione di liquidità. Il governo, per bocca del ministro dell’Economia Vittorio Grilli, fa sapere di essere tecnicamente pronto, nonostante il regime di ordinaria amministrazione in cui si trova ridotto. «Dopo il via libera della Commissione europea - dice il responsabile del Tesoro - non vedo ragioni per non procedere con un provvedimento d’urgenza per sbloccare i pagamenti della pubblica amministrazione». «Non ci sono ostacoli - argomenta Grilli -. Il ministero dell’Economia è pronto. Certo ci sono ancora molti aspetti tecnici da definire. E la decisione sullo strumento da adottare non tocca a me. Ma se è vero che siamo davanti a un’emergenza, e io credo che sia vero, è giusto partire prima possibile. Ci stiamo lavorando con la massima urgenza, poi toccherà a Monti decidere quando spingere il bottone». Grilli segnala che il governo non può fare tutto da solo: «Ovviamente servirà anche un consenso ampio del Parlamento, perché un eventuale decreto dovrà comunque essere convertito in legge dal Parlamento. Qui si tratta di cambiare, anche se solo una tantum, i saldi di bilancio. Non è un’operazione banale». E l’approvazione delle Camere deve essere rapida, entro 60 giorni come avviene per tutti i decreti.