Simonetta Scarane, ItaliaOggi 16/3/2013, 16 marzo 2013
RESTANO SOLO 3 MILA TIGRI CENTOMILA UN SECOLO FA
Un secolo fa erano centomila le tigri, ma oggi gli esemplari superstiti sono soltanto tremila. Continua senza sosta la caccia a questi animali selvatici protetti che sono ricercati per le presunte proprietà medicinali che si possono ricavare dalle loro ossa, denti, artigli. Sono ricercati anche per il pelo, pene e perfino per i baffi.
Insomma, della tigre pare non si butti via niente tanto che i bracconieri catturano l’animale senza ucciderlo. «Ridotti a pelle e a ossa» è l’inquietante titolo del rapporto pubblicato da due Ong, Traffic e il Wwf, che conferma la persistenza del commercio illegale delle tigri e dei loro prodotti derivati. Un commercio che viene sostenuto dai potentati mafiosi e che rischia di far naufragare le ambizioni del programma di ripopolamento delle tigri (Global tiger recovery program) che ha l’ obiettivo di riuscire a raddoppiarne il numero di questi felini entro il 2022. Il programma è accompagnato da un finanziamento di importante di 292 milioni di euro (380 milioni di dollari) spalmati in cinque anni. Il piano di salvaguardia di questi felini ha lo scopo di mettere in campo misure destinate a contrastare il bracconaggio e la distruzione dell’habitat felino. Le cifre dello sterminio delle tigri sono state presentate alla Conferenza sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna a rischio di estinzione che si è conclusa ieri a Bangkok. Il rapporto ha denunciato che in 12 anni, tra il 2000 e il 2012 sono state catturate 1.425 tigri nei 13 paesi dove ancora vive: Bangladesh, Bhoutan, Birmania, Cambogia, Cina, Indonesia, India, Laos, Malesia, Nepal, Russia, Thailandia e Vietnam. I bracconieri hanno catturato gli esemplari appena fuori dalle oasi protette dove vivono questi felini nell’89% dei casi. E questo dimostra quanto sia importante avviare azioni di prevenzione contro le incursioni dei bracconieri nelle aree protette dove vivono le specie selvagge. Ma non è facile stroncare questo traffico illegale anche quando, come in Russia, il leader Vladimir Putin è uno strenuo difensore delle tigri. Tuttavia, il governo russo non è riuscito a stroncare il commercio illegale nel proprio territorio dove il bracconaggio sta conoscendo, invece, una nuova impennata. Una questione che riguarda tutti i 13 paesi dove vivono le tigri da proteggere. Questi avrebbero dovuto presentare al vertice di Bangkok le misure prese in difesa dei felini selvaggi, ma, per ora soltanto Cina, India e Thailandia hanno consegnato rapporti coerenti con le esigenze di prevenzione. E soltanto l’India ha conservato dossier sufficientemente dettagliati per permettere di reperire i punti caldi del traffico di tigri. Se tutti i 13 paesi avessero fatto come l’India diventerebbe davvero possibile agire a protezione delle tigri e avrebbe efficacia la lotta contro il bracconaggio.