Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  marzo 21 Giovedì calendario

CITTÀ DEL VATICANO

— Il nome a sorpresa di Papa Francesco per la segreteria di Stato sembra poter essere quello di Lorenzo Baldisseri, ex nunzio in Brasile e oggi numero due della Congregazione dei vescovi, amico personale dello stesso Bergoglio e di colui che più di altri ha spinto per l’elezione del nuovo Papa, il cardinale Claudio Hummes. Papa Francesco,
infatti, una settimana fa in Sistina appena avvenuta l’elezione, ha imposto la propria berretta cardinalizia sul capo di Baldisseri il quale, in quanto segretario del Conclave, era presente per porgere come consuetudine al nuovo eletto lo zucchetto bianco. Secondo una tradizione che Benedetto XVI non fece propria con colui che era il segretario del Conclave nel 2005, Francesco Monterisi, è facoltà del Papa appena eletto creare seduta stante cardinale il segretario dello stesso Conclave, pubblicando poi l’avvenuta “creazione” in un successivo concistoro. Così è accaduto a Baldisseri il quale, vescovo di indiscusse capacità diplomatiche e uomo stimato dallo stesso Francesco, potrebbe succedere presto
a Bertone in una segreteria di Stato comunque a conduzione collegiale, con tre o più persone nei posti di comando: in Vaticano si parla già di un direttorio.
Per quanto riguarda la berretta cardinalizia imposta a Baldisseri, restano clamorose le parole che lo stesso cardinale ha rilasciato a caldo alla Radio Vaticana, sezione di lingua portoghese. Un audio stranamente non ripreso da nessuno, se non da stralci di agenzie cattoliche brasiliane. Baldisseri, a caldo, rivela testualmente: «Alla fine del Conclave, il Santo Padre ha ricevuto dai cardinali nella Cappella Sistina una professione di obbedienza. Io come segretario del Conclave, sono stato chiamato a compiere questo atto di obbedienza e saluto per il Santo Padre. Quando sono arrivato davanti a lui, mi sono inginocchiato. È stato in quel momento che il Papa mi ha messo una mano sulla testa e poi vi ha adagiato sopra il suo zucchetto rosso da cardinale. È stata così grande l’emozione... Ciò significa che il segretario del collegio dei
cardinali, che appunto è anche il segretario del Conclave, è o sarà cardinale. Il Papa mi ha detto in seguito: “Tu sei cardinale a metà”». Certo, la creazione cardinalizia non ha ancora avuto luogo, «perché – dice ancora Baldisseri – richiede un concistoro ufficiale convocato dal Santo Padre, e quindi la pubblicazione. Ma qui tutti sanno che il mio nome è nella lista».
Dunque, Papa Francesco non sta a guardare. Eletto coi voti dei curiali, si appresta a rivoluzionare la stessa Curia. Intanto ha deciso che, per i primi mesi, suo segretario personale sarà il maltese Alfred Xuereb, già secondo segretario di Benedetto XVI. E dopo aver confermato “donec aliter provideatur” – cioè, “finché non si provveda diversamente” – tutti i capi dicastero, provvederà a nuove nomine. L’impressione è che egli conosca a grandi linee il contenuto della Relatio fornitagli dal suo predecessore e inerente Vatileaks. E che sappia, in questo senso, quali pedine cambiare per dare aria e respiro a una curia che
viene da mesi difficilissimi. In questa fase delicata di passaggio, una figura fondamentale per il nuovo «vescovo di Roma» – come ama definirsi Bergoglio – resta l’attuale prefetto della Casa pontificia, il segretario personale di Ratzinger, monsignor Georg Gänswein, il quale però avrebbe manifestato il desiderio di essere nominato come coadiutore a Colonia, sede fra l’altro cardinalizia.
Al di là di Baldisseri, il grande
tema resta la struttura interna della Curia, troppo verticistica e burocratizzata. L’idea è di operare una riforma in modo da rendere il governo più orizzontale e insieme permettere a tutti i capi dicastero di avere un accesso continuo all’appartamento papale. In questo senso, determinante potrebbe essere l’apporto del cardinale Francesco Coccopalmerio, capo dei Testi legislativi, che già ha in mano una bozza di riforma ben architettata. Ma consigli adeguati è in grado di darglieli anche lo spagnolo Santos Abril y Castellò, altro suo amico di vecchia data, nominato nel novembre del 2011 da Benedetto XVI arciprete della basilica di Santa Maria Maggiore.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
GLI INCONTRI
Negli incontri con i rappresentanti delle altre fedi, Papa Francesco ha abbracciato il rabbino capo di Roma Di Segni, gli esponenti delle chiese ortodosse e (al centro) Al-Qaradawi, esponente dell’Islam

ANDREA TORNIELLI SULLA STAMPA
Subito dopo l’elezione, avventa alle 19 di mercoledì 13 marzo, riprendendo un’antica consuetudine, Papa Francesco si è tolto lo zucchetto rosso da cardinale, e l’ha posto sul capo del segretario del conclave, l’arcivescovo Lorenzo Baldisseri. La prova di quanto avvenuto è in alcune delle fotografie scattate al momento della prima benedizione del nuovo Papa: Baldisseri, presente in seconda fila sul balcone, porta uno zucchetto dall’inequivocabile color rosso porpora.

Da quanto apprende «la Stampa», a ricordare al nuovo Pontefice questa antica consuetudine, caduta in disuso da oltre cinquant’anni, sarebbe stato uno dei cerimonieri anziani presenti in quel momento nella Sistina. Bergoglio ha acconsentito.

Il giorno dopo l’elezione Baldisseri, indossando ancora lo zucchetto rosso sulle vesti vescovili violacee, si è presentato alla messa concelebrata dal nuovo Papa nella Cappella Sistina chiedendo di essere anche lui ammesso tra i cardinali. I cerimonieri non avevano previsto la sua presenza, ma Baldisseri, forte della papalina rossa ricevuta il giorno prima, ha insistito per partecipare. Alla fine, dopo qualche chiarimento, gli è stato consentito di concelebrare insieme agli altri porporati. Il segretario del conclave era presente anche all’udienza di Papa Francesco con il collegio cardinalizio la mattina successiva, nella Sala Clementina. Anche martedì Baldisseri era tra i concelebranti per la messa d’inizio del ministero del nuovo vescovo di Roma, ma questa volta il segretario del conclave aveva nuovamente indossato lo zucchetto violaceo da vescovo.

L’ultimo Papa a compiere questo gesto al momento dell’elezione era stato Giovanni XXIII, nell’ottobre 1958. Roncalli aveva messo il proprio zucchetto cardinalizio sul capo del segretario del conclave Alberto Di Iorio. Il prelato venne poi incluso nella lista del nuovi cardinali, creati nel primo concistoro di Papa Roncalli, il 15 dicembre dello stesso anno. Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e, otto anni fa, Benedetto XVI non avevano più mantenuto viva questa usanza.

Che cosa realmente comporta quel gesto? «Per ora i cardinali non sono aumentati di nascosto nel loro numero», ha detto nei giorni scorsi padre Federico Lombardi, rispondendo alla domanda di un giornalista che chiedeva se Baldisseri avesse già ricevuto in conclave la berretta color porpora. «Il Papa nominerà nuovi cardinali quando riterrà di fare un concistoro», ha precisato il direttore della Sala Stampa vaticana, spiegando così implicitamente che il gesto di mettere lo zucchetto rosso sul capo non equivale a una «creazione» cardinalizia.

Il segretario del conclave Baldisseri è stato a lungo nunzio apostolico in Brasile, prima di essere nominato da Papa Ratzinger segretario - cioè numero due - della Congregazione dei vescovi, guidata dal cardinale canadese Marc Ouellet. Va infine ricordato che i predecessori di Baldisseri come segretari di una delle più importanti Congregazioni vaticane sono comunque divenuti cardinali, prima o poi.