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 2013  marzo 20 Mercoledì calendario

LE NOTTI MAGICHE DEL MIO CALCIO

[Azeglio Vicini]

«Che calcio guardo in tv? Domenica ho fatto zapping, il Milan ma soprattutto la Sanremo. Poi le mie squadre, il Brescia, la Samp. Ma senza troppo impegno, per non soffrire».
E la nazionale?
«Certo la nazionale, è la mia vita. La nazionale è il puntello del calcio italiano, succeda quel che succeda, eccezioni a parte, tra le prime cinque o sei del mondo, e dico Brasile, Argentina, Germania etc, c’è sempre. Prandelli mi somiglia? Mah, forse…. Lo dicono tutti: Azeglio, sei come Cesare, un tipo familiare. Ma agli allenatori piace essere giudicati per quello che fanno, non per il carattere».
Compie oggi 80 anni Azeglio Vicini, ct delle Notti Magiche a Italia ’90, di una nazionale talentuosa, giovane, caratteriale, divertente – Zenga, Tacconi, Vialli, Mancini, Schillaci, Baggio… - sospesa tra la decadenza di quella di Bearzot e quella futuristica di Sacchi, a cavallo tra gli ’80 e i ’90. E prima dei 5 anni di nazionale, 10 di Under 21, quando la Under era seguita e riempiva gli stadi: prese quella del ko ai rigori con la Spagna in finale agli Europei ’86 e la promosse in blocco. «Il Mondiale? Un mondiale dipende da tante cose, anche dall’arbitro, dalla fortuna». Fortuna poca: l’Under terminò con i rigori di Valladolid, Italia ’90 con i rigori dell’Argentina al San Paolo.
Lo zapping si sarà fermato su Balotelli, no?
«Quando apparve 4-5 anni fa mi impressionò, non ricordavo un giovane così travolgente. E io di giovani ne ho avuti tanti, Vialli, Mancini… Gli bastano 2-3 palloni, poi per il resto può anche far poco. È una testa calda? Un tecnico serve a questo: ad allenare quelli perfetti son buoni tutti».
Chi ricorda?
«È un po’ un sacrilegio, ma mi ricorda Riva. Io sono un gran tifoso di Riva, per me è sul piedistallo. Dio bono Gigi, gli dicevo, se andavi all’Inter, al Milan o alla Juve, di gol ne avresti fatti 40 o 50! Valcareggi mi spediva a Cagliari a vederlo: tiro al volo e palla in movimento numero 1 in assoluto. Ho visto intere difese non riuscire a trattenerlo».
Valcareggi? La scuola dei tecnici azzurri, dopo Bearzot, Vicini, Maldini.
«Un vanto. Fare il tirocinio e poi il gran salto: ho fatto sei mondiali, due con Valcareggi tre con Bearzot, uno da titolare. Una squadra nella squadra, ho vissuto Mexico ’70, a 37 anni, come se fossi il ct in panchina ».
Una generazione di grandi giocatori.
«Velocità e abilità, più che potenza. Facciamo l’Europeo ’88 dove ci ferma solo la Russia di Lobanovsky e 10 giocatori su 11 sono titolari anche a Italia ’90. Poi ci fu Schillaci, un personaggio, con quegli occhioni spiritati. Peccato poi si sia un po’ perso».
C’era qualche testa calda.
«Nessuno mi dette problemi, nemmeno Mancini che il Mondiale lo fece quasi tutto in panchina. Non credo mi porti rancore. Io glielo dicevo: se venite accettate quello che vi viene, tutta la partita, un tempo solo o anche poco. Altrimenti non venite e io dirò che è una scelta tecnica».
Terzi in un Mondiale in casa.
«Sei vittorie e un pareggio, quello con l’Argentina, una partita in una situazione particolare, gli 80.000 del San Paolo, Maradona».
Il personaggio più grande?
«Tutti dicono Vialli, Mancini, Donadoni, e così via. Io dico che avevamo un difesa, Zenga, Maldini, Baresi, Bergomi che ha fatto la nostra fortuna e la gioia del calcio italiano per 15-20 anni».
In Messi c’è il Maradona di allora?
«Beh Maradona contro di noi fece poco, un rigore e basta. Messi è grande ma metterlo contro Maradona è dura. Gli manca il Mondiale: Maradona e Pelé sono passati da lì».
E Baggio?
«Faceva gol di una naturalezza e una raffinatezza straordinari. La grande fortuna di questi giocatori è che tutti li hanno potuti vedere e ammirare, la tv in quegli anni ha cambiato il calcio. Riva si lamentava di non riuscir mai a rivedere i gol dell’Europeo ’88, figuriamoci i suoi».
Quei ragazzi adesso fanno gli allenatori (Donadoni, Mancini, Zenga) oppure i commentatori tv (Vialli e Bergomi).
«Li seguo, mi piacciono. A Bergomi quando ero al settore tecnico detti un posto come direttore della scuola allenatori. Credo non sia mai venuto».
Dopo Vicini, Sacchi.
«Qualche idea diversa, ma romagnolo come me». Azeglio Vicini ha fatto l’allenatore con capacità e buonumore. Formidabile raccontatore di barzellette, la migliore – un ragazzo che parte per un’avventura erotica a Bologna – purtroppo non raccontabile. Proviamo a chiedergli cos’abbiano contro il mondo i nuovi tecnici come Conte o Mazzarri, sempre arcigni, mai distesi. «Bravi, ma oggi è come ieri, il veleno c’è sempre stato. Per il resto lasciamo perdere».