Carmelo Lopapa, la Repubblica 21/3/2013, 21 marzo 2013
ROMA — Disposto a tutto, pur di restare in partita, di continuare a dare le carte. Fosse pure per i prossimi mesi, ancora meglio se per uno o due anni
ROMA — Disposto a tutto, pur di restare in partita, di continuare a dare le carte. Fosse pure per i prossimi mesi, ancora meglio se per uno o due anni. A patto che nel pacchetto, nel “do ut des” sia incluso il suo salvacondotto: in Parlamento, congelando qualsiasi blitz sulla ineleggibilità, e nelle aule di giustizia (nel quartier generale si inizia parla anche di amnistia). Silvio Berlusconi varcherà questa mattina la soglia del Quirinale, con Alfano e i capigruppo Schifani e Brunetta e i capigruppo della Lega. Porteranno una carta destinata — nella loro ottica — a sparigliare gli avversari. E a offrire una sponda «solida» al presidente Napolitano. La formula è quella neoconiata del «governo di concordia nazionale». Ma siccome le formule ormai vanno riempite con nomi e cognomi, la soluzione che il Cavaliere indicherà al Colle ne comprenderà uno di levatura «istituzionale »: Pietro Grasso. «Bersani si è intestardito, vedrete che in prima battuta il presidente darà a lui l’incarico esplorativo» ha spiegato ieri il capo agli stessi capigruppo e al segretario Alfano, nel pranzo- summit avuto con loro a Palazzo Grazioli. Il Pdl però confida e già scommette in un fallimento della «esplorazione». A quel punto, prenderebbe piede l’opzione che porta appunto all’attuale seconda carica dello Stato, fresca di elezione, benché proveniente dalla vituperata magistratura e dalla chiara impronta «democratica ». Nelle ultime 48 ore sembra sia stato Giuliano Ferrara, consigliere di vecchia data, a esercitare tutta la sua influenza sulla strategia del Cavaliere. La contropartita, per un sostegno a un governo di «alto livello», dovrà essere l’inevitabile coinvolgimento nelle trattative per il Quirinale. Col nuovo presidente che — nelle aspettative di Palazzo Grazioli — dovrà garantire che Berlusconi non venga tagliato fuori dai giochi, se non messo in galera. Sembra che i legali del leader siano già al lavoro, tra le altre cose, sulla percorribilità di un’amnistia, che altrettanti però ritengono di difficile adozione, non fosse altro perché richiederebbe un voto del Parlamento (a maggioranza Pd-M5s). Insomma, la parola chiave, prima ancora che concordia, per il leader-imputato Berlusconi, resta sempre la stessa: salvacondotto. Non solo. Al presidente Napolitano — che già è intervenuto due settimane fa dopo il blitz al tribunale di Milano — il leader Pdl chiederà anche «garanzie» sul minacciato intervento in giunta per le elezioni, affinché democratici e grillini «non si sognino» di cancellarlo dalla mappa politica decretandone l’ineleggibilità. Nell’ottica “governissimo” il titolo della manifestazione di Piazza del Popolo di sabato pomeriggio potrebbe cambiare. «Con Silvio», ma non più «Contro l’oppressione burocratica, fiscale e giudiziaria», bensì «Per una nuova Italia». Sarebbe la svolta «ecumenica». Ma molto dipenderà dall’esito delle consultazioni. Tutto però resta confermato: previsti quasi 200 mila militanti da tutta Italia, 2500 pullman, 5 treni speciali, Berlusconi intenzionato a effettuare un sopralluogo già domani. Toni e linea ultimi della piazza saranno definiti dall’ufficio di presidenza fissato per la stessa mattina di sabato. Il Cavaliere è assai galvanizzato anche per l’ultimo report consegnatogli dalla sondaggista Ghisleri e che dà il centrodestra attestato al 30 e avanti ora di un punto rispetto alla sinistra, col M5s poco dietro. Ecco perché, se tutto tracolla, allora Berlusconi è già in campagna elettorale: «Stavolta il premio di maggioranza sarebbe nostro» ripete. Sarà un caso, ma alle casse del Pdl il capo avrebbe fatto pervenire in questi giorni un bonifico da 15 milioni di euro. La macchina è già in moto. Il bastone e la carota. Nell’intervista a StudioAperto ribadisce la tesi che «per uscire dalla recessione occorrono interventi forti e precisi, e solo un governo stabile, autorevole, un governo di concordia nazionale che scaturisca da una collaborazione concreta sul da farsi tra Pd e Pdl può realizzare interventi nell’interesse del Paese ». Se la prende ancora con Bersani che corteggia Grillo «in un teatrino tragico e irresponsabile» e avverte che la piazza sarà conseguenza diretta della «occupazione militare di tutte le istituzioni». In scia, tutti i dirigenti, dalla Gelmini alla Bernini, fanno appello a Bersani perché «si metta l’anima in pace». Ma lo scenario resta complesso e anche il portavoce Paolo Bonaiuti è pessimista: «Speriamo ancora che il Pd ritrovi la bussola di un governo senza i grillini, di concordia, appunto, ma sarà difficile». Di battaglia, così, sarà anche il vicepresidente scelto per il Senato: Maurizio Gasparri. Mentre alla Camera sarà confermato Maurizio Lupi.