Andrea Bonanni, Giampaolo Cadalanu, 21 marzo 2013
MOSCA «FINORA il comportamento della Ue nella crisi di Cipro sembra quello di un elefante in cristalleria
MOSCA «FINORA il comportamento della Ue nella crisi di Cipro sembra quello di un elefante in cristalleria. Tutti gli errori che potevano essere fatti, sono stati fatti» dice Medvedev. E AGGIUNGE: «Il risultato è stato quello di minare la fiducia nelle istituzioni finanziarie, e non solo in quelle dell’isola». Nella sala da pranzo della sua dacia fuori Mosca, il primo ministro russo parla con la calma e la compostezza che gli sono abituali. Ma le parole che Dimitrj Medvedev sceglie con cura, incontrando un ristretto gruppo di giornalisti europei, sono quelle di un uomo infuriato. «Non si sarebbe dovuto portare al collasso il settore bancario. Questa è una situazione di pre-default che può innescare una nuova crisi finanziaria. Certe decisioni avrebbero dovuto essere discusse con tutte le parti in causa». Tanti errori, lei dice. Qual è il più grave? «Sicuramente le misure di confisca sui depositi bancari. È una decisione senza precedenti. Non saprei paragonarla a niente altro se non alle confische eseguite dai soviet ai tempi della rivoluzione d’Ottobre. Ma nel Ventunesimo secolo il diritto di proprietà dovrebbe essere rispettato». E adesso, che si fa? «La cosa più sorprendente è che, a parte le confische, tutta l’attività bancaria a Cipro in questo momento è bloccata, compresa quella delle banche che sono sane. Non hanno impedito solo il ritiro dei fondi, hanno proprio chiuso le banche. Se non si scongelano le attività, si può arrivare al collasso. E ci possono essere anche altre ripercussioni: per esempio sia il settore pubblico sia quello privato potrebbero presentare ricorsi legali contro le autorità cipriote. Molte nostre banche hanno asset nelle banche cipriote e stanno subendo un danno. Non tutte le banche a Cipro vengono utilizzate per nascondere o riciclare il denaro. E poi c’è l’accordo che avevamo fatto con Nicosia per evitare la doppia imposizione. A questo punto, non so se ne abbiamo più bisogno: forse, dopo una simile confisca, potremmo prendere in considerazione l’idea di denunciarlo» Domani (oggi per chi legge ndr) lei riceverà a Mosca il presidente della Commissione Barroso e una nutrita delegazione di commissari. Inoltre sono già arrivati numerosi esponenti del governo cipriota. Crede che questa crisi avrà ripercussioni durature sui rapporti tra la Russia e l’Europa? «La delegazione cipriota è stata incontrata dal viceprimo ministro. Domani e dopodomani vedrò Barroso. Voglio ancora sperare che alla fine si prenderanno le buone decisioni e che queste non influiranno negativamente sulle sorti di Cipro e sui nostri rapporti con l’Unione europea». Che cosa chiederà a Barroso? «Tocca a Cipro risolvere i suoi problemi e deve farlo con l’Unione europea di cui è parte. Poi gli Stati terzi possono vedere come collaborare. Ma le proposte vanno ben ponderate. In questo caso noi le prenderemo in considerazione e decideremo che cosa fare. La condizione è che le proposte europee devono comunque garantire il diritto di proprietà, ma finora non abbiamo ancora sentito nulla di nuovo». Ma perché mai i contribuenti europei dovrebbero essere i soli a pagare per tutelare i capitali russi nelle banche cipriote? «Lei si chiede perché si debba pagare per altri. Io potrei chiedere allora: perché si devono rispettare le regole internazionali? Perché noi partecipiamo al Fondo monetario internazionale e paghiamo regolarmente la nostra quota? Potrei anche dirle che non si tratta di pagare solo per i capitali russi, ma per esempio anche per quelli britannici che sono depositati nelle banche dell’isola. Ma sarebbe una discussione triviale, basata sull’emotività e che non guarda alla radice dei problemi. E queste non possono essere decisioni prese in modo emotivo. Alterare gli equilibri finanziari internazionali è facile. Ma bisogna pensarci due volte prima di farlo. Ad ogni riunione del G20 a cui partecipo, tutti ripetono che è facilissimo distruggere la fiducia, ma per ricostruirla ci vogliono anni. Eppure è proprio quello che sta accadendo». Però molti sostengono che i capitali russi nelle banche cipriote ci arrivino con la prospettiva di un riciclaggio... «Io non so quanti siano i soldi in nero nelle banche cipriote, ma credo che la proporzione dei capitali clandestini non sia così importante. Comunque, se ce ne sono, vorrei che l’Europa ce ne informasse. È anche nostro interesse saperlo, e questa è una buona occasione per fare chiarezza. Siamo pronti a sostenere qualsiasi iniziativa in favore della trasparenza. E comunque credo che le Isole Vergini britanniche o le Bahamas non siano certo meglio di Cipro... «. Si dice che, tra le possibili soluzione per ottenere il vostro aiuto, Cipro vi abbia proposto i diritti di sfruttamento dei giacimenti al largo delle sue coste, o il trasferimento sull’isola della vostra base navale in Siria. Che ne pensa? «La questione delle riserve energetiche è complessa: non si sa quanto siano e comunque coinvolge anche un contenzioso con la Turchia. Comunque noi siamo pronti ad ascoltare tutte le proposte. Ma di certo la confisca dei depositi bancari non è una risposta al problema, perché oltre a tutto innescherebbe una fuga di capitali». La Russia ha importanti riserve valutarie in euro. Crede ancora nella solidità della moneta europea? «Sono ancora ottimista. Ma gli eventi spingono a riconsiderare questo ottimismo. Che cosa ci garantisce per esempio che domani la Spagna o l’Italia non comincino anche loro a sequestrare i conti bancari? Lì si parla di molto danaro. Ciò di cui abbiamo bisogno, invece, è un messaggio di stabilità. Ed è proprio quello che domani dirò al signor Barroso ».